A prescindere dall'esito parziale dell'avventura delle italiane in giro per l'Europa, la copertina della settimana se la prende suo malgrado il Milan (per ora) di Stefano Pioli. Un inciso inevitabile, vista la situazione che i rossoneri stanno affrontando ed il rischio concreto di ritrovarsi dopo un'estate perennemente in copertina, a vivere una stagione apatica e senza obiettivi in grado di generare l'entusiasmo dirompente del proprio passionale popolo.
A proposito di questo, se l'unità di misura fossero i decibel dello stadio, curva a parte, il tecnico sarebbe già stato ampiamente sentenziato. Dal derby di settembre in poi, la sensazione diffusa è quella di un Pioli mal sopportato da una tifoseria che aveva trascorso l'intera sessione di calciomercato sognando di poter sostenere una squadra più competitiva di quella della stagione precedente. Posto che Pioli è stato momentaneamente confermato dallo stato maggiore rossonero anche il giorno successivo alla disfatta patita contro il Borussia Dortmund, i riscontri non portano ad una tranquillità definitiva della sua posizione, ma piuttosto ad un periodo di valutazione rispetto all'opportunità di anticipare anche a stagione in corso un divorzio che a giugno sembra oggettivamente inevitabile.
La programmazione rossonera, ad ogni modo, procederà secondo le possibilità economiche che il Milan si è meritevolmente costruito e che non ha la minima intenzione di sperperare con mosse che implichino un passo più lungo della gamba. Quindi da una parte diventerebbe complicato ipotizzare un fortissimo investimento a livello di ingaggio per un top manager già affermato ai massimi livelli. Più realistico strizzare l'occhio alla ricerca di un tecnico in rampa di lancio (non per forza italiano) e desideroso di affermarsi in serie A ed in Europa percorrendo la strada del gioco e della valorizzazione dei singoli attraverso un collettivo vincente.
Identikit che non corrisponde ad un solo profilo, anche se abbiamo raccontato proprio in settimana dell'apprezzamento nei confronti di Thiago Motta che anche il management rossonero condivide con gli altri top club che stanno osservando con interesse le evoluzioni del suo Bologna. A questo proposito è necessario un breve ma doveroso inciso nei confronti di Giovanni Sartori: cambia la squadra nella quale lavora, ma non la resa sul campo delle sue intuizioni destinate a tramutarsi in plusvalenza nel giro di qualche mese. Il Bologna non è un miracolo, ma frutto tangibile di un lavoro di ricerca certosino ed efficace. Applausi a scena aperta al tecnico ed al suo Direttore.
Tornando ai piani futuri di Casa Milan, è lecito pensare che le prossime settimane saranno di lavoro e trattativa per lo staff dirigenziale di via Aldo Rossi. Le priorità di mercato porteranno alla ricerca di un difensore ed un centrocampista che possano rafforzare la rosa nell'immediato.
Con vista sul futuro non mancano però le prospettive di investimento. L'affare fatto corrisponde al profilo di Matija Popovic: il talentuoso serbo classe 2006 ha già detto di sì ad una proposta che i rossoneri formalizzeranno ufficialmente una volta che sarà scaduto il legame contrattuale attualmente in essere con il Partizan Belgrado.
Per Ouèdraogo la sola incognita è legata alle tempistiche: abbiamo già rivelato tempo fa della presenza di una clausola rescissoria da circa 12 milioni di euro. Il Milan rispetto ad Inter e Juventus avrebbe la potenzialità economica per poterla liquidare allo Schalke 04 già a gennaio per poi perfezionare il trasferimento non prima dell'estate. Le prime due della classe in serie A condividono invece la necessità di posticipare l'eventuale investimento alla prossima estate. Un vantaggio non da poco che il Milan deve far fruttare per evitare brutte sorprese.
Una chiusura dedicata al prossimo big match tra Napoli e Inter, che a differenza di quanto accaduto a Torino non potrà essere caratterizzato neppure in minima parte dal calcolo delle energie e dei rischi da evitare piuttosto che da correre. La squadra di Mazzarri ha la missione di completare la prima settimana di un ciclo terribile con la prospettiva di riaprire uno squarcio nelle proprie prospettive di altissima classifica, mentre Simone Inzaghi ha l'obiettivo opposto.
Un successo al Maradona infliggerebbe alla concorrenza un colpo difficile da digerire: non tanto a livello di classifica quanto piuttosto dal punto di vista mentale. Manca una vita allo sprint decisivo, ma un'ulteriore dimostrazione di affidabilità ai massimi livelli dopo aver agguantato in 5 minuti il pareggio allo Stadium contro una difesa semi impenetrabile come quella della Juve, ed il pareggio in rimonta di Lisbona nonostante il turn over, sarebbero un segnale impossibile da equivocare. A maggior ragione senza Bastoni.
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