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Categories: Calcio

Pedullà: “Pavard e Paramatti… fa già ridere così!”

Pavard e Paramatti: fa già ridere così. Vlahovic incolpevole. Il becero su Sarri. Serie B: i direttori di una volta…

Benjamin Pavard ha confermato, ancora una volta, di valere il pesante investimento (circa 30 milioni) fatto per regalarlo a Simone Inzaghi. Eppure in quei giorni della scorsa estate, quando il Bayern stava cedendo al pressing dell’Inter, un presunto tuttologo lo aveva bollato come un acquisto inutile, inconcludente, assurdo, praticamente ridicolo. E siccome il Nostro soffre di rosicamento acuto quando non si tratta dei suoi “pupilli” della panchina, la critica ha rasentato l’offesa, al punto da paragonare Pavard a Michele Paramatti, dignitosissimo difensore del Bologna che fu. A parte che i paralleli tra due epoche diverse del calcio non hanno motivo di esistere, e lo sanno anche i neonati, quella sortita aveva soltanto il desiderio di ridicolizzare un’operazione fantastica. I fatti lo hanno dimostrato, l’Inter si gode un affare cercato, sentito, voluto e concretizzatosi in poche settimane. Un’ultima cosa, poi ognuno faccia ciò che gli pare: è assurdo ascoltare un giudizio tecnico o presunto tale trasformarsi in frasi triviali, offese continue in diretta, parolacce e atteggiamenti degni del peggiore bar di Caracas. Siccome stiamo parlando di calcio e non di massimi sistemi, bisognerebbe avere educazione, non trasformando la diretta in vomitevoli sortite. Magari non pensando che sia lecito perché i ragazzini sono a nanna da qualche ora. Quanto a Pavard come Paramatti, chiudiamola così: fa già ridere così…

C’è un concetto che sfugge e in automatico la domanda nasce spontanea: è possibile, come ha sostenuto Allegri dopo la sconfitta in casa dell’Inter, che Vlahovic non sia pronto per partite del genere? Allegri ha parlato di disabitudine da parte di Dusan a gestire psicologicamente sfide così importanti. Della serie: basta un errore, come lo stop sbagliato a pochi passi da Sommer, per smontarsi e innervosirsi. Dal nostro punto di vista una boutade clamorosa e un rispetto che non c’è. Stiamo parlando di un ragazzo del 2000, non di un bambino, che la Juve ha portato a Torino per la non modica cifra di 75 milioni più accessori vari. Stiamo parlando, soprattutto, di un’operazione invocata da Allegri qualche anno fa e allora ecco un altro quesito: se Max non fosse stato convinto, non sarebbe stato meglio azionare la retromarcia e fermare un’operazione che si è concretizzata con un enorme sacrificio economico? Ci fanno sempre sorridere (eufemismo) gli allenatori che scaricano le colpe sugli altri quando perdono una partita. Prima indicazione-obiezione: Vlahovic ha un potenziale enorme, ma a condizione che le sue caratteristiche vengano espresse.

Spesso il mondo è becero: Maurizio Sarri sta vivendo uno dei momenti più difficili e delicati della sua vita (non calcistica), c’è chi lo sa eppure infierisce, gli basterebbe questo per infischiarsene del resto. La Lazio non sta facendo bene in campionato, le ultime tre partite non state buone (Supercoppa italiana compresa), la classifica non è bellissima ma all’interno di un punto a punto che lascia aperta una porta, a patto che la squadra riprenda un minimo di marcia. Lo scorso giugno Sarri era un eroe, ora è l’unico colpevole: ci sta, in un mondo di umori da social. E ci sta che in futuro decidano di salutarsi, a maggior ragione se il capro espiatorio è uno, così andranno alla ricerca di un altro. Magari sarà lui a spiegare presto e forse a comunicare qualcosa (se non ora, presto). Reduce da virgolettati inventati (lui e le spaccature interne), basterebbe questo per capire. Ma c’è di più: quando nella vita uno ha altre – serie – preoccupazioni che esulano da un pallone che rotola, eppure ha la testa dentro i problemi della Lazio, forse un minimo di umanità servirebbe per essere uomini e non caporali. Qui non sono né uomini né caporali: si tratta, peggio, degli “orfanelli” dell’analcolico biondo. Un’ultima domanda: Felipe Anderson, che gioca spesso da 4,5, e Luis Alberto (anche da 4 dopo il rinnovo del contratto) sono compresi nella continua ricerca del capro espiatorio? Gli allenatori (falliti, zero risultati in carriera) che fanno gli opinionisti (spesso senza congiuntivo) chiedendo cambio modulo, svolta tattica, eventuali o varie dovrebbero prima portare il loro curriculum in panchina. Poi, chissà, sarebbe giusto o no (meglio di no) accendere un microfono per consentirgli di parlare…

Una brevissima considerazione sul calciomercato che regredisce, si avverte la necessità (soprattutto in Serie B) di direttori sportivi bravi, autonomi, saggi e coinvolti come quelli di una volta. La vicenda Venezia con Johnsen ceduto a una concorrente diretta come la Cremonese sarà stata una decisione della proprietà, ma un uomo mercato davvero all’altezza avrebbe giocato di anticipo e in qualche modo tamponato. Solidarietà assoluta a Paolo Vanoli. Il Bari ha commesso due errori enormi, gravissimi: la conferma di Mignani, poi esonerato; la scelta di Pasquale Marino, licenziato per ripartire da Beppe Iachini. Quest’ultimo era in lista da domenica mattina, come segnalato da più parti, ma ha accettato soltanto quando gli hanno proposto un contratto fino al 30 giugno 2025 senza tagliole e nel rispetto del suo grande percorso in B con 4 promozioni. Non generalizziamo perché c’è qualche giovane rampante tra i direttori sportivi, ma siamo reduci da un mercato di riparazione in molti casi con poco senso: Brescia impotente, Samp senza soldi e con poche idee, Ascoli a caccia di figurine e potremmo continuare. Dove sono i direttori sportivi di una volta, quelli liberi, autonomi e soprattutto bravi che in B facevano la differenza? È proprio vero: si stava meglio quando qualcuno pensava che si stesse peggio…

Redazione Sportitalia

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