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Milan, un’ecatombe e tutti zitti. Quel Ferguson da Juve e Ngonge raddoppiato. Dionisi colpevole

Quella del Milan è un’ecatombe. Ovviamente non ci riferiamo ai risultati, già poco soddisfacenti, annessa l’eliminazione dalla Champions all’interno di un girone sopravvalutato come se le rivali fossero tutte Real e City. Il riferimento all’ecatombe chiama in causa gli infortuni, un disastro assoluto. Trenta ko in cinque mesi sono una roba da record mondiale assoluto. Se fossero trenta all’interno di una stagione, sarebbe già un disastro. Figuriamoci trenta in cinque mesi. Il problema vero è che nessuno spiega, come se tutto fosse normale. In pratica l’AD dell’azienda tal dei tali porta due collaboratori di fiducia che fanno disastri e poi non ne risponde. Il discorso equivale a Pioli che dice “non me lo so spiegare” quando – come minimo – avrebbe dovuto portare discorsi molto più logici e concreti. Normale che il Milan metta in discussione Pioli, la fragilità è assoluta. E si ha la sensazione che prevalga la predisposizione a una velocità di crociera figlia della mediocrità. Il saggio obietta: ma Pioli potrebbe ribellarsi dinanzi al “taglio” di qualche collaboratore dello staff… Il saggio non dice bene: tutto potrebbe fare piuttosto che ribellarsi, al massimo ci sono le dimissioni. Tomori tornerà tra un paio di mesi, si aggiunge a Kalulu e Thiaw, bisognerebbe prendere un paio di centrali (uno subito) tra i vari Lenglet, Kehrer e compagnia. Nella speranza di non “prendere tanto per prendere”, semplicemente perché avrebbe poco senso (Gabbia in arrivo appartiene a questa categoria). Ma prendere perché hai bisogno di qualità con un tempismo giusto, quello sì. All’interno di una stagione per certi versi apocalittica, difficile spiegarla diversamente. 

La Serie A propone talenti emergenti sempre più da copertina. Lewis Ferguson non è più un ragazzino, la prossima estate compirà 25 anni, ma ha una qualità straordinaria. E un’intelligenza tattica nettamente superiore alla media. Ci sono due gol che sintetizzano le sue doti, quelli segnati a Lazio e Atalanta: tempistiche diverse, l’inserimento e il colpo di testa, ulteriore conferma della sua classe. Sì, la Juve gli ha messo gli occhi addosso e saremmo inattendibili se dicessimo che non è da Juve. Ovviamente è un discorso che oggi non ha motivo di esistere, ma che per la prossima estate potrebbe essere attuale. Sia che la Juve restasse con Allegri al timone, ma anche nel caso in cui Thiago Motta dovesse sbarcare a Torino bianconera (non è una sciocchezza dire che sia uno tra i nomi maggiormente seguiti, tutto il resto è prematuro). Magari in compagnia di Zirkzee, un altro che ha ormai preso l’ascensore e il suo volo finirà chissà quando. Converrebbe memorizzare il numero di targa anche di Cyril Ngonge all’interno di una crescita esponenziale del classe 2000 che a Verona sta facendo pentole e coperchi. Ngonge aveva qualche colpo importante, adesso ha trovato la continuità. La scorsa estate poteva essere preso per 10 milioni circa, ci avevano pensato concretamente il Sassuolo (in caso di partenza di Berardi) e il Bologna dopo in sondaggio della Lazio. Adesso l’asticella si è alzata, la valutazione è raddoppiata e può essere un‘occasione per chi, come la Fiorentina, cerca quel tipo di profilo. Il Verona spera di tenerlo a gennaio (magari sacrificando Hien) e a quel punto, se il rendimento fosse questo, il prezzo potrebbe lievitare ulteriormente e i pretendenti arrivare anche dall’estero, compresa la Premier. 

Una rapida considerazione sul momento del Sassuolo. Certo, ci possono essere momenti difficili all’interno di un ciclo che ha portato a un lungo parcheggio in Serie A. Ma è impossibile che un organico del genere possa avere 16 punti a qualche giornata dalla conclusione del girone di andata. Certo, si può dire che in difesa ci siano problemi, ma dal centrocampo in su ci sarebbero le condizioni per avere almeno 7-8 punti in più. L’unico responsabile è Alessio Dionisi che, piuttosto che cercare colpevoli altrove e prendersela con le troppe espulsioni, dovrebbe alzare la mano e costituirsi. Giocare con Berardi più 10 è un’operazione semplice per chiunque allenatore. Magari il Sassuolo farà un’altra impresa in casa di qualche big, sarebbe il caso per rialzarsi in classifica, ma sarebbe un brodino rispetto a quanto non è stato prodotto fin qui. Malgrado un gruppo di lavoro che non meriterebbe di stare in quella posizione. 

Redazione

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