Categories: Editoriale Calcio

Il “calcio del popolo” (Juve, Milan, Napoli, Inter, Roma, Real Madrid, Barcellona) ha bisogno di nuove formule. La sentenza europea rilancerà un progetto meritocratico e per tutti. Lo chiedono i giovani. Ne riparleremo fra qualche mese

In tanti si sono prodigati per affollare i ranghi del fronte del “no” alla Superlega. Chiacchiere in libertà che denunciano solo il timore di alterare uno status quo nel quale il calcio sta marcendo. Incomprensibile come i meandri della mente umana che sono spesso luoghi difficili da codificare. “Non toglieteci il merito sportivo”, ma chi vuole farlo? Al contrario, vinca assolutamente il più forte. Lasciateci il sogno della piccola che batte la grande. E chi vuole negare il sogno? Poi, però, c’è la realtà. Guardate i dati della tabella 1 che riporta il numero di abbonati alle pay tv, per partita, di ogni squadra, nello scorso campionato. Non c’è nemmeno da commentarli. Parlano da soli.

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Poi guardate i dati delle squadre più seguite al mondo (tabella 2) e provate a pensare quale sia realmente il “calcio del popolo” se non quello dei grandi club più famosi al mondo (fonte Leovegas). Per comprendere ulteriormente il fenomeno va anche ricordato che, pur essendo gli avvenimenti calcistici top (Mondiali, Europei, Champions, Libertadores, coppa America, coppa d’Africa) quelli più seguiti al mondo, c’è una frenata nel seguito soprattutto fra le fasce più giovani della popolazione. Troppo lunghe le partite, poca spettacolarizzazione dell’evento, scarsa attenzione se non per i gol o le azioni più belle. Ovviamente il calcio resta l’attrazione numero uno ma ha bisogno necessariamente di formule nuove e più accattivanti. Che male ci sarebbe nel proporre un super spettacolo che coinvolga il meglio del calcio europeo da trasmettere in chiaro? Il tutto nella salvaguardia dei campionati nazionali che offrirebbero possibilità di vittoria a squadre che ormai da decenni non realizzano più “sorprese” (il Napoli non è una sorpresa ma una realtà europea). Oltretutto squadre che, in base al merito conquistato sul campo, accederebbero alle competizioni nuove che potrebbero vedere luce dopo la clamorosa sentenza della giustizia europea. Siamo certi che dopo tanto (inutile) clamore calerà il silenzio su una vicenda che proseguirà il suo corso nei prossimi mesi e approderà a un progetto compiuto approvato anche dai tanti che ora proclamano la loro contrarietà. È solo questione di tempo.

 

Redazione

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