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Categories: Editoriale Calcio

In che momento è colpa di Cardinale? La sincerità tardiva di De Laurentiis. Mourinho alla disperata

Pioli è un dead man walking, si sa il cosa ma non il quando. E questo è pacifico, perché la call in cui lui non è stato coinvolto nel day after dopo la Salernitana, ha sancito quanto la società abbia infine scaricato il mister, chiudendogli il credito illimitato. La sconfitta con il Sassuolo vorrebbe dire capolinea, un pareggio forse no a causa della Coppa Italia e dei tempi ristretti, ma la sentenza sarebbe solo rinviata.

Ora: Pioli ha sicuramente le sue colpe e su questo non ci piove: gioco approssimativo, catena infinita di infortuni muscolari, infine scollamento con il gruppo. Ne è sicuramente il principale responsabile come lo è stato del trionfo 2022, così è la vita.

Però, c’è un però. Escludendo la parte medica, per il resto ha sbagliato su un terreno progettato male dalla società. Perché il concetto è: fatto salvo le responsabilità di Pioli, in che momento si parlerà anche di quelle di Cardinale?

Perché è Cardinale che decide di rimuovere il management sportivo e non sostituirlo: Maldini piaccia o no è stato l’architrave dei successi; e Cardinale ha ritenuto che fosse sufficiente allontanarlo senza rimpiazzarlo, anche se Furlani non aveva mai guidato un club di calcio e non si occupasse della parte tecnica, e idem Moncada pur comunque facendo professione scout. E’ stato un errore marchiano assoluto, perché una grande anima come Maldini ti serve proprio quando le cose vanno male. Aggiungeteci poi il mercato: un mercato buono, con ben 120 milioni di € buttati, ma un mercato di prospettiva. Solo Pulisic era pronto, e così è stato. Anzi ti è cresciuto un Reijnders già adatto (anche se pure lui ridimensionato). Ma è ovvio che sia un mercato che necessiti di tempo per maturare. E dunque come poteva non scontarne quest’anno il Milan le conseguenze?

Adesso è stato chiamato Ibrahimovic, che nella settimana più delicata del Milan è a Miami e posta video facendo rovesciate. Sarà utile Ibra, ma anche lui ha bisogno del suo tempo, ed evidentemente di capire che una cosa è se sei responsabile di te stesso e un’altra se lo sei di un club. Ma ancora una volta, come fa a non essere Cardinale il responsabile anche di questa scelta per ora così aleatoria? E in generale, come fa a non essere responsabile di un progetto a cui ha tolto certezze senza averne le conoscenze specifiche?

Ha riconosciuto le sue responsabilità De Laurentiis. Fresca l’insalata, dicono i toscani. Perché Aurelio ha finalmente detto ‘è colpa mia’ quando proprio l’evidenza dei fatti era ineluttabile. Quindi i vari critici soprattutto napoletani che adesso si sperticano in elogi per la ritrovata onestà intellettuale, possono tenersi per sé i complimenti, perché AdL ha pronunciato le fatidiche parole quando ormai aveva fatto terra bruciata di tutto attorno a sé. Un po’ troppo tardi. In un anno è riuscito a portare una squadra che aveva 10 punti di distacco, all’essere settima. E il mercato non fatto. E le scelte sbagliate sugli allenatori, compreso il non credere più in quello nuovo già alla presentazione. Un Aurelio Gambardella che non voleva soltanto essere l’anima delle feste, ma anche avere il potere di farle fallire. Adesso ricomincia da capo, essersi reso conto degli errori dopo averli fatti tutti per eccesso di superbia, beh lascia il tempo che trova.

Sarà un domino di allenatori la prossima estate: dunque Milan e Napoli cambieranno sicuramente, chissà se anche la Lazio, chissà la Juventus, e l’Inter dipende dai risultati. E poi la Roma. I Friedkin non hanno alcuna intenzione di rinnovare Mourinho, a meno che non siano ‘costretti’ dai buoni risultati. Sono stufi di essere messi con le spalle al muro nonostante gli sforzi economici, e soprattutto di non aver ricevuto in cambio nemmeno una qualificazione in Champions. Ritengono di essere in credito con l’allenatore e che arrivare nei primi 4 o vincere l’Europa League sia proprio il requisito minimo. Nessuna proposta è stata fatta a Mourinho, e José prova a giocarsi la carta della piazza. Perché altre proposte allettanti non ne ha ricevute, se non dall’Arabia ma il portoghese ha voglia di rimanere ancora nel giro. E l’unica è portare dalla sua parte così tanto la piazza da costringere i Friedkin a tenerlo obtorto collo, per non incattivire i tifosi/clienti così fedeli. Sono due partite che deve giocarsi José: in campo e fuori. Certo, senza la qualificazione in Champions sarebbe difficile fare la rivoluzione. Ma se dovesse arrivare tra i primi 4, preparatevi a tutta la capacità politica di cui Mou è capace.

Redazione

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