Nel pomeriggio di dopodomani è in programma Nigeria–Sudafrica, valida come la prima delle semifinali di questa edizione ivoriana della Coppa d'Africa. Dopo le vittorie agli ottavi e ai quarti contro Camerun e Angola, le Super Eagles di Peseiro non vogliono fermarsi e non si nascondono: l'obiettivo è vincere il trofeo.
Sportitalia.com ha contattato telefonicamente Hashimu Garba, 43 anni nonché ex attaccante a lungo in Italia con le maglie di Padova, con cui però non ha mai potuto disputare partite ufficiali, Chievo, Pistoiese, Fano, Latina e Spal.
È da tanto che non si hanno più sue notizie. Di cosa si occupa oggi?
"Sono impegnato in politica. Purtroppo il mio partito ha appena perso le elezioni per la presidenza regionale, le prossime saranno nel 2027. Quanto al calcio, sono stato team manager del Wikki Tourist Football Club, società di Bauchi, la mia città nigeriana. La squadra oggi è impegnata in Serie B e sta facendo molto bene, speriamo che riesca a vincere i playoff. In questi ultimi mesi ero uscito dal club perché ero impegnato nelle elezioni, ma spero di rientrare come direttore generale".
In queste settimane c'è la Coppa d'Africa. Sta seguendo la Nigeria?
"Ma certo, anche perché uno dei coordinatori della Nazionale è mio concittadino e mio amico. Le Super Eagles hanno sempre avuto questa peculiarità: quando sono impegnate con squadre forti come l'Italia la squadra è sempre attentissima, mentre quando affrontano avversari meno blasonati la concentrazione cala. Non a caso la gara di esordio di questa Coppa d'Africa si è conclusa con un deludente 1-1. I vertici alti si sono fatti sentire, e quindi poi la concentrazione si è alzata e la squadra sta crescendo di partita in partita".
Il trascinatore della rosa di Peseiro è Lookman.
"Eravamo tutti focalizzati su Osimhen. Che Lookman fosse forte lo sapevamo, ma non pensavamo che avrebbe fatto così bene. Ora speriamo che anche Osimhen rompa questo digiuno".
Al di là di come finirà questa competizione, stiamo finalmente rivedendo una rosa competitiva.
"Abbiamo avuto anni fa quella generazione d'oro con i vari Kanu, Okocha e Ikpeba. Chiaro che quando finisce un ciclo così importante ci vogliono tempo e pazienza. Anche il Barcellona, terminata l'era di Messi, Xavi e Iniesta, sta facendo fatica. Se la Nigeria riuscisse ad arrivare in finale, di sicuro il governo metterebbe soldi per il calcio".
Tra l'altro, in Nigeria ci sono tante accademie. Quanto sono importanti per la formazione dei giovani ragazzi?
"È vero che ce sono tante. Il problema è che tanti osservatori europei vengono a visionare i ragazzi e a organizzare tornei, ma alla fine non prendono nessuno. Dicono bugie e truffano i nigeriani. Di conseguenza i ragazzi stanno perdendo fiducia in queste cose".
Lei invece era riuscito ad arrivare in Italia. Che ricordo ha del suo approdo nel paese nostrano?
"Un ricordo davvero stupendo. La gente è ospitale e sono sempre stato bene con tutti. Anche come musulmano sono sempre stato rispettato. Prima delle partite i ragazzi dello staff tecnico mi aiutavano sempre a trovare una stanza dove pregare. Tengo a sottolineare che sono felicissimo degli anni trascorsi in Italia, che è parte di me. L'anno scorso ho avuto una possibilità per tornare, ma poi non ci sono riuscito. Spero però che si ripresenti presto l'opportunità".
Ma è vera la storia che il suo mancato tesseramento col Padova, in favore di Aliyu Datti, fu dovuto al lancio di una moneta?
"Si si, è verissimo. Io altri ragazzi africani sostenemmo prima dei provini con la Juventus, ma non poteva tesserarsi perché aveva già raggiunto il tetto di extracomunitari. Così andai ad allenarmi col Padova, e pochissimo dopo arrivò Aliyu Datti. Entrambi avevamo ben impressionato il club, che però poteva tesserare uno solo di noi. E così il presidente Viganò utilizzò una moneta dal cui lancio uscì Aliyu Datti. Ma anche la sorte diede ragione a Viganò, perché poi Aliyu fece un percorso più importante del mio: prima andò al Milan e poi continuò in Belgio".
Tante sono state le squadre italiane in cui ha giocato. Quale è stato il suo periodo migliore?
"Alla Pistoiese. Ero finito fuori rosa perché l'ex allenatore preferiva Marco Ferro. Ma poi arrivò Paolo Stringara, il quale mi diede fiducia e pochi giorni dopo a Empoli mi buttò nella mischia: perdevamo 1-0, e due minuti dopo il mio ingresso realizzai subito il gol del pari. Un episodio che mi ha cambiato la carriera".
Nel 2011 ha appeso gli scarpini al chiodo ed è tornato nella "sua" Bauchi.
"Mi sono subito iscritto all'università per intraprendere la carriera politica. E poi sono rimasto nel calcio come dicevo all'inizio".
Com'è la politica in Nigeria?
"Diciamo che, anche chiaramente diversa, è impostata sullo stile americano. Ma negli ultimi dieci anni, purtroppo, la politica qui è diventata più una questione religiosa tra musulmani e cristiani. Non dovrebbe essere così".
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