ESCLUSIVA SI Di Carlo: “Kamada, c’era l’accordo con il Milan”. Su Lewandowski-Juve…

Si avvicina il mercato di gennaio e con esso si avvicinano anche le occasioni da cogliere per i direttori sportivi, fra giovani speranze e calciatori già affermati in scadenza di contratto. Giocatori come Zielinski per esempio, che dal prossimo giugno sarà libero di scegliere un club a parametro zero – qualora non arrivasse prima un rinnovo – e che rappresenta una potenziale, ghiotta opportunità per le rivali del Napoli, di aggiudicarsi un rinforzo importante senza esborso per il cartellino (in estate) oppure con un indennizzo magari più contenuto, qualora qualcuno provasse ad aggiudicarselo già in inverno.

"Ma affari del genere è più facile vederli fare a fine anno, eventualmente a zero, per i nostri club" – spiega in esclusiva ai microfoni di SPORTITALIA Gianluca Di Carlo. L'agente Fifa e intermediario, molto attivo sul mercato polacco e non solo, ci ha aiutato a capire come molto spesso sia fondamentale anticipare i tempi per aggiudicarsi certi giocatori, prima che diventino troppo costosi. Magari con uno sforzo di coraggio e programmazione, più che meramente economico, con tanto di esempi concreti e retroscena su alcuni dei protagonisti della serie A e non solo.

“Parlare di certi giocatori in scadenza, noti, è molto facile” – continua l’agente – “invece molto più difficile è scovare e puntare su giocatori che arrivano dall'estero, soprattutto a gennaio. Chi vuole vincere o vuole salvarsi cerca giocatori che già conoscono la categoria, pronti. A meno che non sia uno straniero che torna in Italia". 

Zielinski è un usato sicurissimo, per esempio.

"Quando giocava allo Zaglebie Lubin bastavano 250 mila euro per prenderlo a 16 anni. Diversi club non ci hanno creduto, poi fu brava l'Udinese a prenderlo ed a puntare su di lui, a farlo maturare nei posti giusti. Perché alcuni di questi giocatori che diventano importanti in Polonia, quando arrivano qui poi non sono immediatamente pronti. Le faccio un esempio".

Prego.

"Skorupski: quando lo prese la Roma era titolare nell'Under 21 e nel suo club. Arrivando in giallorosso chiaramente non trovava spazio all’inizio. Ha dovuto fare un passaggio intermedio ed oggi è un portiere da prima squadra, sta facendo la sua carriera. Tanti giocatori da giovani devono fare questo step, magari in Serie B".

Come vedrebbe Zielinski in squadre quali la Juventus o l'Inter, cui è accostato?

"Posto che l'affare Zielinski mi sembra più facile da fare a zero, a giugno, che a gennaio pagandolo per i club italiani. Parliamo comunque di un giocatore che due anni fa poteva andare al Liverpool. E' maturato perfettamente per il percorso giusto che ha fatto: dalla Polonia, all'Udinese, con il passaggio all'Empoli, poi il Napoli dove è arrivato dopo essere diventato importante in Friuli. E' un giocatore di classe sul quale non c'è molto da dire: che giochi al Napoli, alla Juventus, all'Inter o al Milan, lui è forte".

Lewandowski è mai stato vicino ad un club italiano?

"Il mio rapporto con la Polonia nasce con la questione-Lewandowski. Il suo agente di allora, un carissimo amico (Kucharski, n.d.r.) me lo propose dalla Serie B polacca. Costava 50mila euro, ma ben 10 club in Italia non ne vollero sapere. Va detto che al tempo il calcio polacco in Italia non era visto come in questi anni. Mi sforzai di far notare che in Germania, in tutte le serie ci fossero tantissimi polacchi che facevano bene, ma niente.  Per i tedeschi era più facile andarli a vedere, dall'Italia devi prendere un aereo apposta. Il tempo mi ha dato ragione anche se preferivo portarlo in Serie A, che avere ragione".

E poi?

