Feste particolari per le squadre di serie A, solitamente abituate ad un incedere diverso in questo periodo dell’anno. I pacchi e panettoni di dodici mesi fa hanno lasciato spazio al sudore dei giorni immediatamente successivi al Natale, in vista di quello che già da oggi andrà a caratterizzare il prosieguo del campionato. Nessuna nostalgia della sosta degli anni scorsi e delle tradizioni, vista la fame di calcio che da sempre caratterizza il nostro popolo, ma la dipendenza dal pallone è comunque seconda rispetto a quella dalla fiera dei sogni che prenderà il via qualche ora dopo l’ultimo cenone dell’anno: il calciomercato.
L’elemento di disturbo è arrivato dall’abolizione governativa del decreto crescita. La scelta di annullare la proroga inizialmente prevista era stata letta da alcuni dei protagonisti del nostro calcio come un’eventualità assolutamente nefasta. Ed è oggettivamente dura dare una interpretazione contraria alle parole dell’AD del Milan Giorgio Furlani che poco più di un mese fa ebbe a dichiarare: “L'unica leva che ci rende competitivi con gli altri campionati europei è il Decreto Crescita. I nostri sponsor sono capitale straniero che entra in Italia e che poi noi investiamo, i progetti extra-calcio sono tutti finanziati da soldi esteri: nel momento in cui non riesci ad offrire un buon prodotto senza i migliori attori non ha senso fare progetti. A me sembra una follia a livello di economica nazionale togliere il Decreto Crescita".
Ora che lo spauracchio è diventato realtà, la nostra classe dirigenziale, di gran lunga la più abile a livello continentale, dovrà cercare di ingegnarsi per trasformare in miracoli i grandi risultati che avevano sin qui contribuito a mantenere il nostro livello calcistico ad un livello di competitività quantomeno accettabile.
Andando nel concreto: l’Inter è pronta ad investire nonostante le voci imprecisamente apocalittiche che hanno tenuto banco nelle ultime ore. Perché il debito finanziario non è lo Stato Patrimoniale, e chiunque faccia confusione tra le conseguenze dell’uno e dell’altro dovrebbe quantomeno evitare di approfondirne l’argomento nello specifico. Tornando al campo, i nerazzurri puntano a contribuire al risanamento economico attraverso la realizzazione di plusvalenze (lecite). Il prossimo indiziato a vedere moltiplicato il proprio valore di mercato è Tajon Buchanan. Il canadese arriverà dal Bruges con un investimento già nell’immediato ed attaccherà un biglietto con scritto “vendesi” sulla schiena di Dumfries in vista dell’estate. L’accordo per il rinnovo dell’olandese infatti non è ancora arrivato, e senza firma la prossima plusvalenza estiva potrebbe avere proprio le sembianze dell’esterno destro.
Tra le altre occasioni va segnalato come il Barcellona non voglia (per il momento) dare il proprio ok ad un passaggio di maglia di Lenglet diverso dalla permanenza a Birmingham nelle file dell’Aston Villa, con buona pace del l’apprezzamento che Moncada aveva manifestato in pubblico ed in privato con con le voci all’unisono (come quelle di una presunta rinuncia a Popovic) che ne erano conseguite. Il francese percepirà 170k a settimana da qui a fine stagione: oggettivamente troppo anche per gli estimatori più accaniti. Per quanto riguarda la Roma va segnalato il caso Bonucci. Nel tentativo di informarmi sulla trattativa, persone vicine all’Union Berlino mi avevano confidato la loro perplessità su un possibile ritorno dell’ex bianconero in serie A a causa del suo rendimento lontano anni luce da standard quantomeno accettabili in Bundesliga. Anche per questo abbiamo cercato di cavalcare con cautela le voci riguardanti trattative chiuse che si stavano diffondendo nell’ultimo periodo. La sensazione è che le divergenze economiche di cui si è detto nascondano delle più che lecite perplessità dal punto di vista tecnico. Se la Roma vuole svoltare la propria stagione a livello difensivo, ha bisogno di un giocatore che abbia ancora da spendere qualcosa in più del suo carisma e della sua leadership.