Da rivelazione a flop, da colonna a problema, purtroppo ci si finisce in un attimo in questo calcio psicopatico che non ha equilibrio. E forse la pausa nazionali mai è stata così utile per normalizzare un sentimento come quello nei confronti di Yunus Musah. L’americano è entrato sul 2-0 al via del Mare ed è stato suo malgrado protagonista in negativo della rimonta salentina.Ma ora bisogna lasciarsi tutto alle spalle . Velocemente. Ritrovando ciò che di bello, oggettivamente, l’americano di Castelfranco Veneto ha portato a Milanello. Al di là del suo sorriso contagioso, comunque non da sottovalutare sia per lo spogliatoio che per il marketing, sicuramente quantità e carattere. Perchè ciò che ha caratterizzato i primi 4 mesi di Musah in rossonero è la capacità di giocare in qualsiasi ruolo, con la stessa applicazione, con la stessa attenzione tattica e con gli stessi risultati pratici, vale a dire sempre più che sufficienti. Da laterale di centrocampo come contro il Verona, da mediano centrale come col PSG, da mezzala, senza problema se destra o sinistra, come sempre. Suo malgrado da terzino destro a Lecce, pronto anche a coprire altri eventuali buchi a partita in corso come dal primo minuto. Un coltellino svizzero multifunzione più unico che raro, specie a 21 anni da compiere tra una settimana, specie con oltre 100 gettoni da professionista tra Liga e Serie A. Un leader del fare e non del chiacchierare. Il presente, ma ancor di più il futuro, di un Milan che vuole crescere. Perché se Kessie era il Presidente, Musah ha tutta l’intenzione di prendersi con il suo strapotere fisico nuove cariche ancora da esplorare.