L’Inter è stata una cascata di un’oasi di calcio che ha sommerso la Lazio, una prestazione di calcio abbacinante: 17 occasioni a 1 in una partita così importante e contro un avversario così attrezzato, e che in campionato aveva giocato meglio di te per un tempo. Non sta scritto da nessuna parte che l’Inter quest’anno vinca qualcosa, ancora semplicemente tutto deve essere fatto. Ma il percorso di questi 5 mesi è stato come un miraggio nel deserto, un calcio di una bellezza incredibile che è la maniera migliore e più ammirevole di costruire qualcosa.
Ma nel deserto sotto ogni pietra può celarsi il pericolo letale, e lo scorpione Allegri è lì appostato pronto ad affondare il suo aculeo al momento giusto. Il deserto è secco e pietroso, lo scorpione Allegri sa adattarsi alla situazioni più anguste. Pensate che lo scorpione è l’unico animale che è capace di sopravvivere alla bomba atomica: come altro la chiamereste l’implosione della Juventus l’anno scorso a cui Max è riuscito a sopravvivere.
E come uno scorpione Max ha punto con la battuta su guardie e ladri, iniettando il suo veleno sulla sfida scudetto.
Poi liberi tutti di pensare quello che vogliate. Ma credere alla favoletta di un Allegri che fa la battuta ingenuamente senza che ci avesse pensato prima, senza prepararla, senza aspettare la domanda perfetta da manipolare, beh crederlo è un insulto all’intelligenza, perché se c’è uno che proprio butta le parole lì sempre con un fine, quello è Allegri.
E nel deserto c’è venuto anche il Milan. Cerca cammelli, altresì chiamati anche soldi, attraverso cui finanziare il progetto. E ii messaggio non è rassicurante. Perché i finanziamenti che servono a Cardinale non sono roba da pochi milioni, roba da sponsor per intenderci: Cardinale cerca azionisti sostanziosi. Il problema è che quelli a cui Cardinale si è rivolto – ammesso e non concesso accettino – sono attori che non si accontentano mai di fare i non protagonisti. Gli arabi da che mondo e mondo, dove entrano lo fanno per comandare, non c’è nemmeno un esempio di arabi che abbiano messo soldi pesanti nel calcio limitandosi a fare parte dei sovvenzionatori. La difficoltà di Cardinale è dunque reale: ci sarà un prestito da restituire con gli interessi a Elliot, lo stadio non si sblocca, c’è bisogno di ossigeno per non essere costretti a perderci. Ma se arrivasse quel tipo di offerta – ed è un altro se bello grande, anzi il più grande di tutti – Cardinale non sarebbe nemmeno convinto di vendere, convinto/illuso che il progetto stadio possa avviarsi, ripagando quanto è dovuto ad Ellliot. Un no che Cardinale manterrebbe fino a quando le circostanze non lo costringano a fare altrimenti, un attesa però a scapito del tempo che serve al Milan. Una situazione di stallo. Una attraversata nel deserto.