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ESCLUSIVA SI Percassi: “Samaden top player. Il futuro? Spero che i risultati ci diano ragione”

Intervistato per TalentuoSi, lo spazio dedicato alla scoperta dei migliori settori giovanili in Italia ed Europa ideato da Giada Giacalone, l’amministratore delegato dell’Atalanta Luca Percassi, ha parlato così del vivaio nerazzurro e di come è strutturata una delle più fertili academy d'Europa.

Parto da questo cartellino dottor Percassi, categoria giovanissimi. Lo giro, c'è scritto "Luca Percassi".

Sì, è un bellissimo ricordo. Dimostra che sono passati un bel po' di anni, però sempre legati all'Atalanta. Molto legata alla crescita dei giovani, ovviamente da quando papà è tornato ad essere presidente, ha voluto fin dal primo giorno tornare ad investire in maniera importante sul Settore Giovanile. E la storia dell'Atalanta è quello che Bergamo ha sempre dimostrato di riuscire a fare, quindi da parte nostra c'è una grande attenzione rispetto alla crescita di tutto il nostro Settore Giovanile.

Si ricorda lo Scudetto vinto, perché poi adesso vado ai trofei del '98…

Sì sì, me lo ricordo bene, eravamo una squadra forte. Io ho avuto la fortuna di entrare nell'Atalanta a 10 anni per arrivare poi fino alla Primavera: quella era una squadra veramente competitiva, come molte della storia dell'Atalanta. Però è stato un percorso di formazione, non solo calcistico ma veramente a 360 gradi. Quindi, per quello che mi ha insegnato l'Atalanta, in quegli anni di crescita, sono ovviamente grato tutta la vita.

La famiglia Percassi è un'eccezione nel panorama calcistico italiano, ma mi sento di dire europeo, proprio per il fatto che la maglia dell'Atalanta l'ha vestita lei ma anche suo padre.

Si, è quello che ci lega. Siamo cresciuti su questi campi, abbiam visto l'evoluzione di Zingonia. Ovviamente in primis il mio papà che poi ha avuto la bravura e la capacità di arrivare in prima squadra. Quindi si è chiuso completamente tutto il ciclo e da parte nostra, da parte mia, rivivere tutti i giorni questa strada mi permette di avere ben impresso quanto la società è cresciuta da quegli anni a oggi. Bergamo è l'Atalanta e l'Atalanta è Bergamo, e chi nasce a Bergamo nasce Atalantino. Quindi per noi che è una fede l'Atalanta, si è avuta l'idea di omaggiare tutti i nati a Bergamo con la maglia che è il simbolo più rappresentativo della società.

Qual è il vostro segreto? Perché i giovani qui riescono ad esprimere quello che altrove non riescono?

Diciamo che è un contesto di lavoro che ha delle caratteristiche uniche e quindi tante volte non sono replicabili e spiegabili, e bisogna essere bravi a conservare quello che è la tradizione, i pilastri che hanno fatto la differenza nella crescita e mantenerli in un mondo che ovviamente cambia e con esigenze da parte delle famiglie e da parte dei ragazzi nuove. Tutti i giorni.

L'Atalanta è la famiglia Percassi, ma negli anni c'è stata anche un'altra figura che ha aiutato l'Atalanta soprattutto dal punto di vista della crescita di questi giovani al quali è intitolata l'accademia, ovvero Mino Favini.

