Non sappiamo se siamo di fronte al nuovo fenomeno del calcio italiano o all'ennesimo spot mediatico in tempi di calo di gradimento per l'allenatore. Sta di fatto che sabato sera, a San Siro, la curva Sud ha caricato di non poche responsabilità Francesco Camarda da Milano, il giovane 15enne attaccante rossonero, il più piccolo della storia ad aver esordito nella nostra serie A. Non abbiamo tanti elementi per rispondere alla nostra stessa domanda. Un predestinato? Forse si, perchè se fai l'esordio a San Siro a 15 anni significa che Dio ti ha regalato qualcosa. Pioli non è un pazzo e anche se in attacco aveva il solo Jovic, meglio un bambino di 12 anni che l'ex attaccante viola, non era scontato che nella mischia buttasse Camarda a risultato nettamente in bilico e non deciso. In Primavera, su Sportitalia, Camarda lo abbiamo seguito e finora ha fatto un gol in campionato e anche bruttino. Non abbiamo visto 15 gol in 12 partite o non si è visto ancora, in campionato, l'attaccante che spacca le porte. Cosa che invece in Youth League, in partite più pesanti, paradossalmente invece si è visto. Senso del gol, mezzi fisici e personalità (da smussare in alcuni momenti, vedi rosso col PSG), ma soprattutto ancora margini di crescita – fisica, tecnica, tattica e mentali – enormi, che possono essere raggiunti o meno. Per questo non sappiamo se sarà il nuovo Donnarumma, qualche metro più avanti, o l'ennesimo talentino che si perde dopo i titoloni dei giornali. Mastour, Paloschi, Scuffet e altri mille casi di giocatori considerati il futuro del nostro calcio e miseramente scomparsi con il passare del tempo. Bisogna avere, per sfondare, qualità innate (e qui ci siamo), una famiglia intelligente alle spalle, un ragazzo con un cervello e con la voglia di arrivare distruggendosi di allenamenti e un agente capace (e anche qui ci siamo perché il ragazzo è seguito dall'agenzia di Giuseppe Riso). Vedremo. Sta di fatto che una speranza a Milanello c'è e di questi tempi già una lampadina fa una bella luce.
Intanto Walter, il bollito se l'è mangiato e ne ha lasciato un pochino a Gasperini. Mazzarri vince la prima con il Napoli e batte una Atalanta che sta dimostrando, in questo campionato, di non poter puntare alla grande Europa. Certamente non deve essere quello l'obiettivo ma se ci abitui bene poi noi alziamo l'asticella. Il Napoli, insieme al Milan, salvo clamorosi colpi di scena rappresentati dai Garcia di turno, dovrebbe avere ben chiaro l'obiettivo stagionale. Guardare Inter e Juventus lottare per lo scudetto e posizionarsi tra le prime 4. Napoli come il Milan. Almeno in campionato, in Europa si vedrà. Questa settimana sarà decisiva. Mazzarri, solitamente un pizzico spocchioso e pieno di sè, questa volta può dare una grande mano ad una squadra in crisi di identità e risultati. I calciatori ci sono, serviva solo mettere ordine. Adesso con Real Madrid e Inter puoi giocare con la testa più libera perché in caso di sconfitte non cade il mondo. La vittoria di Bergamo è molto preziosa per lavorare con serenità, oltre che utile a sistemare una classifica brutta da vedere se hai lo scudetto sul petto.
Infine non ce ne voglia Maurizio Sarri ma a Salerno non puoi perdere. La Lazio è irriconoscibile rispetto allo scorso anno e non può bastare la scusa "se ne è andato Milinkovic Savic". Sarri deve intervenire e lo deve fare in fretta anche se questo campionato credo non possa regalare grandi soddisfazioni. Bisogna concentrarsi sull'Europa e trasformarsi in Mourinho. Dopo un derby brutto e insignificante non puoi, se sei la Lazio, prendere gli schiaffi sul campo dell'ultima in classifica che finora non aveva mai visto l'alba. Tare se la starà ridendo in italiano e albanese. Lotito deve fare meno il senatore e più il Presidente. Sarri deve essere meno bello e più pratico. La Lazio di quest'anno, almeno in serie A, è troppo avvilente per essere vera.
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