La polemica tra il grandissimo pilota e la Ferrari è di grande attualità, specie dopo l’arrivo a Maranello di Lewis Hamilton nel 2025
La scuderia del Cavallino Rampante ha sempre attirato i nomi migliori dalla sua parte, con i grandi campioni della Formula 1 che hanno capito come vincere con la Rossa abbia un sapore diverso. Eppure ce n’è uno che non la pensa così.
Il passaggio di Hamilton alla Ferrari è stato un fulmine a ciel sereno e una notizia che ha estasiato i tanti tifosi della Rossa. Dal punto di vista del ritorno d’immagine non c’è dubbio che sia davvero una mossa azzeccata, ma resta da capire se anche la pista dirà la stessa cosa. In passato a Maranello non hanno mai disdegnato il corteggiamento ai migliori piloti del lotto e nella maggior parte delle volte sono riusciti nel proprio intento. Rimanendo agli ultimi 50 anni, il Cavallino Rampante ha vantato tra le sue fila gente come Lauda, Villeneuve, Prost, Mansell, Schumacher, Alonso, Vettel e ora Hamilton (dal 2025).
Anche Ayrton Senna, che manca in questa schiera illustre di fenomeni, avrebbe potuto far parte della famiglia Ferrari se solo il destino non ci avesse messo lo zampino. Prima di lui a sbarcare in Italia era stato Alain Prost, nel 1990. “Il Professore”, come veniva soprannominato da tutti per la sua perfetta capacità di calcolare ogni aspetto della gara e del campionato, si era portato dietro il numero “1”, grazie al Mondiale del 1989. Il francese è stato forse l’unico a riuscire a battere Senna ad armi pari, quando erano in McLaren, dimostrando una forza mentale oltre che tecnica davvero fuori dal comune.
Nonostante abbia collezionato ben 51 vittorie in Formula 1, 4 titoli mondiali e lo scalpo di due miti come Senna e Lauda (battuti entrambi almeno una volta), Prost non viene ricordato come uno dei più grandi. Un campione sì, ma non nel Gotha massimo del Circus. Di questo non se ne capacità nemmeno lui, come testimoniato in una recente intervista ai colleghi di Motorsport.com.
Soprattutto in Ferrari avrebbe meritato un trattamento diverso, ma in quel momento la Scuderia, guidata da Cesare Fiorio, non fu in grado di costruire una vettura particolarmente competitiva e anche la lotta intestina con Mansell non avvantaggiò “Il Professore”.
Questa sottovalutazione del suo operato in F1 è sin troppo chiara per lui: “A volte mi chiedo come verrò ricordato. Sembra una battuta, ma sono completamente sottovalutato! Credo che in un certo senso questo è il mio marchio“.
Poi aggiunge: “Senna era più mistico, piaceva più alla gente. Però non capisco questa sottovalutazione nei miei confronti, la mia carriera non è durata solo due o tre anni“. In effetti un gigante del Motorsport come lui avrebbe meritato maggiore considerazione da parte della Ferrari all’epoca (con un addio polemico che tutti ricordano nel 1991) e anche oggi dalla F1.
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