ESCLUSIVA SI Innocentin (ex Al-Fateh): “Arabia? Ora la fase 2”. Retroscena Sanchez e Mancini

La rivoluzione saudita, raccontata da chi l'ha vissuta dall'interno: Nicola Innocentin ha parlato in esclusiva per SPORTITALIA dei tanti movimenti verso il ricco pallone arabo, che hanno scosso il calciomercato mondiale nel corso dell'ultima estate. Oltre ad essere intermediario a livello internazionale, Innocentin ha ricoperto il ruolo di consulente di mercato e di direttore sportivo dell'Al Fateh, nella Saudi League. 

Ci ha parlato di come il calcio sia inteso in quel Paese, di quali siano i piani per continuare questa rivoluzione e ci ha svelato qualche retroscena relativo ad alcuni giocatori del nostro campionato ed a Roberto Mancini

Come ha cambiato il calcio il movimento saudita e come lo cambierà, ancora?

"A livello internazionale c'è un nuovo player, inteso come un nuovo campionato del quale tener conto. Questa era la prima fase. Hanno speso tantissimo, portando in Arabia Saudita giocatori di primissima fascia. Dopo Cristiano Ronaldo l'intento era quello di continuare per aumentare il livello di attenzione e curiosità verso il Paese. In estate hanno dunque cercato di chiudere più operazioni possibili. 89 giocatori, una media di 1 giocatore e mezzo al giorno".

Qual era l'obiettivo finale di questa prima fase?

"Cercare di rendere il campionato più interessante possibile. Adesso se li paragoni alle altre leghe il totale di soldi spesi non li porta comunque al primo posto, ma al quarto. Un dato rilevante, ma non hanno speso di più di altri campionati come la Premier, la Bundesliga o la Serie A. Sicuramente però è stato fatto un passo avanti importantissimo".

E la seconda fase, quale sarà?

"Iniziare a dare professionalità ed organizzazione ai club. Quando porti giocatori abituati a stare in contesti ben strutturati, è imprescindibile dover crescere sotto questi aspetti. Per non rischiare che qualche giocatore arrivi felice per l'ingaggio, stufandosi poi per altri aspetti".

Già si sentono rumors di questo tipo, con giocatori pronti a tornare. Lei che tipo di professionalità ha riscontrato?

"Sono stato fortunato. L'Al-Fateh non è uno dei club appartenenti al PIF, non fa parte delle top 4 dunque, ma nonostante questo è uno di quelli più organizzati nella Saudi Pro League. E' anche quello con le infrastrutture migliori: ha un centro sportivo con 4 campi d'allenamento molto belli. Potrà avere lacune sotto altri aspetti, ma uno di quelli fondamentali era pienamente soddisfacente. Bisogna considerare un aspetto".

Quale?

"Un calciatore quando va lì inizia a guardare quello che trova nella quotidianità: il centro sportivo, lo staff tecnico e medico, la palestra, lo stadio e la regolarità nei pagamenti. Sotto questi aspetti l'Al-Fateh è ad un ottimo livello, il 25 verrà inaugurato lo stadio dalla Nazionale di Mancini. Su mia indicazione sono andati lì ad allenarsi per una settimana. I rumors legati ai giocatori che vogliono tornare indietro possono essere legati a questi aspetti".

Non conoscono prima quel che troveranno.

"Un calciatore quando sceglie di andare lì, difficilmente ci è già stato prima o conosce quello che troverà. E' un salto ad occhi chiusi e non sai cosa trovi, come può succedere anche in Europa, vedi Immobile che è andato al Borussia Dortmund per poi tornare indietro".

Un aspetto impressiona: la percentuale di giocatori che dice "no", sembra bassa, stando a quanto è potuto filtrare. E' così?

"Bisogna vedere quanto veramente hanno detto di no e soprattutto quanto effettivamente ci fossero reali interessamenti da parte dei club. Vi racconto una cosa che fa ben capire questo aspetto".

Prego.

"Loro non sono un Paese abituato a smentire le notizie false che escono. Se viene detto che un giocatore ha rifiutato di andare laggiù e non è così, loro non prendono il telefono per dire che non è vero. E sa perché glielo posso dire con certezza?".

