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Bologna poetica. La masterclass di Motta, vista Europa

4 marzo 1943. A Bologna il tempo si ferma per ricordare la storia fatta persona, Lucio Dalla, che oggi avrebbe compiuto gli anni. Chissà cos’avrebbe pensato di questa squadra, della sua squadra. “Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”, un inno che da mesi rimbomba ormai forte nelle menti e nei cuori del popolo rossoblù.

Ieri la formazione di Thiago Motta ha battuto anche l’Atalanta, in una partita che ha dimostrato la maturità di un collettivo che va a meraviglia. Dopo un primo tempo di sofferenza, con gli orobici passati in vantaggio con la rete di Ademola Lookmann, i felsinei nella ripresa hanno ribaltato il risultato con Joshua Zirkzee (doppia cifra stagionale per lui) e Lewis Ferguson, decisivo come all’andata. Motta non vuole prendersi mai meriti, ma ieri ha dimostrato ancora una volta l’intelligenza tattica: pronti, via con il secondo tempo ed ecco che in campo entrano John Lucumì e Alexis Saelemaekers. Il primo ha neutralizzato con una semplicità clamorosa le offensive avversarie, il secondo si è procurato il rigore dell’1-1 ed è entrato anche nell’azione del gol decisivo. L’allievo che batte il maestro? Ma non chiamatelo più allievo. “Un genio”, lo ha definito Gian Piero Gasperini. Impossibile dargli torto, sta compiendo un’impresa clamorosa.

Il Bologna vive di inerzia. Va sotto, in campi difficili, ma non esce mai dalla partita. Come se lo svantaggio facesse svegliare i rossoblù, bravi, bravissimi a restare in partita e a punire nel momento giusto. Letture della partita clamorose, un collettivo che insieme funziona a meraviglia. Riccardo Calafiori è da nazionale, Remo Freuler è ovunque, Lewis Ferguson è un centrocampista totale. Sarebbe sbagliato, però, concentrarsi sui singoli. Questo Bologna funziona alla grande perché tutti si aiutano e si supportano: la Champions League, sogno proibitivo a inizio stagione, ora non sembra più utopia. Saelemaekers, nel post partita, ha detto: “Ragioniamo gara per gara”. Giusto, ma sognare è lecito. E questo Bologna non vuole fermarsi.

Federico Calabrese

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