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Letizia: “Milan, nasce tutto dalla disperazione”

Se questo Milan fosse un concept album, sarebbe sicuramente “Persona” di Marracash… Uscito a ottobre 2019 (la chicca, il 31 per la precisione, nel giorno di Milan-Spal 1-0 gol di Suso), guarda caso proprio quando Stefano Pioli è arrivato al Milan. Perché è un Milan nato dalla sofferenza, dal senso di vuoto, dalla disperazione. E che questa catarsi ancora non l’ha finita. I derby persi, le polemiche intestine. La rottura con Maldini, la cessione di Tonali. La difficoltà di ricominciare tutto da capo e il rischio di buttare tutto giù ancora, prendendone 5 nella notte più nera di un anno nerissimo. Era a due passi dalla rovina, a due spanne dalla follia. Oggi invece è sopra di tutti, anche se dopo sole 8 partite non conta nulla.

Il Cuore, lo abbiamo visto a Marassi, ha un nome e un cognome. Mister Giorgio Furlani era il volto dei problemi, oggi è quello del successo. Con quell’esultanza sotto al settore ospiti, Furlani ha mostrato cosa significhi essere veramente il Milan: non serve aver giocato o stravinto in campo, anzi. Crudelia, in quel caso, lo abbiamo capito (quasi) tutti chi fosse. Chi ama come Furlani, lo fa senza conti, per il brivido che sente sulla pelle. Per le farfalle nello stomaco. Per il sangue che scorre veloce  nelle vene, fino a bollire. Fino a impazzire.

Tanto noi siamo bravi a cadere, vero Mister?  Noi siamo quelli che sperano e sbagliano. Stefano Pioli è l’Anima di questo Milan: non per lo scudetto vinto, ma per gli schiaffi che ogni anno prende e da cui sa puntualmente rialzarsi. Bergamo, Lazio, Sassuolo, Derby: quando tocchi il fondo, la vetta è ancora più dolce. Ma voi pensate a cosa sarebbe successo se dopo i 5 gol di Bergamo, si fosse buttato via tutto. La rabbia per farlo c’era. Le motivazioni pure. Il dolore era vero, il cuore spaccato, la mente devastata. È in quel contesto che nascono le vittorie, non nelle giornate in cui funziona tutto. Se imparassimo ad amarci in una sera soltanto… Ecco, la sera è proprio quella sera.

All’orizzonte il tris Juve, PSG, Napoli. Ma avremo un altro giovedì per parlarne. Sperando di contare di nuovo su Rade e Pierre, ma soprattutto sulle 5 lettere della nostra felicità: Ruben, il capolavoro di cristallo. Che brilla di luce propria fino ad abbagliarci. Che ci ha dato quello che non avevamo e che nessun altro ci dà. E che per questo, ci manca come l’aria quando sparisce. Come stavolta. Sapendo che non sarà nemmeno l’ultima purtroppo. Ma nonostante ciò, non lo cambieremmo mai con nessuno al mondo. Mai. Perché un’oretta con la meraviglia RLC vale una stagione ed è il nostro lasciapassare per toccare il cielo. Coi centinaia di pregi che sovrastano questo maledetto difetto, proprio come lui fa con i rivali.

Redazione Sportitalia

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