Primi giorni di lavoro per Walter Mazzarri al Napoli, nella sua seconda parentesi Azzurra in carriera: cresce l'attesa di vedere il tecnico tornare sulla panchina partenopea in una partita ufficiale, cosa che avverrà fra l'altro in un match che chiamare delicato è poco, sabato in casa dell'Atalanta (ore 18:00).
Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto l'ex difensore italo-brasiliano Fabiano Santacroce, che con Mazzarri ha condiviso una stagione proprio a Napoli, fra il 2009 ed il 2011, per parlare del suo vecchio allenatore e di quello che potrà fare in questi prossimi mesi.
De Laurentiis ci ha abituati a colpi "di teatro", ma questa volta ha sorpreso proprio tutti, non trovi?
"Decisamente, un bel colpo: è stata una bella sorpresa anche per me questa chiamata di Mazzarri".
Cosa lo ha spinto a questa scelta, secondo te?
"Innanzitutto secondo me perché doveva trovare un tecnico che accettasse le sue condizioni, ovvero un contratto così breve e di giocarsela in questo lasso di tempo. Poi c'è anche un altro aspetto da considerare".
Quale?
"Mazzarri conosce già tutto l'ambiente e la piazza di Napoli. La scelta è dipesa da questi due fattori secondo me".
Walter ha sempre esaltato i suoi numeri 9. Come lavorava con Cavani?
"E' vero, lo ha sempre fatto e fra l'altro in tipi di calcio molto diversi. Allora era più improntato sul contropiede rispetto ad oggi. In quel Napoli c'erano attaccanti che in contropiede facevano malissimo, come Edi ed il Pocho Lavezzi".
Questa domanda serviva per arrivare ad Osimhen: ne beneficerà anche lui da questo punto di vista?
"Sicuramente Victor sarà il centro del gioco, penso che lavorerà tanto su di lui. E' un allenatore che dà poche regole, ma buone, anzi ottime. Già ai miei tempi si vedevano i frutti di questo suo modo di lavorare".
Fra i motivi della crisi con Garcia c'è sicuramente la gestione del gruppo: molti hanno mostrato segni di insofferenza evidente, per esempio in occasione di alcuni cambi. Mazzarri saprà prendere in mano la squadra?
"Non penso che per Garcia il problema fosse il comportamento in sé di alcuni giocatori, quanto piuttosto che il tecnico, diciamo così, a volte se la tirava un po' dietro da solo, facendo certi cambi a pochi minuti dalla fine che coinvolgevano gli attaccanti. Quando non si vince poi, dentro al campo si è sempre scontenti. Ritrovare le vittorie è uno degli aspetti fondamentali per far tornare a lavorare tranquilli i giocatori".