C’è un fenomeno di isteria collettiva che si sta consumando a Napoli attorno al Napoli. Tanti tifosi che ora contestano la scelta di Calzona, dopo aver bocciato quelle di Mazzarri e prima ancora di Garcia forse non sono grandi intenditori di calcio. O perlomeno non hanno grande pazienza. E fa strano visto che hanno atteso ben 33 anni. Molti di quelli che hanno storto la bocca persino dopo il lusinghiero pareggio col Barcellona (col palpabile intervento di Calzona), probabilmente facevano parte di quel folto gruppo di “esperti” che avevano fischiato Spalletti nel ritiro precampionato nell’anno dello scudetto. Già, proprio quelli che, insieme ad alcuni giornalisti e a un paio di scrittori di vicende napoletane, spalleggiavano Dries Mertens alias Ciro piangendo per l’ingratitudine mostrata nei suoi confronti. Abbandonarlo al suo destino rappresentava, a detta di molti, una inaccettabile ingiustizia. Si registravano articoli e audio strappalacrime sulla incapacità di comprendere il fondamentale amore del belga per la città di Napoli come se ciò potesse avere una valenza sul campo. Il tutto accompagnato da un coro di dissapori sullo smantellamento della squadra per le uscite contemporanee di Koulibaly, di Insigne, di Ospina e di Fabian Ruiz. Tutti concentrati contro il tecnico che di lì a qualche mese li avrebbe portati nei quarti di Champions League e, meraviglia delle meraviglie, al terzo scudetto dopo trentatré anni. Il trionfo in un polverone di giubilo da impedire di vedere i molteplici salti tripli sul carro dei vincitori. Nel calcio succede spesso, ma ha ancora senso parlare di coerenza oggi? Sono gli stessi che non hanno mai accettato l’uscita di Spalletti ritenendolo il principale colpevole dell’attuale situazione. Strano, però, scoprire che episodi gravissimi, ad opera del presidente, avvenuti dopo prove non esaltanti proprio nella stagione del trionfo tricolore avessero messo in imbarazzo Spalletti davanti alla squadra e che la rottura si fosse consumata definitivamente sul nome di un altro allenatore contattato in corsa (pare De Zerbi) per farlo subentrare. Sempre le cronache postume raccontano che, da allora, Spalletti ottenne l’isolamento completo rispetto al presidente garantito dall’operato di Giuntoli. Insomma era questo il clima da separati in casa che si era creato nell’anno dello scudetto e la recente ironia di Spalletti su De Laurentiis, dopo le ennesime accuse del presidente all’allenatore, non fa che confermare questa situazione. Ecco le parole del ct della Nazionale: “Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli… C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso, quello retroscenista. Gli auguro di centrare il Mondiale per club che garantisce enormi introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano“. Insomma, inutile sminuire il peso enorme di Spalletti sui risultati sportivi ed economici, così come sarebbe ugualmente sbagliato prendersela con Garcia, con Mazzarri e adesso con Calzona. Anche i sassi a Napoli ora conoscono la verità.
Paolo De Paola