Lo scandalo calcio scommesse continua a far discutere. Ne ha parlato anche il presidente e con una precisazione importante
L’ombra delle scommesse è tornata a fare capolino sulla nazionale, la Serie A e i campioni azzurri del presente e del futuro, ma con alcune differenze rispetto al passato.
Stavolta, infatti, non si tratta di combine e cioè di un’alterazione volontaria dei risultati dei match allo scopo di puntarci sopra e ottenere in cambio somme di denaro enormi, ma di casi di ludopatia, o meglio disturbo da gioco d’azzardo, inserito in psichiatria nei disturbi comportamentali. È un distinguo importante sia per le pene attribuite ai protagonisti del calcio, sia per il futuro del sistema.
Ne ha parlato, ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su Rai Radio 1, Umberto Calcagno, presidente dell’Aic (Associazione italiana calciatori): “Non parliamo di gare truccate, ma di una situazione che li ha portati a fare giocate anche all’interno del nostro mondo. Ci sono norme sportive molto severe che ci siamo dati in federazione e che hanno le conseguenze che conosciamo”, ha detto. Calcagno ha sottolineato anche che federazione e leghe hanno spesso promosso percorsi di formazione per i calciatori sul tema: “Probabilmente non basta informare, dobbiamo chiederci tutti quanti insieme cosa possiamo fare di più”.
Calcagno e la squalifica di Fagioli
Il presidente dell’Aic si è soffermato nello specifico anche sulla squalifica di Nicolò Fagioli, apprezzando i cinque mesi di pene accessorie, che hanno ridotto la lontananza del centrocampista dai campi da dodici mesi a sette.
A tal proposito, ha detto: “Bisogna stare vicino a questi ragazzi. Mi piace molto l’impostazione della sanzione, il fatto che possa esserci una rieducazione e anche che la durata della sanzione sia ricollegata a dei percorsi che possono servire ai giocatori, al sistema e anche al di fuori del sistema con il loro impegno”.
Il sostegno psicologico ai diretti interessati è una delle priorità, ma c’è bisogno che anche la politica del calcio e i suoi più alti rappresentanti lancino messaggi ben precisi: “Sia nelle parole di Gravina che in quelle di Pioli, credo ci sia una presa di responsabilità da parte del sistema“, conclude Calcagno. Ora è il momento di andare avanti: il calcio è ripartito e non vuole inciampare in nuovi casi, che farebbero male all’intero movimento e ai diretti interessati. Educare e sensibilizzare restano dei diktat che ora non possono più essere ignorati.