No, perché?

"Intorno all'Al-Fateh erano uscite notizie false. Si diceva per esempio che fosse tutto fatto per Fekir a 30 milioni. Non era vero. Lo stesso su Alexis Sanchez".

Anche di Origi.

"Lui e Sanchez erano delle idee, non lo nascondo. Ma non siamo neanche arrivati a parlarne concretamente: non c'era il budget per questi giocatori, dunque non siamo nemmeno arrivati a chiedergli cosa ne pensassero loro".

Insomma, notizie gonfiate. 

"Poi bisogna vedere se il sondaggio venisse fatto dal club o da qualche intermediario. Se la proposta arriva da un intermediario, non è corretto scrivere che ci fosse un interesse del club, che non è detto che fosse realmente intenzionato ad acquistare quel giocatore".

Ed a gennaio, cosa dobbiamo aspettarci?

"Dato che è stato fatto tantissimo in estate, credo che a gennaio non si farà tanto: in Saudi League come ovunque. Anche perché numericamente non c'è la possibilità: se ci sono 8 giocatori stranieri in una squadra, di più non ne possono arrivare. Se un giocatore è in scadenza e sta facendo bene, per esempio all'Al-Fateh c'è Tello che scadrà a giugno, non c'è motivo di interrompere il rapporto anticipatamente. Si aspetta l'estate. D'altro canto…".

D'altro canto?

"Alcuni club hanno cambiato allenatore, come l'Ittihad: sicuramente in questi casi magari la società vuole fare sì che il tecnico abbia la possibilità di correggere in qualche modo il tiro con 1-2 giocatori. Prevedo qualche inserimento in questi casi, senza grosse rivoluzioni".

Faccio due nomi, caldi nel mercato italiano: Taremi e Zielinski. Ci possiamo aspettare inserimenti da lì?

"Me lo aspetterei, nel caso in cui facessero un trasferimento definitivo a gennaio. Non c'è quella metodologia che c'è in Italia, in Europa e da altre parti dove il calcio è più strutturato, di andare a far firmare un giocatore sei mesi prima come consentito da regolamento. Non hanno il concetto di pianificazione a lungo termine: comprano ciò che gli serve adesso. Se uno è in scadenza e lo vogliono, sono disposti a pagare il prezzo richiesto per averlo pur di averlo subito. Se qualcosa dovesse essere fatto rispetto ai nominativi che mi ha fatto lei, li vedrei più possibili a gennaio che in vista di giugno".

Considerando il metodo di lavoro di Mancini, il suo arrivo in Arabia Saudita può portare ad una crescita interna del movimento calcistico?

"L'arrivo di Mancini sta dando nuovi input, speriamo vengano colti dal movimento del calcio saudita. Loro sono soddisfatti per la vittoria ottenuta con l'Argentina, per esempio, ancora hanno grande gioia per quella partita. Mancio invece mira agli altri obiettivi che la Nazionale deve raggiungere".

Come ha intenzione di raggiungere tali obiettivi?

"Insieme al suo staff è andato a monitorare tutti i calciatori sauditi nei vari club, anche quelli più giovani. Nelle ultime due partite non ha convocato due giocatori che storicamente facevano parte del blocco della Nazionale, dando spazio a dei prospetti che si sono guadagnati il posto da titolare nei rispettivi club. Questo messaggio può essere uno stimolo importante per tutti".

In che modo?

"Vedi Abbas Al-Hassan, dell'Al-Fateh dove lavoravo io: è stato chiamato lui a 19 anni, gli altri giovani sauditi ora sapranno che, impegnandosi, potranno avere delle possibilità in Nazionale maggiore. Questa è una delle prime novità che sta portando. Dopo una settimana che era lì sono partiti per una tournée, poi ne hanno fatta un'altra già pianificata. Non ha avuto modo di pianificare. Finite le 4 amichevoli però ha portato la squadra due volte al successo nei match di qualificazione. C'è entusiasmo che gli consentirà di lavorare bene".

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