Luciano Spalletti, Commissario Tecnico dell’Italia, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport.
Sul caos scommesse: “Ha prodotto una reazione importante del collettivo, anche se non riesco a capire perché abbiano deciso di venire a interrogare i giocatori in ritiro e non in un momento più riservato e meno traumatico per loro. Si sono visti portare via cellulari e tablet, dove oggi c’è l’intera vita privata dei ragazzi. Hanno vissuto una sensazione di grande fragilità. Ma è stato un bene che tutto questo sia successo perché ha permesso a loro e a chi nell’inchiesta non è finito di rimettersi in carreggiata e rendersi conto degli errori e dei rischi che si corrono”.
Sui valori: “Si parte da lì, quella è la base su cui poi bisogna aggiungere il talento. Maglia, valori, orgoglio, responsabilità. Alcuni giocatori devono aver creduto che Spalletti abbaia e poi non ha i dentini, si sbagliano e ora ci sono delle cose che vanno messe in chiaro. Da qui in avanti le Playstation le lasciano a casa e non le portano più. Glielo invento io un giochino a cui pensare per distrarsi la notte. Vengono da me e gli dò i compiti da fare la sera se non sono bastati quelli di giorno. In Nazionale si sta sul pezzo, concentrati. Ripeto lo slogan degli All Blacks, ‘Niente teste di ca… qui'”.
Vincere Europeo e Mondiali: “Ho bisogno di far venire fuori una Nazionale forte, non mi accontento di niente. Voglio vincere l’Europeo e poi il Mondiale. Poi possiamo uscire anche subito, ma i discorsi che faccio alla squadra sono quelli che si aspettano tutti gli italiani: si va in Germania per vincere, non per partecipare. Lo richiede la storia dell’Italia. Per ottenere ciò ho bisogno che questi calciatori diventino meglio di quello che sono. Non ho il tempo per esercitarli: serve qualcosa che gli entri dentro e gli accenda un fuoco”.
Calciatori in calo: “Difficoltà per alcuni? Le difficoltà le osservo, ma con l’Italia alcuni cambiano compiti e rendimento. Io devo essere pronto a trovare soluzioni alternative: voglio provare il 3-4-2-1 per tentare di mettere a proprio agio alcuni calciatori. Mantenendo una propensione offensiva, senza tornare sempre a 5 dietro in fase di non possesso, creando equilibri che ci consentano di fare sempre la partita a viso aperto”.
Sui singoli: “Buongiorno è davvero forte, Bellanova è una forza della natura e Calafiori è pronto. Fabbian è una sorpresa, Gaetano ora gioca, Folorunsho una belva e poi Cambiaso, Baldanzi, Lucca, Carnesecchi, Di Gregorio, Provedel. Nella rosa dell’Italia ci possono essere petali nuovi. La lista è di 23 ma ne porterò in preconvocazione 4 o 6 di più”.
Frattesi gioca poco: “Sì, ma lo avrò più fresco per gli Europei. Lui è uno che riempie sempre bene la scatola della partita”.
Sul Napoli: “Ecco un episodio che racchiude tutto. Sono andato a vedere Milan-Napoli, ero al bar nella zona Lounge: un bambino tifoso degli azzurri ha cominciato a fissarmi. Quando il papà gli ha dato il permesso è corso da me e si è attaccato alle gambe, piangeva. L’ho preso in braccio e ancora singhiozzava. Avrei voluto chiedere al papà il numero di telefono. Vorrei tanto riparlare con quel bambino che mi ha stretto il cuore”.
Su De Laurentiis: “Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono quattro o cinque in giro e non mi riferisco ai figli. C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso. Gli auguro di centrare il Mondiale per Club che garantisce importanti introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano”.
Su De Rossi: “È stato carino e lo ringrazio. Oltre ad essere l’allenatore, ha mantenuto vivo il carisma del capitano che è stato, del leader che si spende per la squadra. Questo i suoi calciatori lo percepiscono e glielo stanno restituendo sul campo. Ha portato alla Roma un cambio di mentalità e di gioco. Non era facile in così poco tempo”.