Una tragedia inspiegabile e tremenda ha spezzato la vita di un giovane campione: è morto a 18 anni facendo quello che più amava
Che cosa hanno in comune Antoine Demoitié e Tijl De Decker, Michele Scarponi e Davide Rebellin? Sono stati tutti grandi ciclisti, soprattutto i due italiani, ma sono anche morti in allenamento. Un caso che si è ripetuto nelle ultime ore ed è costato la vita ad un giovane campione che aveva solo 18 anni.
Antoine Demoitié nel marzo 2016 stava partecipando alla Gand-Wevelgem 2016. Rimase coinvolto suo malgrado in una caduta di gruppo presso durante la corsa e mentre era ancora a terra, fu travolto da una moto del servizio corsa. Il violento impattò provocò la morte del ciclista la sera stessa in ospedale.
Il 22 aprile 2017 invece Michele Scarponi si stava allenando sulle strade di casa a Filottrano, in preparazione del Giro d’Italia che sarebbe cominciato due settimane dopo. Strade percorse migliaia di volte, ma quella mattina lo scontro con un furgone gli è costato la vita.
A 51 anni invece Davide Rebellin aveva smesso da pochissimo con il professionismo, esempio di grande longevità. Era uscito per un allenamento, come ha sempre fatto nella vita, ma in provincia di Vicenza è stato travolto da un camion. E ora, dopo il risarcimento alla famiglia, è arrivata anche la condanna dell’autista tedesco a 4 anni.
Infine Tijl De Decker, giovane ciclista belga che era ormai prossimo al professionismo. Il 25 agosto dello scorso anno era stato investito da un’automobile durante un allenamento ed era morto dopo due giorni di agonia. Tanto casi che si mescolano alla cronaca nera quotidiana, perché i ciclisti, non solo oin città, sono a forte rischio.
Incidenti di questo tipo sono capitati anche ad atleti giovanissimi. Nel maggio 2016 il 14enne Rosario Costa, uno dei ragazzi che facevano parte della Asd Nibali (squadra sportiva dilettantistica fondata dal vincitore di due Giri d’Italia e del Tour de France), si stava allenando lungo la litoranea in provincia di Messina. Era insieme al padre e a un gruppo di amici, ma si è scontrato contro un camion che proveniva in senso opposto ed è morto.
Cinque anni dopo, il 17enne siciliano Giuseppe Milone è stato investito da un mezzo pesante sulla strada sterrata di un comune della provincia di Messina. Era entrato anche a far parte del Team Nibali, lo scontro gli è stato fatale.
E adesso dobbiamo fare i conti ancora una volta con una tragedia di questo tipo, ma in Spagna. Nelle ultime ore infatti è arrivata la conferma peggiore, quella della morte di Juan Pujalte, vittima di un incidente stradale sulle strade della Murcia.
Il 18enne ciclista spagnolo faceva parte del Valverde Team-Ricardo Fuentes, squadra spagnola Under 23 fondata da un altro campione. Perché Alejandro Valverde, fenomeno nelle Classiche e iridato nel 2018 su strada, come Nibali ha voluto dare una mano ai ragazzi della sua zona.
Juan Pujalte sabato 17 febbraio aveva debuttato nel Memorial Sanroma riservato alla categoria Under 23, ma sognava di diventare presto professionista. E aspettava una chiamata dalla Nazioanle per i prossimi Mondiali su in Svizzera.
Nell’incidente ha riportato danni alla milza e ai reni, ma soprattutto un trauma cranico e un’emorragia interna che sono risultati fatali. Le cause sono ancora in fase di accertamento da parte della Guardia Civil: l’investimento da parte di un mezzo, oppure una tragica fatalità dovuta al forte vento che soffiava nella zona.
Valverde, quando gli è stata comunicata la notizia, ha espresso sui social il suo dolore: “C’è sgomento per la morte di Juan, un appassionato di ciclismo. Non ci sono parole per consolare i suoi genitori. Le mie più sentite condoglianze. Riposa in pace”.
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