Nel silenzioso e aristocratico mondo della Formula 1, dove i motori ruggenti e le sfide avvincenti si mescolano con gli intrighi dietro le quinte: bufera in atto
Il sipario si abbassa sul Campionato Mondiale di Formula 1 del 2023, un affare meno combattuto di quanto la storia ricordi, con Max Verstappen su Red Bull ancora una volta a detenere le redini del potere. Ma proprio quando il paddock si appresta a immergersi nei riflessi dorati delle vacanze, un’esplosione sottile si diffonde nell’aria, un’esplosione di accuse pesanti.
Le voci serpeggiano tra i corridoi, mentre l’atmosfera si carica di tensione e sospetto. È Susie, la moglie di Toto Wolff, a essere coinvolta in questo intricato gioco di potere. Sussurri insidiosi la dipingono come la chiave segreta di un enigma che potrebbe favorire la scuderia del consorte. Accuse gravi, sottili come un velo di nebbia che s’insinua tra i corridoi e si diffonde come un sussurro, circondano il manager austriaco. La loro genesi risale al momento della nomina di sua moglie Susie a capo della nascente F1 Academy, un nuovo capitolo riservato alle donne sotto l’egida di Liberty Media e del Formula One Group.
All’inizio, erano solo mormorii, ma ora, dopo l’eloquente racconto dipinto nell’ultima edizione della rivista ‘Business F1 Magazine’, queste voci iniziano a fiorire nei giardini dell’opinione pubblica. Nel raffinato gioco di strategie e alleanze, tre noti team principal, mantenuti nell’ombra come attori di un dramma ben orchestrato, gli hanno scagliato contro dichiarazioni taglienti.
Lo accusano apertamente di agire come una talpa nel cuore del paddock, svelando con discrezione i segreti delle riunioni tra le scuderie a coloro che, in effetti, dirigono le fila della Formula 1, tutto questo in cambio di vantaggi sottili.
“Se partecipiamo a un incontro interno, segreto, ben presto ogni parola sussurrata trova la sua strada sulla scrivania di Greg Maffei (CEO di Liberty Media, ndr)” ha affermato uno dei team principal, celato nell’anonimato, in un’intervista alla raffinata rivista britannica.
Formula 1, scoppia il caso Wolff: la situazione
In questo intricato balletto di segreti e ‘tradimenti’, Toto Wolff è dipinto come una figura che gioca con maestria entrambi i lati del tavolo, trarre vantaggio per sé e per la sua scuderia. Un “doppio gioco” avvolto nell’ombra, dove ogni passo potrebbe portare a una rivelazione sorprendente.
Le accuse, tuttavia, trovano eco anche tra gli altri due eminenti team principal e puntano il dito con fermezza verso il conflitto di interessi che si dipana quando la moglie di un rappresentante di una scuderia assume un ruolo all’interno dell’organigramma dell’ente che sovraintende la Formula 1.
“Onestamente, credo che sia illegale; certamente, si cela dietro un immenso conflitto di interessi. E al di là di ciò, ritengo che sia altamente immorale” ha confessato il primo.
“Immaginate, per un attimo, che Geri Halliwell (moglie del team principal della Red Bull, l’immarcescibile Christian Horner, ndr) o Raquel Diniz (moglie del proprietario dell’Aston Martin, Lawrence Stroll, ndr) venissero elevate al ruolo di capo della Formula 2 o trovasse impiego in Formula 1 o Liberty Media. Sarebbe un conflitto di interessi ridicolo, semplicemente inaccettabile, e il lavoro svolto da Susie Wolff all’Academy rientra nello stesso schema” ha ribadito con fermezza un terzo team principal.
Formula 1, le rivelazioni sul caso Wolff
In questa sinistra danza di potere e intrighi, emerge la percezione di un mondo automobilistico sottoposto a regole ambigue e a una moralità incerta, un palcoscenico sul quale si svelano i sotterranei segreti di chi detiene il timone della Formula 1.
E poi, con una certa audacia che preluderebbe a un’oscura rivelazione, il terzo dei team principal ha proclamato che questa intricata faccenda presto sfocerà in uno scandalo di vaste proporzioni: “Toto è l’unico che si concede a un doppio gioco, e un giorno questa sua strategia potrebbe riversarglisi contro. Anzi, credo che il processo sia già in atto. Qui, dinnanzi a noi, si cela una bomba ad orologeria, potenzialmente ancor più grave di quanto accaduto a Singapore lo scorso anno” ha commentato con una sagace chiusura il dirigente di una scuderia di Formula 1.
La sua affermazione, evidentemente, attinge ai sospetti che si sono generati nella stagione passata, quando Toto Wolff venne a conoscenza prima di tutti della violazione del budget cap da parte della Red Bull, addirittura prima che la FIA rendesse ufficiale l’esito delle indagini sulle finanze delle squadre.