Dusan Vlahovic è stato il più grande – recente – investimento della Juve, eppure era considerato un attaccante scarso. Da chi? Esattamente da chi aveva la benda agli occhi e non dava spazio al seguente concetto: il passaggio da Italiano ad Allegri è stato traumatico che peggio non sarebbe stato possibile. Dusan è passato dai rifornimenti senza soluzione di continuità con la maglia della Fiorentina addosso alla carestia con la Juve, un evidente cambio di mentalità che ha pagato a carissimo prezzo. Addirittura la scorsa estate era stato invocato l’arrivo di Lukaku, come se fosse il chiavistello giusto per risolvere i problemi bianconeri. È stato giusto difendere una sola verità, questa: Vlahovic è un attaccante straordinario, a patto che stia bene fisicamente e che abbia le munizioni giuste per sparare. Se a un cacciatore dici di portare a casa la preda ma non gli dai il fucile, giusto non mandarlo in missione e risparmiare anche i soldi della benzina. La scorsa estate Vlahovic e Allegri si sopportavano reciprocamente, non date retta alle parole di circostanza, e il serbo sarebbe andato volentieri al PSG più che al Chelsea se a Parigi non avessero cambiato programmi. Siccome Vlahovic non piaceva a Max, gli amici di Max aveva segnalato tutte le lacune di Dusan piuttosto che quelle di Allegri, roba da incompetenti veri. Stiamo parlando di un attaccante forte, fortissimo, che se avesse l’assistenza giusta segnerebbe 25 gol a stagione come se stesse fumando una sigaretta. Da uno specialista così bisognerebbe cercare di ripartire, dopo aver sfiorato il “dramma” (pensate se fosse andato in porto lo scambio con Lukaku, solo la differenza anagrafica avrebbe sconsigliato qualsiasi follia) e per una Juve sempre più forte.
L’estate scorsa il mercato dell’Inter era stato considerato da RSA (Residenza sanitaria assistenziale), un modo per sminuire le operazioni che avevano convinto tutti. Thuram era ritenuto più scarso di Lukaku, il portiere Sommer quasi un citofono, Frattesi un due di briscola, Pavard un sopravvalutato, potremmo continuare fino alla vigilia di Pasqua e magari fino a Pasquetta. Cip aveva sentenziato così, Ciop aveva aggiunto che difficilmente l’Inter sarebbe arrivata tra le prime quattro. Cip aveva detto che l’Inter non sarebbe stata da scudetto, recentemente ha aggiunto che vincerà almeno i prossimi tre o quattro, coerenza sotto lo zero. Non sappiamo cosa pensi Ciop, ma è possibile che lo abbiano mandato in letargo. Le sessioni di mercato dell’Inter sono state strepitose in rapporto ai soldi in cassa (zero) e alla necessità di fare qualche sacrificio prima di pensate alle operazioni in entrata. A chi ha la memoria corta va ricordato che la Juve negli ultimi anni hanno ha speso la bellezza di oltre 170 milioni per Locatelli-Chiesa-Vlahovic e sorvoliamo sul resto. Nel frattempo l’Inter ha fatto buona parte del mercato della prossima estate, agganciando Zielinski e Taremi in tempi non sospetti. Mentre la Juve pensa al futuro di Allegri che se confermato, nessuno si offenda, sarebbe un segnale di banalità, meglio aspettare. Il non gioco di oltre 32 mesi dal suo avvento (luglio 2021) è sotto gli occhi di tutti. È una risposta a chi fa i calcoli solo sugli ultimi mesi.
Il Sassuolo trema, ma bisogna sottolineare una cosa: l’esonero di Alessio Dionisi arriva con almeno due mesi di ritardo. E quindi con un colpevolissimo fuso orario che il club potrebbe pagare a caro prezzo. L’allenatore, noto per la sua continua ricerca di alibi oltre che per l’abitudine a lasciare i club malgrado un contratto in essere, aveva già perso con le parole. E mai si era assunto la responsabilità di una crisi che lo coinvolgeva in modo assoluto. Invece la colpa era dello smog, del traffico, della sfortuna, del semaforo che da giallo era diventato troppo presto rosso oppure chissà di chi. Se il Sassuolo avesse stabilito di svoltare un paio di mesi fa, avrebbe avuto il tempo di programmare meglio. Siccome ha deciso (colpevolmente) di non decidere adesso si accolla tutti i pericoli che possono emergere in situazioni del genere. Buona fortuna a Bigica e una constatazione: la sfida di sabato contro l’Empoli è stato quanto di peggio una squadra avrebbe avuto fare. Un Sassuolo tatticamente allo sbando, lo hanno scoperto quasi a marzo quando era troppo chiaro già a dicembre.
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