Un piccolo segreto, tenuto lontano dagli occhi dei cultori del tennis per evitare di veicolare attenzioni: Jannik Sinner e quel dettaglio che in pochi avevano notato
Il talentuoso Jannik Sinner ha tessuto il suo rituale scaramantico, un’ossessione celata agli occhi profani. In ogni partita, il giovane italiano ripete un gesto impercettibile, un movimento segreto che sfugge all’attenzione della moltitudine.
I battenti degli Australian Open, il palcoscenico del Kooyong Classic: in questo teatro di racchette e sfere gialle, il 2024 di Jannik Sinner s’apre come il sipario di un’opera in divenire. Alte sono le aspettative, pesanti come catene forgiate nell’ardente fuoco delle vittorie passate.
L’eccezionale finale della stagione precedente ha gettato le basi per un’attesa carica di suspense. E ora, nell’atmosfera carica di tensione, circonda il numero 4 del tennis mondiale una curiosità cupa e vorace. Nel vasto palazzo del tennis, Jannik Sinner, il principe in erba di questo regno, non tradirà le sue abitudini.
Fedele alle sue radici continuerà a compiere i suoi rituali, i piccoli atti misteriosi che tessono la trama del suo destino. Tra essi, un gesto, un movimento sigillato nella penombra dei suoi rituali, un’offerta fatta all’ombra di una rete di fili invisibili che connettono il presente al passato, il giocatore al gioco.
L’incontestabile scelta di Sinner: la sua scaramanzia
A pochi, tra gli inquisitori scrutatori del talento italiano, è scappato il sottile dettaglio inciso nei movimenti del campione. Nelle pause, quando Sinner s’inchina a raccogliere le palline per il rito del servizio o si prepara al sinistro delle risposte, il suo cammino assume un’aria d’incanto.
Una danza “involontaria”, imposta dalla necessità di non calpestare i confini del campo con il piede destro. È un rituale, un sortilegio d’abitudine che s’è insinuato nell’anima del giovane giocatore, una coreografia di passi accorciati e cambi repentini, una danza di superstizione.
La volontà di evitare l’attraversamento delle linee segrete sembra governare il suo percorso, riducendo i passi come un’anima inquietata dal timore di varcare confini proibiti. Questo piccolo dettaglio, questa eccentricità nascosta nelle pause, si è fatta strada tra gli iniziati, tra coloro i quali discernono il sottile confine tra la realtà del gioco e le ombre superstiziose che la permeano.
È divenuta, questa peculiarità, una consuetudine irrinunciabile per Sinner, un segreto custodito nel repertorio delle sue piccole scaramanzie. In questo intricato labirinto di rituali, il giovane tennista condivide il palcoscenico con altri grandi del tennis.
In questo giardino delle manie, ogni immarcescibile campione custodisce il proprio fiore nero di ossessioni, tessendo la trama misteriosa che si srotola tra il servizio e la risposta, tra il campo e l’oscurità dell’ignoto.