È festa sotto il cielo ivoriano. La 34esima edizione della Coppa d’Africa se l’aggiudica in rimonta la Costa d’Avorio, cade in extremis la Nigeria. Ad Abidjan cala il sipario sul 2-1.
Tra le tribù locali, vige un detto crudo ma chiaro. Una capra morta non può morire una seconda volta. Le immagini forti, nel bene e nel male sono l’Africa e la morte – sportiva si intende – la Costa d’Avorio l’aveva già vissuta. Dopo il girone gli Elephants specchiati, poi il gol del Marocco a concedere il pass tra le migliori terze. Una carezza del destino, diventata bacio rigato da pianto nella notte, folle anche quella, della finale.
È la vittoria del Presidente Kessie e dell’uomo dalla seconda vita Haller. In mezzo il volo spezzato di un’aquila nigeriana atterrata sul più bello. Niente ali con cui librarsi in volo, spariti tutti: da Osimhen a Lookman passando per Chukwueze. I grandi favoriti cadono travolti dalle insicurezze e dal destino, il vero grande protagonista della Coppa d’Africa 2024. Quella provvidenza manzoniana che disegna con precisione beffarda le vite degli uomini e che posiziona nei cieli più bui le stelle giuste a illuminare il percorso vincente. Quel percorso che la Costa d’Avorio sembrava aver tracciato davanti a sé fin dall’inizio.
Contro ogni pronostico, o forse no. Perché quest’edizione della Coppa d’Africa ci ha ben abituato a sorprese e colpi di scena. Tutto apparecchiato, gli occhi puntati sui campioni della Serie A e la quasi certezza di vederli tornare in Italia con il trofeo per quasi “giustificare” l’assenza di un mese. Ma nulla è scritto e il calcio in Africa riesce ancora a emozionare. Il primo brivido si fa attendere parecchio. Al 38’ è Troost-Ekong a sbloccare il parziale di una finale che tiene tutti con il fiato sospeso. Rete emblematica per colui che con la responsabilità di chi porta la fascia al braccio riesce trascina il suo paese a un passo dalla gloria.
Le Super Aquile però, devono fare i conti con un Kessie che nel corso della manifestazione si è ricavato un ruolo da protagonista assoluto. Al 62’, infatti, è sua l’incornata dagli sviluppi di un corner che fulmina Nwabili e vale il pari. 81’ sul cronometro e via ai festeggiamenti in terra ivoriana. Adingra sfonda sulla sinistra e mette al centro per Haller, che anticipa di punta Troost-Ekong e scrive il lieto fine di una favola senza tempo. Finale al cardiopalma per una Costa d’Avorio incredula che mette il lucchetto al vantaggio e condanna la Nigeria alla medaglia d’argento.
Il triplice fischio regala la gloria agli “Elefanti” per la terza volta nella storia (dopo i successi del 1992 e 2015) e la prima da paese ospitante. Allo stadio Olympique Alassane Ouattara si è scritta la storia.