I rapporti nascono e finiscono e non è un'offesa dire che ormai Pioli e il Milan si sono detti e dati tutto. Stesso discorso per Mourinho alla Roma, al contrario non si sono detti nulla nonostante da anni ci sia un ingiustificato velo di amore e rispetto nei confronti del portoghese. Partiamo dal Milan: la squadra è forte, sul mercato si poteva fare qualcosa di più ma quello che non è stato fatto ora sarà fatto in estate. In mezzo c'è questo mercato invernale che comunque vede il Milan protagonista. Il management societario è ben definito e si sta muovendo anche se giustamente i tifosi pretendono di puntare ogni anno, almeno fino alla fine, allo scudetto. Il Milan non è al livello di Inter e Juve. Ha bisogno di 3-4 rinforzi veri, non scommesse, e soprattutto dovrà esserci il cambio di guida tecnica perché Pioli ha fatto tantissimo e ha conquistato anche quello che nessuno si aspettava al suo arrivo ma ormai è finita. Oggi la squadra lo segue meno, fa parte dei cicli. Il Milan deve decidere entro febbraio chi sarà il prossimo allenatore e se Tiago Motta piace a Furlani ma molto dipenderà anche dal suo prosieguo del cammino, ai milanisti e a tutti i dirigenti (Ibra compreso) l'unico nome in testa è quello di Antonio Conte. L'allenatore è troppo importante e lo è di più se hai una squadra composta da tanti giovani. Pioli è arrivato alla fine del film, siamo ai titoli di coda e Conte è pronto a sposare per 2-3 anni il progetto rossonero. Certo, qualcuno dovrebbe chiamarlo altrimenti all'appuntamento non può presentarsi da solo. Se Furlani alzerà il telefono non rimpiangerà la chiamata, anche perché un grande dirigente si vede nelle scelte dei grandi allenatori che non portano ombra ma luce a chi è al piano di sopra. Il Milan non ha bisogno di altre scommesse in panchina, servono certezze. Di scommesse ne sono state fin troppe in campo.
TITOLI DI CODA
Discorso diverso alla Roma dove dovrà concludersi il ciclo fallimentare di Mourinho a Trigoria. Il portoghese è indifendibile. Gli hanno dato prima le chiavi di Trigoria e poi della città. Dalla piazza è stato, ed è ancora oggi, trattato come un allenatore vincente in questo club. Invece vengono criticati e cacciati dirigenti, insultati i calciatori ma nessuno si permette di dire mezza parola su Mourinho. Da anni. La storia della Conference non regge più. Squadra costruita e ricostruita tante volte, scelte condivise sul mercato, tante collezioni di figurine e oggi la Roma non ha ottenuto mezzo risultato e soprattutto non ha un patrimonio di calciatori. 900 milioni spesi in questi anni dalla proprietà americana per…. nulla. E' arrivata l'ora di cambiare. Hanno trattato Petrachi come straccio da piedi e invece le intuizioni giuste le aveva avute. Ad esempio la scelta di De Zerbi in panchina.
ARBITRI LEONI
Intanto Rocchi ha alzato la voce e adesso ha seminato il panico. Fa paura. Il designatore l'ha messa sulla caciara e anzichè spiegare perché c'è questa guerra tra arbitri e varisti, minaccia i tesserati, alza la voce e fa sapere che adesso saranno arbitri leoni. Per il ruolo che ricopre, ci fa piacere che spieghi in conferenza cosa è accaduto, ma dovrebbe abbassare i toni e non alzarli. Il vero problema è che la classe arbitrale ormai è alla deriva. Un clima da tutti contro tutti e se non risolvono i loro problemi interni non possono essere certo in grado di dare credibilità a tutto il sistema. Rocchi dovrebbe solo ammettere le difficoltà generazionali e non rilanciare.
AURELIO, RE DI DENARI
A Napoli non se la passano bene anche se l'obiettivo Champions resta ampiamente alla portata. C'è la minaccia Lazio, il solito pericolo Atalanta ma difficilmente ci sarà la sorpresa di fine stagione. Chi pensa che Aurelio sia depresso si sbaglia di grosso. Plusvalenze, scudetto e cammino Champions sono le cose che contano per una società di calcio. Più del prestigio. E al contrario della Roma, il Napoli vola con il bilancio. De Laurentiis nel 2005 prese il Napoli fallito, morto e sepolto. Oggi chiude l'ennesimo bilancio in utile e fa registrare un + 80 milioni. Può piacere o non piacere ma un Presidente che vince lo scudetto a Napoli e chiude con un attivo di 80 milioni di euro è un genio. Che poi sia antipatico è un dato di fatto ma questo poco importa. Per fortuna i cinepanettoni li produceva lui ma li recitavano Boldi e De Sica, loro si che facevano ridere ed erano simpatici.
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