ESCLUSIVA SI Cesana (R. Congo): “Marocco favorito. Qui fanno 8 km a piedi per venire ad allenarsi”

Fra gli aspetti più belli che questa entusiasmante edizione della Coppa d’Africa sta lasciando agli appassionati, ci sono due concetti che in ambito europeo si faticano a volte a trovare in una forma così pura, ai massimi livelli del calcio. Gioia e sacrificio, quello vero, che nei Paesi maggiormente sviluppati si fatica anche solo ad immaginare.

Questi due concetti sono ben raccontati nell'intervista rilasciata in esclusiva per SPORTITALIA da Fabrizio Cesana, tecnico che da ormai 10 anni lavora come coordinatore delle giovanili nella Repubblica del Congo e come ct dell’Under 17. Ci ha raccontato la sua esperienza e ci ha detto la sua in merito allo spettacolo cui stiamo assistendo, in Costa d’Avorio.

Che rapporto la lega al Congo?

"Mi sono trasferito da quasi 10 anni in questo Paese dove sono responsabile del centro di formazione giovanile e selezionatore dell'Under 17. In questo centro di Brazzaville ci sono 287 ragazzi, dai più piccoli a quelli di 17 anni: è a quest'età che è prevista l'uscita per andare nell'Under". 

Quali sono state le impressioni più positive che ha avuto e quali le difficoltà riscontrate?

"Quando sono arrivato, nel 2014, mi sono imbattuto subito in nette differenze di idee e di lavoro: sembrava difficile pensare di rimanere tanto. Poi però sono stato affascinato da questa passione, che pulsa".

In cosa la nota?

"Qui si vive un calcio a tutto tondo, non vorrei dire "come da noi una volta", solo perché sono situazioni sociali diverse, ma rende l'idea. Alcuni vivono per questo sport. Ho dei giocatori che fanno 8 km a piedi, magari a piedi nudi, per venire ad allenamento: finiscono la scuola, non tornano a casa, non mangiano e vengono qui. La sera prendono i piccoli bus e tornano. È stato questo a trattenermi. Abbiamo una nostra squadra che verrà al torneo di Viareggio, che è già stata ad un torneo di San Pellegrino Terme. La stessa che continua a fare da rifornimento per le selezioni nazionali".

La passione nasce dalla voglia di emergere ed elevarsi?

"Certo, vedono il calcio come grande via d'uscita nella loro vita. Tutti vorrebbero diventare come Cristiano Ronaldo. Io gli dico sempre: di CR7 ce n'è uno. Bisogna però lavorare tanto in certe direzioni, quelle giuste. Credo nello staff tecnico congolese che lavora molto bene. E non c'è pressione, lavorando con i giovani. Quella arriva dopo, in Under 17 quando il popolo chiede risultati".

Non è che in futuro la vedremo nella veste di ct della prima squadra?

"Nella vita tutto è possibile. Se ci fosse la possibilità di fare qualcosa in più non mi tirerei indietro. La voglia che ti porta a fare calcio a certe latitudini non ha confini. Ovviamente lavorando con i giovani li conosco molto bene e so quello che possono fare. Allenando la nazionale maggiore la difficoltà sarebbe quella di selezionare anche giocatori che arrivano dall'estero, dall'Europa magari cui bisognerebbe adattarsi. Ma prima della fine della carriera magari qualcosa di importante si può fare".

Cosa le sta piacendo di più in questa Coppa d'Africa? C'è meno differenza fra chi, con l'organizzazione di gioco, riesce a fronteggiare come poche volte in passato le big?

"Seguo la coppa d'Africa come voi su Sportitalia e confermo quello che stai dicendo. Non c'è più grande differenza fra le squadre che una volta erano piccole, non ci sono squadre che partono sconfitte e poi soccombono 4 o 5 a 0. Con la tecnica e la tattica sopperiscono al gap. Il livello degli allenatori e della proposta di allenamento è differente, la distanza è sottile oggi".

In particolare la "scuola portoghese" di squadre come Capo Verde, Angola e Mozambico, sta ottenendo risultati.

"Io la vedo così: ci sono il calcio anglofono dell'Africa subsahariana, quello francofono dell'Africa centrale e poi quello portoghese, come Angola e Capo Verde dove la tecnica è l'aspetto più curato. Ce n'è poi una quarta, la scuola magrebina, che io chiamo Europa del sud, da dove sono uscite squadre importanti. Il Marocco abbiamo visto cosa ha fatto al Mondiale e per me arriverà in fondo in questa manifestazione. La Tunisia è solida. Ci sono questi 3-4 modi di pensare che di stanno avvicinando sempre di più".

Mi faccia 3 nomi per semifinali.

"La mia favorita è il Marocco. Poi metto la Nigeria, la Costa d'Avorio a patto che si qualifichi, anche se da terza non sarebbe facile andare avanti. Non bisogna dimenticare una squadra poi".

Quale?

"Il Senegal campione in carica: è forte". 

E quali outsider vede?

"Azzardo la Namibia. Mi ha impressionato: andava a mille all'ora. Noi siamo stati a giocare lì. Hanno fatto un programma a partire dal 2015/16 con i centri di formazione, stanno crescendo tanto. Poi certo, con le big può diventare difficile".

Un giocatore che l'ha sorpresa?

"In Guinea Equatoriale-Guinea Bissau sono rimasto colpito tanto da Franculino. Un giocatore alla Chukwueze, fantasioso. Era indemoniato".

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