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Dal disastro Sousa alla redenzione Inzaghi. Sarri va via? È un’ipotesi. Mazzarri è un altro e vince subito. Milan e Fiorentina troppo confuse per essere belle. Fra Juve e Inter si vincerà di corto muso

Partiamo dall’ultima: la Salernitana. È bastata una mini preparazione durante la sosta delle nazionali per rimettere la squadra in grado di competere sul piano fisico. Ma che cosa ha combinato Paulo Sousa l’estate scorsa con giocatori che non si reggevano in piedi e con un inizio disastroso in campionato? La Salernitana di Inzaghi ha invece nettamente superato una Lazio irriconoscibile e abulica. Bravo Pippo a rilanciare nuovi e senatori, Candreva su tutti. Sarri si dimetterà? Non si sa. Intanto si mette a disposizione ed è un segnale significativo di resa. Se ne riparlerà forse dopo la Champions sperando nell’ennesimo risveglio di una squadra a corrente alternata.

 

L’altra sfida fra Atalanta e Napoli ha riportato in luce Mazzarri. Bello tornare a vincere dopo 10 anni di assenza. L’Atalanta è sempre stata in partita rischiando anche il sorpasso, ma il Napoli è stato attento, umile e compatto producendo a tratti quel gioco di Spalletti che era scomparso con l’ordalia calcistica imposta da Garcia. Mazzarri è completamente un altro. Più calmo, meno rabbioso, più riflessivo, persino simpatico ha riportato serenità e fiducia nei propri mezzi. Quello che serviva al Napoli per ritrovare sicurezze. In una giornata che proponeva di tutto a livello di tennis con una coppa Davis che proietta l’Italia in finale contro l’Australia grazie all’ennesimo prodigio di Sinner contro Djokovic era difficile rimanere concentrati su un solo avvenimento. Soprattutto dopo l’1-1 dell’antipasto fra City e Liverpool. Nervi saldi su tutti i fronti. Non si rinuncia a nulla.

E dopo il pomeridiano, il clou arriva in serata con Milan-Fiorentina. Gli esteti del calcio diranno “bella partita” ma io l’ho trovata orribile con un Milan più simile alla Juve e un Pioli fotocopia di Allegri. I rossoneri hanno vinto di corto muso al termine di una gara che poteva riempirsi di gol da una parte e dall’altra. Che senso hanno i continui ribaltamenti di fronte con evidenti problemi difensivi e di filtro a centrocampo? Le assenze pesanti di Leao e Giroud non giustificano tutto. E ci è piaciuto anche poco il ritardato ingresso del quindicenne Francesco Camarda a pochi minuti dalla fine in sostituzione di un terrificante Jovic, autore di un colossale errore da solo davanti al portiere viola. Cambiarlo dopo quello svarione sarebbe stato molto più giusto e avrebbe reso un po’ più fruttuoso l’inserimento di Camarda che a fine gara avrà toccato un solo pallone. Va bene, non infieriamo e accettiamo l’idea del record di più giovane della serie A in assoluto battendo persino il sedicenne Gianni Rivera. Poche chiacchiere e complimenti.

 

Ora toccherà al derby d’Italia con queste prospettive: l’Inter ha la rosa più forte e il centrocampo di maggior qualità ma ha problemi di numeri in difesa, la Juve sta prendendo coraggio ma non sa segnare. Chiesa piace a sinistra (come gioca in Nazionale) anche se Allegri lo piazza avanti come seconda punta. La sintesi è questa: entrambe giocheranno per il golletto di differenza ma l’Inter ha più possibilità di segnarlo. Una sfida di corto respiro. In ogni caso perdere non significa nulla.

Paolo De Paola

Redazione

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