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Milan, non sei morto. Bologna, Thiago Motta da 10 ma il vero “Sarto” è un altro. Josè, titoli di coda

Dato per morto e per spacciato. Il Milan non è finito. E' uscito dalla Champions per due immeritati 0-0 nei primi 180 minuti ma in campionato è vivo ed è dietro solo a chi ha squadre più attrezzate. I miracoli nel calcio non si fanno e una squadra con tanti giocatori nuovi ha bisogno di tempo. Pioli, comunque andrà, a giugno avrà chiuso la sua esperienza in panchina e il voto che bisogna dargli non può che ballare tra 7 e 9. E' giunto il momento di cambiare, lo sanno tutti, ma non ora e non prima della fine della stagione. Un peccato che San Siro non canti più la canzone dedicata a Pioli, prima delle partite. Qualche risultato storto non deve cambiare strategie e iniziative di un club che ha intrapreso un percorso vincente, coraggioso e reddittizio. Vincere in Inghilterra non era facile e il Milan l'ha fatto. Vincere con la sigaretta contro il Monza non era semplice e il Milan l'ha fatto. 10 giorni prima la Juventus si era arrampicata sugli specchi per espugnare la Brianza. Attenzione: al Milan serve un difensore a gennaio e due punte in estate. I giovani sono forti e crescono bene ma in alcuni ruoli non si può giocare sempre con il fuoco.

Intanto per il futuro i nomi che si fanno sono due: Thiago Motta (più probabile) e Antonio Conte per i sognatori del tutto e subito. Maledetto tutto e subito. Thiago è un predestinato. Non avrei scommesso un euro. Aveva ragione il Genoa. Grande lavoro, grande squadra e grande gioco. Sta raccogliendo tutto a Bologna e sognare la Champions non è utopia. Roma battuta e abbattuta. Il vero artefice del Bologna, però, è il solito Giovanni Sartori. Quest'uomo inizia a farmi paura. Un genio del calcio, un patrimonio del nostro pallone. Questo signore ha scritto la storia del Chievo Verona che senza di lui sarebbe ancora in serie C. E' andato a Bergamo e ha fatto la fortuna di una intera società e ha valorizzato Gasperini come fosse il nuovo Fabio Capello. A Bergamo hanno pensato che il segreto fosse Gasperini e non Sartori; si sono liberati della persona sbagliata. Oggi, dopo aver seminato benissimo, fa raccogliere i frutti ad un Bologna che solitamente vivacchiava a metà classifica. Sartori guarda Gasperini dall'alto al basso e forse quando litigavano Percassi avrebbe dovuto schierarsi con il Direttore e non con l'allenatore. Il Bologna gode delle strategie del suo Direttore e di intuizioni folli da genio del calcio.

La Roma è prigioniera di un personaggio che fa cinema e non calcio. Le sue migliori performance sono con un microfono avanti e non con il campo avanti. Guadagna tanto ma rende poco. Grande motivatore ma gioco zero. Josè Mourinho è arrivato ai titoli di coda. In teoria erano partiti già da tempo ma se chiude la stagione ancora senza quarto posto non ci sarà più mezzo motivo per andare avanti con il portoghese. Squadra forte, tante figurine, soldi spesi ma resa pari allo zero. La storiella della coppetta vinta e del tutto esaurito all'Olimpico ha stufato anche il Mourinho fun club della Garbatella. "Aho guai a chi ce tocca Mourigno". I romanisti, per molto meno, hanno impalato allenatori forti e più capaci di Mourinho. Josè ha fallito e se non porterà la squadra in Champions avrà completato l'opera. Anche Pinto non mi sembra un fenomeno. Forse a Petrachi avrebbero dovuto dare qualche calcio in meno. 

Redazione

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