La Bellezza salverà il Mondo, ma il Milan non ha capito qual è e dove trovarla

Nello sconforto di sentirsi fragili, inadeguati, nudi, non sarà questo nostro stupido editoriale a cambiare una virgola. Il secondo tempo di Parigi è un pugno nello stomaco ben più forte di qualsiasi Derby perso in questo 2023 che ormai deve solamente finire al più presto. Perchè? Perché l'habitat naturale dell'AC Milan è esattamente fatto di serate come queste: l'epica di Van Basten, Savicevic, Weah, Shechenko, Inzaghi, Kakà è quanto di più grosso ogni tifoso può portare in dote. Parigi era la notte giusta: è diventata la notte del senso di vuoto e dei dubbi, dei processi e delle ferite. E come spesso accade, la delusione va ad accumularsi verso chi ne vale la pena in teoria.

Ci terremmo a riavere il Theo Hernandez della nostra vita indietro, per esempio. O che Rafa decidesse sul serio in che direzione vuole andare: il confronto con Mbappé è stato spietato. E su queste due basi tutt'altro che solide, il Milan si è scoperto pieno di difetti e di sbagli. Non vanno sottovalutate di certo anche le responsabilità di Stefano Pioli: la partita di ieri sera, somiglia molto a quella di Stamford Bridge lo scorso anno. Quella che portò, per intenderci, Gerry Cardinale a pensare che nel Milan 22/23 fosse tutto sbagliato e bisognava cambiare tutto. Ecco perché il ritorno vale molto più che il solo equilibrio del girone: vale probabilmente anche la credibilità di tutto il progetto tecnico di Stefano Pioli, che qualcuno inizia a discutere.

Come se ne esce? Vincendo a Napoli, intanto. Cosa difficile. Troppo difficile, per essere posta come condizione necessaria. La salvezza, la luce, è qualcosa di molto più onirico e profondo. Ne "L'idiota" di Dostoevski (che non è una giovane punta da prendere, anche se non ci dispiacerebbe), il Principe Miškin non aveva dubbi: "La bellezza salverà il Mondo". E da lì i Milanisti sono sempre ripartiti: dalla Bellezza, concetto che va oltre l'estetica pura e sfocia nel giudizio morale. Nel Bene che diventa Bello e viceversa, nella serenità, nella complicità, nell'intesa e nell'attesa che tutto ciò si completi. Non c'è una tifoseria in Italia (e nel Mondo, solo i tifosi del Real) che non metta al centro della propria vita la Bellezza più dei Milanisti. Questa squadra deve rompere le catene. Deve tornare a divertirsi. A lasciarsi andare, incurante del farsi male: perché se non rischi il male, non troverai mai il bene. E la Bellezza ti sfiorerà, ti accarezzerà volando via, senza riuscire a coglierla. Senza riuscire a respirarla come ossigeno puro, nel momento in cui, anche inconsciamente, lo cerchi per tornare a vivere. La ricetta sta tutta lì.

Se trovi il tuo ossigeno, non lasciarlo più andare via e mettilo al centro della tua vita: metti in conto tutti i rischi, soffri per difenderlo a ogni costo e vai, senza voltarti mai. Ma… C'è un Ma. Lo riconoscerai da solo, spontaneamente. Senza conti, senza studi, senza convenienza. Come se fosse già passato nella tua vita, in un'altra vita. Se questo Milan senza bussola non riesce mai a trovare da solo il suo punto d'appoggio, ma vaga senza meta e senza metà, la situazione è più preoccupante di quanto poi il campo racconti. Perché la personalità, la vera Bellezza che manca a questa squadra, non la compri. E accorgerti al 25 ottobre che ne hai poca, pochissima, può essere un errore micidiale che rischia di aver già giustiziato la tua Champions League. 

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