La Juventus ha ritrovato il sorriso battendo il Frosinone dopo una gara costantemente sull’ottovolante.
Dai fischi all’esultanza il passo è breve. Un angolo calciato all’ultimo assalto, la zampata vincente di Rugani: tre punti dal sapore amaro perché i tifosi sono usciti dallo Stadium dopo un’altra prestazione mediocre dell’assetto di Allegri. I problemi strutturali sono sempre più evidenti: poca verticalità nella manovra (Locatelli scolastico nello smistamento del possesso); Chiesa s’intestardisce nelle giocate individuali e non riesce a rendere nel migliore dei modi; una difesa che scricchiola nei posizionamenti (Bremer altamente imperfetto) e un percorso che ha portato davvero pochi passi in avanti, nonostante una prima parte di stagione convincente sul piano dei risultati.
Una vittoria di Pirro perché tornare al successo è positivo nell’economia del consolidamento del secondo posto, ma pensare al futuro in questi termini non è semplice. Allegri, dal canto suo, preferisce glissare divagando sulle domande relative al progetto: “Sono contento perché con la società stiamo lavorando bene, bisogna pensare a raggiungere la Champions”, ha detto il tecnico nel post-partita del lunch match di domenica. Miglioramenti lampanti non se ne sono visti e il gioco continua a latitare nella sua costruzione.
Tutti concentrati solo sul presente, ma gli ingredienti per brillare devono necessariamente cambiare. Se Dusan Vlahovic può essere tutto sommato soddisfatto del suo bottino temporaneo, avendo raggiunto la cifra di 15 gol in stagione, il momento è delicato per l’altro leader tecnico, Federico Chiesa, troppo lontano dallo sviluppo concreto dell’azione. Per essere un valore aggiunto deve ritrovare serenità e brillantezza agonistica. Sguardo al presente perché è di fondamentale importanza raggiungere il piazzamento Champions, poi si tireranno le somme a fine stagione. Ma la sensazione è che molto debba cambiare per rivedere una Juve competitiva in Italia e in Europa…
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