E' stato un maestro, la persona che il mio papà aveva voluto già dalla sua prima esperienza da presidente nel '90. E' l'uomo che diciamo ha dato continuità alla storia gloriosa del Settore Giovanile e che ovviamente l'ha portata ai massimi livelli. Quindi quando è mancato, visto che i suoi insegnamenti continuano ad essere vivi sui nostri campi, c'è sempre giusto, il minimo da fare era intitolargli l'Accademia, di cui lui sarebbe stato super super orgoglioso a vederla oggi. Mi sento in dovere assoluto di citare Maurizio Costanzi che aveva raccolto l'eredità di Mino, ha fatto un lavoro straordinario e quindi da parte mia c'è l'occasione per rendere ancora merito al grandissimo lavoro fatto da Maurizio che ha proiettato il Settore Giovanile dell'Atalanta in un'altra dimensione e di questo alcuni risultati sono stati eccellenti e straordinari con alcuni talenti pescati anche dall'estero. Non sono tutti Dejan Kulusevski e quindi da parte mia e di tutta la società un immenso grazie per quello che Maurizio ha fatto e che è stato in grado di portare avanti dopo Mino. L'arrivo di Roberto (Samaden, ndr.) è stata nell'occasione in cui Costanzi mi aveva trasferito l'idea di fermarsi, un'opportunità colta come a volte la vita è fatta di coincidenze e molto spesso il calcio è ricco di coincidenze. E' stata un'occasione per conoscersi, è stato un avversario tra virgolette, ma una persona di grande livello di cui noi abbiamo sempre sentito parlar bene e quando ci siamo conosciuti, ci siamo trovati molto facilmente. Lui, avendo anche una moglie bergamasca, conosce benissimo la storia dell'Atalanta, l'ha sempre ammirata e quindi è stato facile trovarci. In Roberto abbiamo grande fiducia, grandi aspettative, ma sappiamo di aver preso in assoluto, sul mercato italiano e quello europeo, un top player, una persona di grande talento, di grande spessore e di grande esperienza ed è quello che serve per guidare il Settore Giovanile dell'Atalanta.

Quanto è difficile investire nel Settore Giovanile?

E' difficile, molto, perché purtroppo cambiano spesso e volentieri le regole che complicano il lavoro, non ultimo l'operazione del vincolo che comporta altre problematiche. Cerchiamo di affrontare tutte queste problematiche, giorno dopo giorno, con le soddisfazioni che ci dà la crescita di alcuni ragazzi che vediamo magari arrivare all'Atalanta a otto-sette-dieci anni e che poi crescono. Le complicazioni ci sono, ma devo dire che le gratificazioni superano le complicazioni che, molto spesso, quotidianamente, dobbiamo affrontare.

Prima di chiudere la nostra chiacchierata, domande relative al passato e al presente: Percassi, quale è il giocatore che le ha dato maggiori soddisfazioni nel percorso che ha fatto nel Settore Giovanile dell'Atalanta, magari che non veste neanche la maglia adesso della Dea.

Son tanti i ragazzi, perché comunque quando un ragazzo arriva in prima squadra e ha fatto tutta la trafila nel Settore Giovanile, non fa altro che rappresentare al meglio il lavoro e gli sforzi fatto da tutte le persone che si sono dedicate alla vita quotidiana del nostro Settore. Abbiamo vari esempi di ragazzi che hanno fatto molto bene, penso per esempio a Bastoni che è un ragazzo che fin da piccolo ha vissuto questi campi e poi oggi è un titolare della Nazionale Italiana, quindi nonostante la giovanissima età, è un ragazzo che rappresenta in pieno lo spirito Atalanta.

Uno che veste la maglia dell'Atalanta adesso?

Abbiamo sicuramente Scalvini che è un ragazzo perfetto, in campo e fuori dal campo eccellente. Però mi piace anche citare Matteo Ruggeri, Carnesecchi che è stato chiamato in Nazionale maggiore. Devo dire che fortunatamente abbiamo l'imbarazzo della scelta, ma l'imbarazzo di scegliere dei ragazzi di cui noi siamo molto orgogliosi.

L'ultima domanda ringraziandola, se si dovesse sedere adesso alla sua scrivania e vede il futuro dell'Atalanta, cosa vede?

Vedo una società che cerca quotidianamente di crescere, nella semplicità, che però continua ad investire nel Settore Giovanile, continua ad investire nelle infrastrutture. C'è l'investimento sullo stadio che è qualcosa di unico, non vediamo l'ora di goderci la casa dell'Atalanta finita. Dobbiamo ancora pazientare qualche mese, ma quello che sta nascendo sarà qualcosa che renderà la città molto orgogliosa del lavoro fatto. Sulla base di questi presupposti poi c'è un Under 23 che cresce, c'è un grande lavoro fatto dal Mister Modesto e da Fabio Gatti. C'è la prima squadra affidata a un grande allenatore, Mister Gasperini, e dai due direttori Tony D'Amico e Lee Congerton che stanno portando avanti un progetto molto impegnativo. Sicuramente l'impegno è massimo, poi speriamo i risultati ci diano ragione.

Allora in bocca al lupo.

Crepi

Redazione

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