Gerry Cardinale, ai microfoni di Calcio e Finanza (clicca qui per leggere l’articolo completo), ha rilasciato queste dichiarazioni, riassunte dal portale Milannews: “Ho 25 anni di esperienza di investimenti nello sport, sia creando società in partnership con i migliori detentori di diritti al mondo, che investendo in squadre e negli stessi campionati. Ho sempre creduto in un approccio agli investimenti che deve essere guidato dalla generazione di cassa e non dal semplice fatturato, e che deve essere guidato il più possibile da considerazioni non emotive. Devo però dire che l’unico caso in cui ogni tanto perdo questo approccio asettico è il Milan, dove la passione dei tifosi e l’importanza della squadra per tutti è qualcosa che non avevo mai sperimentato prima nello sport”.
Sull’investimento nel Milan: “Ho lavorato 20 anni in Goldman Sachs, sorrido se qualcuno mi ritiene così sprovveduto da assumermi un debito da rimborsare in soli 18 mesi. Sono al Milan per restare a lungo e dipendesse da me starei qui per sempre. Quel che è vero, però, è che bisogna tenere conto dei movimenti dell’economia globale e non c’è dubbio che in Medio Oriente c’è molta liquidità e disponibilità a investire nello sport. In questo momento ci sono molti capitali in Medio Oriente interessati a investire nello sport e siamo aperti a collaborare con potenziali partner che potrebbero unirsi a noi sia come sponsor che come partner nella costruzione del nuovo stadio, oppure come azionisti minoritari in qualità di partner a vero valore aggiunto, ma come ho detto non rinuncerò al controllo”.
Sul nuovo stadio: “Sono totalmente pronto a costruire da solo lo stadio del Milan, ma sono aperto a valutare anche altre opzioni, senza escludere una potenziale collaborazione con l’Inter“.
Sulla Serie A: “Credo di poter fare del Milan il club numero uno e allo stesso tempo aiutare la Serie A a tornare competitiva. Anche perché nelle condizioni attuali l’unico modo per spingere stabilmente un club ai massimi livelli è anche quello di appartenere ad un campionato più forte anche come sistema. Il divario con la Premier League? la strada per assottigliare questo divario è che il nostro campionato riacquisti la competitività degli anni d’oro a livello europeo, con il contributo fondamentale del lavoro di noi proprietari“.
Sul suo sbarco in Italia: “Non capisco perché in Italia appena qualcuno propone cose nuove si sente dire: ‘Mah, si è sempre fatto così!’ Capirei se le cose andassero bene e invece abbiamo un grosso gap da colmare. Con Luigi De Siervo (ad della Lega Serie A, ndr) ormai ci siamo capiti, ha capito che posso dare una mano a livello internazionale: basti pensare che con ESPN, Amazon, Fox e tutte le più grandi società di media statunitensi faccio affari con successo da anni. La mia esperienza e i miei rapporti con queste reti possono essere una risorsa che può essere di grande aiuto alla Serie A”.
Sulla Superlega: “Credo che dovremmo operare nell’ambito della UEFA e dell’ECA (l’Associazione dei Club Europei, ndr), che meglio servono gli interessi del calcio in Europa. La Superlega, qualunque sia la sua forma attuale, non è qualcosa che riteniamo giusto per il Milan, la Serie A o il calcio europeo“.
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