Garcia prima fa l’offeso poi vince, ma un Verona non fa primavera. Inzaghi ci mette un’ora per capire di cambiare l’Inter, ma ha una rosa spaventosa

Il calcio è materia friabile. Garcia sbaraglia il Verona e adesso si parla di “cura” De Laurentiis dopo l’incredibile sequenza di errori commessi. Ricordiamoli: il Napoli cerca un nuovo allenatore, contatta Conte che rifiuta, torna su Garcia, nel frattempo il presidente critica anche Giuntoli contestandogli, in maniera sgarbata, il lavoro svolto con uno scudetto vinto dopo 33 anni! Incredibile ma vero, alla fine è tutta colpa dei giornalisti che raccontano i fatti come non dovrebbero. Persino Garcia, sedotto, abbandonato e recuperato arriva alla stessa conclusione. Ci sarebbe da piangere se non venisse veramente da ridere. Niente come il calcio smuove sentimenti, passione e facile indignazione. Se non ci fosse stata la sosta della Nazionale nessuno avrebbe dato peso allo “scandalo scommesse”. Nell’imminenza della ripresa del campionato tutto ritorna nelle reali proporzioni. L’inchiesta riguarda soprattutto la malavita organizzata e sfiora qualche calciatore con il destino in bilico fra patologia e vizietto. Ne sapremo di più appena il polverone dei nomi avrà lasciato il campo a denunce per querele e ridimensionamento della storia. Vicenda da palloncino bucato, ma guai se non ci fosse stata. Il diversivo è stato comunque esplosivo quanto interessante, almeno nelle primissime fasi. Alle ore 15 di sabato, il fischio di inizio di Verona-Napoli ha spento ogni residuo di scandalo morale. Il ritorno al tifo è cosa più seria. Inzaghi ha aspettato un’oretta prima di capire che doveva cambiare qualcosa. Appena è uscito Barella, l’Inter ha segnato grazie anche all’inserimento di Dumfries che ha innescato benissimo Thuram. È questo torpore iniziale che preoccupa dell’Inter, ma è la vastità della rosa a renderla davvero diversa da tutte le altre squadre. E mentre si prepara Milan-Juve, tutti candidano i bianconeri come avversari ideali per i nerazzurri. Allegri onorato da tanta attenzione sguscia via da chi vuole ancorarlo a responsabilità che non vuole prendersi. Schermaglie preparatorie che serviranno ad accendere qualsiasi polemica dopo il confronto clou della giornata. Emerge però un tema sugli altri: mai come in questo periodo, il ruolo degli allenatori è diventato così importante. La spia di tanta centralità l’ha accesa la recente intervista ad Antonio Conte al festival dello sport organizzato dalla Gazzetta. La propensione ad imparare cose nuove diventa l’essenza di tutto e il motore del cambiamento. Lo ha fatto un genio come Guardiola, lo devono fare anche gli altri. Nel calcio non esiste più un approdo tranquillizzante perché è solo la continua ricerca che permette di evolversi. E rispetto a qualche anno fa, l’evoluzione è continua. Conte studia di notte trasferendo su un tavolo da subbuteo i pensieri rielaborati. Tornerà a lavorare per un club e lo farà con tutta l’irruenza di cui è capace, applicando concetti nuovi. Il calcio non è affatto materia semplice e senza umiltà ed idee si fa pochissima strada. 

Paolo De Paola

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