Mercato, qualche treno in ritardo. Dragu (chiodo fisso Spurs) e Gila, l’oro di Genova. Samardzic e il risarcimento
Il mercato è partito, ma qualcuno è già in ritardo. La Roma avrebbe dovuto già avere il difensore centrale, visto che Ndicka è in partenza per la Coppa d’Africa, Smalling è eternamente parcheggiato in infermeria e alla prossima influenza sarà Mourinho a giocare tra i centrali. La rinuncia a Bonucci è cosa buona e giusta, stiamo parlando di un ex grande interprete del ruolo ma reduce da un periodo davvero negativo. Alla Roma – come raccontato da Gianluigi Longari – piacerebbe Chalobah, la soluzione migliore, sta seguendo Demiral, possono venire fuori altre idee, l’importante è non prendere tanto per prendere. Il Napoli, dopo aver ceduto Elmas al Lipsia, si sta attivando per regalare – Samardzic a parte – almeno un paio di rinforzi a Mazzarri. Fatta per Mazzocchi, tra le altre cose serve un difensore e da qualche giorno i riflettori su Martin Vitik, 2003 dello Sparta Praga. Il Milan ha perso tre centrali nello spazio di qualche mese, non avrà per lungo tempo Kalulu, Thiaw e Tomori, la prima cosa da fare doveva essere quella di portare in Italia uno specialista vero. Se arriverà tra tre o quattro giorni sarà troppo tardi, non si può giocare sulla pelle di un allenatore in chiara difficoltà. E non si può riprendere Gabbia, con tutto il rispetto, interrompendo il prestito con il Villarreal. Il Milan ne ha persi tre tutti titolari, quindi avrebbe dovuto bloccare uno specialista dello stesso livello. Discorso elementare, ma evidentemente difficile da memorizzare. L’operazione Terracciano, invece, è intelligente: parliamo di un 2003 che può coprire diversi ruoli a centrocampo e che ha qualità già espresse a Verona.
L’oro di Genova, sponda rossoblù: ci sono diversi nomi da fare per sintetizzare il concetto. Ne scegliamo un paio, sapendo che ne lasciamo fuori almeno un altro paio. I nomi sono quelli di Alberto Gilardino e Radu Dragusin. E ci sono motivazioni molto chiare, inconfutabili. Gila ha dato un perché alla squadra, un’organizzazione, un orgoglio, si chiama identità. Il Genoa gioca contro tutto e contro tutti con la stessa mentalità, molto spesso fa risultati. Non ci sono grandi da sfidare con timore reverenziale, infatti il Genoa le ha affrontate e fermate. Gilardino era stato invitato nel bel mezzo della bufera Blessin e la pareggite acuta, bisognava lasciare l’inferno della Serie B e con un punto a partita sarebbe stato impossibile. Lui è salito in corsa e con serenità ha cambiato marcia, dal pareggio all’abitudine alla vittoria, quasi una polizza per tornare in A. Gli avevano dato un mese di tempo per dimostrare, adesso è ancora lì, insostituibile. Dragusin è una miopia della Juve che lo ha perso per un piatto di noccioline o quasi, un’altra “prodezza” di Fabio Paratici dopo quella relativa a Romero. Adesso Dragusin non vale 5 o 6, ma almeno 30 e il Tottenham ci sta facendo molto più di un pensierino. Il signor Radu non soltanto fa il suo, alla grande, in difesa ma si toglie lo sfizio – ormai un’abitudine – di segnare gol pesanti. Di sicuro un rimpianto per chi pensava di valutarlo come se fosse un piatto di bruscolini.
Lazar Samardzic vuole mettere il punto su un’estate difficile che si è tramutata in un autunno complicato e in un inverno con le valigie in mano. Doveva essere Inter, sappiamo bene com’è andata a finire. È rimasto in Friuli, ma è uscito dalle rotazioni, da tante – troppe – settimane dieci minuti e nulla più, una riserva come tante altre. Quindi, inutile inchiodarlo lì e svalutarlo: di solito l’Udinese non cede i gioielli a gennaio, ma a patto che siano esposti in vetrina e che non finiscano nel retrobottega. Traduzione: il Napoli è pronto a fare l’ultimo scatto, dopo i contatti vivi dello scorso luglio (prima del naufragio con l’Inter) e gli aggiornamenti raccontati circa 10 giorni fa. Domanda: quanto serve Samardzic al Napoli? Serve, eccome: stiamo parlando di un gioiello non più tanto grezzo, anzi, l’importante – giusto ripeterlo – è che venga esposto in vetrina. Sarebbe meglio indossarlo e farlo brillare, i risultati sarebbero assicurati. Fuori metafora: il talento non si discute, ben oltre un carattere non semplicissimo. Ma se hai le doti tecniche, e qui ci siamo, tutto il resto passa in secondo piano. Il Napoli ne ha bisogno per due motivi evidenti. Il primo: ha ceduto Elmas per 25 milioni, nel bel mezzo della tempesta e forse avrebbe potuto aspettare, assicurandosi un sostituto prima di concedere il semaforo verde al Lipsia. Il secondo motivo: con Zielinski in scadenza (e l’Inter appostata da oltre un mese) sarebbe il caso di pensare al futuro. Nella speranza che il presente sia leggermente migliore, dopo sei mesi inenarrabili al contrario.
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