Dal palco degli incontri del Financial Times ha praticamente inviato il benservito Cardinale all’indirizzo di Pioli.
Due mesi fa qui scrivevo che Pioli era un dead man walking, perché si sapeva il cosa ma non il quando, visto che la dirigenza aveva già deciso il suo destino ma non si sapeva quando sarebbe stato licenziato. Apriti cielo, in parecchi nel club si sono incazzati. Alcuni siti avevano fraudolentemente riportato “Palmeri: Pioli è un morto”, cosa che mai mi sognerei di scrivere e che sì sarebbe una mancanza di rispetto.
Mentre invece quanto scrivevo – riportando una notoria espressione inglese che viene utilizzata quando una decisione sul proprio destino è già presa da chi è più in alto nella gerarchia – è stato sistematicamente confermato, come del resto due settimane fa fu confermato quanto riportai sempre in quell’editoriale in merito alla ricerca (e necessità) di Cardinale di fondi in Medio Oriente.
Due anticipazioni su due confermate in merito a Cardinale, si vede che sono proprio fortunato.
Ma tolti i sassolini, rimane il più importante: cosa c’è adesso nel futuro del Milan da parte di Cardinale? Anche Furlani deve stare attento alla cadrega, anche se nel suo caso la questione è più complicata visto che lui è il trait d’union tra la proprietà operativa Redbird e quella ombra di Elliot. Quello che è possibile è che Furlani venga ricalibrato nella sua area di giurisdizione, e la presenza di Ibrahimovic accanto a Cardinale a Londra sembra il definitivo battesimo con la durlindana. Ora, è ben chiaro che Ibra abbia indicato Conte come guida tecnica. E allora perché ad oggi 2 marzo ancora non c’è stato un contatto con il mister, che ha già preparato il cuore a fare entrare il rossonero? Nel frattempo a Pioli rimane solo il jolly della vittoria in Europa League, nulla di meno. Chi deve chiarirsi le idee è Cardinale, su tante cose peraltro.
Anche sullo stadio. Perfino Sala gli ha tirato le orecchie invocando chiarezza su una eventuale uscita definitiva o meno da San Siro. Il tanto bistrattato Zhang nel frattempo da Nanchino bisogna riconoscere che si sta giocando le sue carte meglio di quanto si credesse. Dovrebbe aver rinegoziato le tempistiche della scadenza del prestito, ha dato parere esplorativo sul nuovo San Siro, ha spianato la strada alla dirigenza. Non è ancora la tranquillità ottimale, ma aver diluito in altri due anni le scadenze forse è già molto meglio di quanto sembrasse.
Tranquillo a Torino invece non può stare Allegri. In privato si lamenta dicendo che a fine anno vuole andarsene, in verità vuole il rinnovo, ma l’involuzione di una Juventus già sparagnina al limite dell’irritazione ha messo all’erta Giuntoli. E potrebbe davvero configurarsi una volata d’altri tempi tra Juventus e Milan per Thiago Motta, come mai successo per la guida tecnica almeno dagli anni Settanta in poi.
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