ESCLUSIVA SI Manninger: “Chiellini il difensore più onesto. Allegri? Importa vincere, lui sa farlo”

Nell'apprendere dell'addio al calcio di Giorgio Chiellini, i tanti colleghi ed addetti ai lavori che lo hanno incrociato in questi anni sembrano essere concordi su due aspetti in particolare. Il primo è ovviamente quello che Chiello sia stato uno dei migliori interpreti del ruolo della storia recente e passata e come tale lo stanno celebrando in queste ore. Il secondo è che, per l'intelligenza che ha e le sue capacità anche fuori dal campo, possa avere successo ancora, nel calcio, in altre vesti. 

In esclusiva per SPORTITALIA è intervenuto l'ex portiere bianconero Alex Manninger, che ha parlato di lui ed anche dell'attualità della Vecchia Signora. 

Chiellini si ritira. Che ricordo ha di lui e cosa lascia al calcio?

"E' il difensore più onesto che abbia mai conosciuto: non ti lasciava mai in dieci uomini. In campo era una forza unica, poi fuori era eccezionale, sia per il lavoro che faceva su sé stesso, sia per l'aiuto che dava a noi compagni. Sapeva come raggiungere i propri obiettivi, infatti ha vinto tantissimo. E' stato un onore per me condividere con lui lo spogliatoio".

Con lui in campo l'impressione dall'esterno era che voi portieri correste molti meno rischi, anche potenziali. Come si traduceva per lei questo vantaggio?

"L'impressione che avevate dall'esterno è la stessa che avevamo noi in campo. Lui poi sapeva che da solo non poteva fermare tutti, era bravo nel gioco di squadra, ma faceva tutto quello che era umanamente possibile per fermare l'attaccante di turno. Ogni parte del corpo era a disposizione per il solo fine di non far fare gol all'avversario".

E fuori dal campo? Ci parla della sua famosa dedizione totale per lo sport che ama, il calcio?

"In ogni ricordo che ho di lui, Giorgio è sempre stato concentrato sul calcio. Penso al tempo libero che avevamo, alle cose che sceglieva di fare, ma soprattutto di non fare. E' sempre stato un esempio per me. Un esempio di come si è professionisti a tutto tondo".

Neanche il tempo di ritirarsi, che molti lo vedono già dirigente, magari alla Juve. Pensa che possa diventare una figura di riferimento per i bianconeri in futuro, dietro la scrivania?

"Partiamo da un presupposto: se lui vuole questo, lo raggiungerà senz'altro. Perché è molto intelligente, la laurea che ha conseguito lo dimostra. C'è poi un aspetto da considerare".

Quale?

"C'è un tempo giusto per fare questo tipo di scelte. Essendo lui intelligente, credo che lo sappia. Sa che fare la differenza dietro ad una scrivania non è come farla in campo. Ecco perché in questo senso anche un anno di vacanza, dato che lui non ne faceva tante, a volte può fare anche meglio. Con il tempo poi come dicevo lo può fare alla grande".

Un altro che ha fatto questo passo è Buffon: cosa ricorda di lui e del vostro rapporto?

"Avevo un bellissimo rapporto con Gigi, ancora oggi ci scriviamo. Io giocavo quando lui stava male o doveva riposare, sapendo che davanti avevo un portiere che aveva cambiato il suo ruolo per sempre. L'idolo di tutti. Sono onorato di aver giocato anche con lui è mi è piaciuto seguirlo gli anni successivi e vedere che si è ritirato solamente da pochissimo".

La Juventus sta tenendo il passo dell'Inter per lo Scudetto. Lo può vincere?

"Quello che emerge da questo inizio di campionato è che qualcosa c'è sotto: le possibilità la Juve se le sta creando, ce l'ha. Milan e Napoli mi sembrano più defilate, l'Inter purtroppo ha creato una grande squadra che sta facendo un bel percorso, ma i bianconeri sono lì".

Al suo arrivo a Torino, trovò una squadra in ricostruzione, all'inizio. Anche questa Juventus ha passato un periodo di ricostruzione. 

"Sì, ma c'è una grossa differenza fra quella e questa squadra, nel capo: Allegri".

Ci spieghi.

"Nei primi anni a Torino secondo me pagavamo il fatto che ci fossero frequenti decisioni importanti, soprattutto nei cambi di allenatore. Ogni tecnico ha la sua idea e sia per lui che per i giocatori non è facile così, quando servono subito i risultati. Oggi c'è Allegri che è il punto di riferimento e che dà continuità".

Max viene spesso criticato per il gioco che esprime. Eppure è lì…

"Anche qui dico che rispetto ai tempi in cui arrivai in bianconero io, ho sempre saputo che fosse meglio giocare meno bene e vincere, piuttosto che giocare benissimo e non trionfare. Oggi la Juventus con Max sa vincere le partite e questo mi piace".

Rispetto ad inizio anno, la Juve deve fare qualcosa sul mercato secondo lei?

"Dipende da quello che serve ad Allegri e da quello che riesce a tirare fuori dai giocatori che ha già. Perché l'organico attuale è di assoluto valore e può puntare a vincere qualcosa, anche se rispetto ad inizio anno, fra infortuni, doping e tutto, qualche pezzo lo ha perso". 

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