"Lo prese il Lech Poznan, per una cifra anche inferiore a quella che le ho detto, 45mila euro. Successivamente ci fu un altro club italiano che poteva prenderlo".

Quale?

"La Juventus. Nel momento della decisione però arrivò il Bayern Monaco. E la decisione a quel punto la prese il giocatore, che preferì i bavaresi. Se quel momento fosse arrivato qualche mese prima, magari sarebbe potuto andare tutto diversamente".

Cambiando Nazione e continente, un affare intelligente è stato fatto dalla Lazio con Kamada. Che ne pensa?

"Il giocatore era a parametro zero e tante società erano andate su di lui: Milan, Liverpool, Benfica, Real Sociedad. I rossoneri cambiarono il management e mi risulta che non ci fossero più i riferimenti per gli accordi che erano stati presi. In tutto questo la Lazio ha fiutato l'affare ed all'entourage è piaciuta subito l'ipotesi. Non senza le ingerenze di tanti club. D'altronde parliamo di un giocatore che normalmente sarebbe valso 27-28 milioni di euro".

Cosa ha fatto la differenza per i biancocelesti secondo lei?

"La bravura nell'aspettarlo. Mentre tutti facevano pressione, è stata brava la Lazio ad attenderlo. Bisogna anche conoscere la mentalità differente delle varie persone, di varie nazionalità: un italiano è diverso da un brasiliano o un giapponese. Quando è tornato dal Giappone ha deciso per i biancocelesti".

Come vede il suo ambientamento alla Lazio?

"Sicuramente è un giocatore che ha messo d'accordo tutti: allenatore, area-scouting, direttore sportivo e Presidente. Fa piacere quando accade. Quando è arrivato, non ha avuto il tempo di fare una preparazione atletica. Si è trovato a fare subito una partita, poi due, poi tre. La Lazio poi ha cambiato schemi: chi pensa che lui sia arrivato per fare il Milinkovic-Savic sbaglia".

Ha un ruolo diverso.

"In Nazionale ha giocato anche da numero dieci. Con Luis Alberto in grande spolvero può diventare più complicato scegliere uno o l'altro. Ma anche quando è entrato contro la Fiorentina si è visto che peso possa avere, fin dal primo lancio e dalle giocate che ha fatto. Sta a Sarri saperlo sfruttare al meglio e sono certo che lo saprà fare".

Per lo Scudetto, vede una favorita?

"La squadra che gioca meglio è l'Inter, ma come testa la Juventus può essere la vera pretendente allo Scudetto. Come valori e tutto il resto i nerazzurri sono avanti, ma nel calcio ci vuole la testa e dico i bianconeri".

Dal mercato di gennaio cosa si aspetta dalle italiane?

"Dipenderà da tante cose, dai bilanci e dalle esigenze. E dipenderà anche da tutta la situazione legata alle scommesse. Quello che dispiace è vedere questa situazione intorno al calcio italiano. In questo periodo storico sarebbero molti gli interventi da fare per migliorare il nostro calcio".

Per esempio?

"Fare serie riflessioni sull'assenza di Mondiali per 12 anni (considerando l’attesa di 4 anni per i prossimi). Dopo due mancate qualificazioni servirebbe fare davvero qualcosa di importante. Senza cercare colpevoli, ma siamo una Nazione in cui il calcio è lo sport più importante e fa male vedere gli Azzurri che non vanno alla Coppa del Mondo. Guardo la rosa del 2006 e penso: 'Dove sono finiti'? La Germania per esempio quando è stata in difficoltà ha cambiato radicalmente il sistema del settore giovanile. Servirebbe questo: capire come far salire i nostri giovani, come favorirli nel crescere e come spingere i nostri club a puntare fortemente su di loro".

Non parla solo di scelte di mercato?

"E’ un discorso ampio, che andrebbe affrontato nelle giuste sedi mettendosi tutti al tavolo e decidendo. Infrastrutture adeguate, scelte degli organi che permettano ai club di puntare più agevolmente sui giovani italiani piuttosto che scegliere sempre gli stranieri favorendo le altre nazionali, per esempio".

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