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ESCLUSIVA SI Giacomazzi: “Dal mio Lecce alla difesa illogica di Zeman. Lautaro? Come Suarez”

I 20 punti collezionati nelle prime 17 partite da parte del Lecce, testimoniano come la squadra di D'Aversa sia da ascrivere fra le sorprese di questa prima parte di campionato. Quattro vittorie per i giallorossi, ma soprattutto ben 8 pareggi: i salentini sono un osso duro da battere. 

Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto in esclusiva l'ex bandiera del club pugliese, Guillermo Giacomazzi, che ha parlato sia del proprio percorso come allenatore, che dell'attualità della Serie A e del club del quale è divenuto un'icona. 

Dopo queste prime esperienze come assistente, in futuro ti piacerebbe lavorare come primo allenatore?

"Beh, io faccio parte dello staff di Daniele De Rossi e stiamo aspettando ora una opportunità di lavorare. Guardo tutto il calcio che posso, fino a che non tornerò operativo".

Ti emoziona vedere tuo figlio crescere nel Lecce?

"Di mio figlio emozionano un'infinità di cose, non solamente vederlo giocare a calcio. Non solo assolutamente uno di quei genitori che ha il fanatismo di voler spingere il proprio figlio a fare la carriera da calciatore. Ha seguito questa passione e mi piace vederlo giocare dato che ho fatto anche io quel percorso. Proprio per questo però so anche io quanto sia difficile, dura. Provo semplicemente a trasmettergli quello che dovrebbe accompagnare un calciatore: il divertimento, il rispetto, i veri valori. Se poi diventerà un professionista, gli auguro di farcela perché vedo cha ha questa grande passione. Però dipenderà da tanti fattori. Sa quanto sia difficile, a livello percentuale, anche per chi ha un grande talento. Gli dico di godersi il percorso".

Quali allenatori ti hanno lasciato di più nella tua carriera da calciatore?

"Io sono diventato abbastanza autocritico e ho capito che devi prendere qualcosa da ognuno. Per un calciatore è difficile esserlo, perché di solito è sempre colpa degli altri (ride, n.d.r.). Ho avuto allenatori molto bravi e preparati ed anche meno, ma ho imparato da tutti. Perché anche i meno bravi possono aver avuto peculiarità in certi aspetti dalle quali apprendere. Fare un nome sarebbe una scorrettezza per gli altri, però…".

Però?

"Beh, Passarella in Nazionale, Zeman e Berretta. Poi Guidolin, Delio Rossi, De Canio. A livello internazionale quello che mi ha trasmesso Passarella non ha eguali. Concetti, visione diversa dalla mentalità italiana per esempio. Ed anche dal suo secondo di allora, Sabella, poi divenuto ct argentino".

A proposito di Zeman: trovi sia stato un precursore per certi concetti oggi ampiamente sdoganati anche in Italia? In particolare per la voglia di attaccare e di creare, più che di non "prenderle".

"Sicuramente lo è stato. Già dagli anni del Foggia aveva questa filosofia. Qualcosina ha cambiato, se non altro perché è cambiato il calcio. Lui dal punto di vista offensivo è stato un maestro. Tante cose oggi le vedi in tanti allenatori che provano ad essere più spregiudicati e meno catenacciari rispetto agli standard del calcio italiano. Lui aveva il suo modo di vedere il calcio, la sua filosofia. Poi, oltre a tutto il suo pensiero, non nascondo una cosa".

Che cosa?

"Che qualche limite dal punto di vista difensivo lo aveva. A livello concettuale, ti chiedeva delle cose a livello tattico che erano un controsenso alla logica. Ma era il suo modo di fare il calcio".

Ti piace oggi il Lecce? Prova a giocarsela contro chiunque.

"Vivo a Lecce e vedo calcio a tutte le ore. Vedendo i giallorossi, dico che stanno facendo un ottimo campionato. Hanno iniziato molto bene, anche con un pizzico di fortuna ottenendo risultati importanti che gli hanno permesso di giocare poi con meno pressione e provando a fare la propria partita. Una squadra equilibrata, che gioca con grandissima intensità. Ha dei giocatori molto interessanti, con tante scelte: ha due giocatori per ruolo".

Che ne pensi di Ramadani?

"Viene paragonato molto a Hjulmand. Io lo vedo un po' diverso: si prende più rischi nel possesso. Ha dimostrato fin dalla prima amichevole di avere grande personalità. E' un Nazionale e si vede: nell'impatto con la Serie A sembrava giocare qui da 3-4 anni. Un giocatore che ha dato tanto, mantiene equilibrio nella squadra. Il Lecce tende ad essere molto verticale quindi a volte Pongracic penso sia quello che tocca più palloni, dato che davanti ci sono giocatori che vanno spediti".

Inter e Juventus battaglieranno fino alla fine per lo Scudetto?

"L'Inter è una squadra fortissima. Anche le poche volte che non vince, la squadra avversaria solitamente ha sofferto tanto per portarle via punti. E' compatta, intensa, qualitatiiva. Sa cosa deve fare quando ha la palla ed anche quando non ce l'ha. Il suo allenatore le ha dato una identità, trasmettendo dei concetti, principi molto chiari. E quando qualcuno è in giornata no, ha vicino dei compagni che possono risolvere la partita. Faccio tre nomi in particolare".

Quali?

"Lautaro, Thuram che ha avuto un impatto incredibile, Calhanoglu: sono giocatori di classe enorme che stanno giocando a livelli molto alti. Sarà durissima impedire di vincere lo Scudetto all'Inter".

Il paragone che qualcuno fa fra Lautaro ed il tuo ex compagno di squadra Luis Suarez è calzante?

"Quando i centravanti segnano tanto vengono sempre messi a paragone con altri campioni. C'è una somiglianza per alcune loro caratteristiche. Suarez è più fisico, forte fisicamente, ma leggermente meno qualitativo di Lautaro. Questo non significa che come numeri sia meglio uno dell'altro, ma Lautaro lo vedo leggermente meglio a collegare il gioco. Sono due attaccanti stratosferici ed è difficile poi dire chi sia meglio per mezzo punto in più dell'altro".

La crescita del Toro comunque è sotto gli occhi di tutti.

"Sì, sta facendo vedere di essere davvero un attaccante moderno. Un centravanti va visto a 360 gradi e vi invito ad osservare i movimenti che fa: lui sta maturando da questo punto di vista e sta migliorando tanto a livello di continuità, la cosa più difficile da mantenere".

Redazione

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