Il 5-2 piallando la Macedonia ti fa sentire fiducioso per la prestazione, ma una preoccupazione te la lascia, visto che i macedoni hanno fatto 2 tiri in porta in 5 minuti e così sono riusciti a fare 2 gol e a farci venire le incertezze pur in una partita dove li abbiamo presi a pallate.
Fino a un po’ di anni fa non avremmo mai preso gol come il primo, tutti imbambolati; e non avremmo avuto un black-out tale in 5 minuti da farci rischiare tutto. Potevamo essere brutti magari, ma mai impresentabili.
Rimane il buono di quanto costruito sicuramente; ma per andare nell’Ucraina come si va nella città dolente, sarà meglio pensare a dove siamo mancati e perché.
E dunque a quella concentrazione che si è spenta sui 3 gol di vantaggio, e in generale alla tenuta difensiva sempre fragile, come da eredità di quanto visto contro l’Inghilterra.
Perché il duro viene adesso, e non solo perché a Leverkusen sarà il d-day: la partita contro la Macedonia è stata molto caricata, con Spalletti che ha raccontato off camera di volere in campo “11 facce di cazzo” per far capire il livello di cattiveria necessaria.
Ma non era questa la partita dove si necessitava pettinarsi lo stomaco, dove si aveva da entrare in campo con la sfrontatezza e senza paura.
No. Se permettere in casa contro la Macedonia all’Olimpico, avendo di fronte una squadra già eliminata, vincere senza patemi o quasi è il minimo sindacale, e non per questo devi prepararti come al supplizio.
Quello sarà in Germania: abbiamo 2 risultati su 3, ma sappiamo che storicamente l’Italia ci fa ben poco. Ma soprattutto giochiamo contro un intero popolo che ovviamente conferisce a questa partita un valore ben più alto, e dunque che metterà in campo una motivazione extra che noi semplicemente non possiamo avere.
Già un’Inghilterra migliore di noi è stata fermata sul pareggio; noi dobbiamo prepararci a una lotta senza quartiere, centimetro dopo centimetro, sapendo che di fronte c’è chi è pronto a lasciare tutto.
E’ vero che l’Ucraina sarà costretta a cercare la vittoria, ma è altrettanto vero che loro non hanno niente da perdere, e noi tutto. Bisogna non essere naif, non vergognarsi di attirarli da noi, colpirli in transizione, essere preparati alla pressione tattica e psicologica, e tenere a mente che la difesa ha bisogno di protezione, come si è visto da mesi ormai, e quindi non lasciare mai la linea arretrata a rischio di essere esposta.
Non abbiamo fatto ancora niente, e bisogna avere quella voglia furiosa di non voler essere più umiliati. E non la paura che possa succedere ancora.