L’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta, presente alla presentazione del nuovo libro del giornalista Fabrizio Biasin “Odio il calcio”, in corso alla libreria Rizzoli di Via Vittorio Emanuele II a Milano, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sulle seconde squadre, sul Viola Park, ovvero il nuovo centro sportivo della Fiorentina, e su Lautaro Martinez:
“Le seconde squadre, secondo me, sono uno strumento indispensabile per la cresicta dei giovani. Il passaggio tra la Primavera e la prima squadra è molto difficile, ma così si può garantire loro una crescita. Purtroppo però non ci sono le strutturee adeguate. Dove le facciamo allenare queste seconde squadre?Il Viola Park? Non l’ ho visto ma mi hanno detto che è qualcosa di straordinario. Una struttura unica in Europa: architettonicamente italiana ma costruita con una mentalità americana. Una mentalità che regala un momento di aggregazione attraverso lo sport. Mercato di riparazione? Parlare di gennaio oggi è prematuro. Certamente l’attività di monitoraggio con Ausilio va avanti. La lista degli obiettivi c’è sempre. Taremi? Di mercato non parliamo. Messi nei pensieri dell’Inter? Ci mancherebbe altro. C’è stato un momento in cui… ma prima che arrivassi io. Il mio Messi è Lautaro Martinez. È un giovane talento che è diventato un campione. Sta ancora migliorando ed è giusto che sia così, perché è giovane. Su Lautaro si può stare sereni? Sì, assolutamente sì. È evidente che non voglio dare notizie, già siamo in sovraesposizione mediatica”.
Cosa pensa del caso scommesse?
“Assisto all’ennesimo scandalo, mi ricordo il Totonero di inizio anni ’80. La scommessa cos’è? A mio giudizio, un vizio e un aspetto negativo, anche se viene pubblicizzata pure a livello statale. Fa parte della società, del dover convivere con ragazzi che vanno aiutati nella loro crescita: sono persone che cambiano da un giorno all’altro, diventano ricchi e famosi. Con la facilità dei soldi si lasciano andare anche ad altro”.
Lei ha vissuto con diverse generazioni di calciatori. È cambiato tanto, come sono cambiati i giocatori?
“Intanto oggi ci sono gli strumenti con i quali ci si può divertire e fare cose sbagliate. Gli elementi di tentazione una volta erano molto inferiori, oggi il telefonino è fonte di tutto: di soddisfazione, di pericolo, di adrenalina. Ci sono aspetti positivi e altri fattori di rischio, è normale che ci possa essere una certa fragilità da parte dei giocatori, che per motivi diversi si lasciano andare a leggerezze. La colpa è anche dei dirigenti, sia delle istituzioni calcistiche che dei club che dei procuratori che del sindacato: tutti facciamo troppo poco per evitare queste tentazioni ai ragazzi”.
Lei studia un calciatore da questo punto di vista prima di prenderlo?
“È difficile, ma bisognerebbe fare un test d’ingresso. In qualsiasi azienda si fa un colloquio, nel calcio no: solo quando prendi un calciatore ti rendi conto di alcuni aspetti negativi o che possono rappresentare un problema. In più, un calciatore è un asset patrimoniale. Pensate se un giocatore fosse squalificato per anni, quale danno economico per il club, quando in realtà non ha grandi responsabilità. È una situazione da studiare da tantissimi punti di vista”