Nel suo consueto editoriale del mercoledì su Sportitalia.com, l’esperto di mercato Alfredo Pedullà ha fatto il punto sulle situazioni più calde del calcio italiano del momento. Ecco la versione integrale di seguito.
ADL e la “chiesa” sconsacrata. Lezione di Italiano. I consiglieri di Sarri e gli scoop su Mou
Non si offenda Spalletti, ma la sosta per le Nazionali è una delle cose peggiori da quando hanno inventato il calcio. Probabilmente la peggiore. Ci prepariamo per Malta, mamma che brividi… L’ultima di campionato ha segnalato diverse cose interessanti. In testa il lavoro di Vincenzo Italiano a Firenze, un tassello dietro l’altro, il calcio moderno, il mercato fatto su misura e la strategia di una società che lo ha voluto confermare a ogni costo malgrado qualche sirene insistente. De Laurentiis aveva visto giusto, poi ha deciso di fare l’esatto contrario con Rudi Garcia. La Fiorentina gioca e incanta, sa cosa deve fare, non spreca un pallone, ha quasi completamente onorato il mercato perché non abbiamo dubbi sulle qualità di Beltran, bisogna fare in modo che le esprima dopo il miglior ambientamento. La domanda è: la Fiorentina può competere per il quarto posto? Domanda senza senso a metà ottobre e dintorni, ne parliamo tra un paio di mesi. Queste settimane devono essere soprattutto un godimento per gli occhi che arriva da chi riesce a trasmettere idee davvero importanti. Gennaio a lontano, ma la domanda sarebbe: questa Fiorentina è migliorabile a gennaio? Forse un difensore mancino, quello che serve a Italiano per completare le rotazioni, ma sono dettagli. Gennaio è lontano, esattamente com’è lontano giugno quando la Salernitana decise di andare avanti con Paulo Sousa e ora lo liquida dopo un mercato senza “sangue”, anonimo.
Siamo ammiratori di Ranieri, ma se si chiamasse Antonio e non Claudio sarebbe già a casa da qualche settimana, di solito Giulini non fa sconti e il rendimento del Cagliari è davvero imbarazzante. Il ds del Cagliari si chiama Bonato, quello della Salernitana De Sanctis, potremmo continuare, ma intanto la domanda è: che ruolo hanno, che contributo hanno portato, quanti danni hanno fatto? Argomento che verrà buono prossimamente su questi schermi.
Rudi Garcia è famoso per quella frase “la chiesa al centro del villaggio” pronunciata ai tempi della Roma quando aveva ripristinato un minimo di normalità dopo un periodo tormentato. Aurelio De Laurentiis è famoso per aver sconsacrato la “chiesa” del Napoli reduce dalle strepitose omelie calcistiche di Luciano Spalletti. Certo, anche i bambini di tre anni avevano intuito che non sarebbe stato semplice sostituire un allenatore così ispirato e vincente sulla panchina azzurra. Ma qualcuno tra quei bambini aveva intuito, già lo scorso giugno, che la scelta Garcia – in un ventaglio di ipotesi – sarebbe stata quella meno indicata per dare continuità e per rinfrescare, senza calpestarli, quei momenti di felicità. Adesso è semplice, troppo semplice, organizzare processi, prendersela con l’allenatore, puntare l’indice anche con una certa violenza. Siamo il Paese che ragiona sempre dopo, magari in base ai risultati, quando bisognerebbe farlo prima. Aurelio De Laurentiis ha sconsacrato la chiesa, con una decisione come minimo azzardata, ora il dovere sarebbe quello di rimetterla velocemente al centro del villaggio. Ha dato ipoteticamente tre partite, le prossime tre dopo la sosta, a Garcia quando sarebbe importante (necessario) intervenire da subito. Non ci sono dubbi che l’unica strada per mettere d’accordo tutti avrebbe un nome e un cognome: Antonio Conte. In caso contrario, chiunque. Come se non bastassero gli strafalcioni tattici e le sostituzioni ad minchiam, il signor Rudi è balzato agli onori della cronaca per essere stato mandato a quel paese (eufemismo) da almeno tre-quattro calciatori con il coinvolgimento di qualche agente e chissà di quanti altri addetti ai lavori. Morale: non lo sopportano. Garcia parla di un comitato di saggi, altra sortita opinabile, quando il saggio dovrebbe essere lui. E non lo è. Da qui il quesito: giusto concedergli altre tre partite quando la sua “chiesa” è sempre più deserta? No che non lo sarebbe.
La regole è una: i giornalisti dovrebbero fare i giornalisti, nella speranza che ci riescano, che le edicole non vadano deserte e che le trasmissioni abbiano il minimo sindacale di ascolti. Qui, invece, ci sono giornalisti che si travestono da allenatori dando consigli sul modulo, sul sistema oppure su chissà cosa. I consiglieri di Sarri gli hanno chiesto di giocare con il 4-3-1-2, hanno quasi pubblicato i pizzini (…) gli hanno detto che avrebbe dovuto mettere Luis Alberto dietro le punte e avanti così. Ci sono due cose che stridono: se avessero conosciuto almeno un po’ Sarri (due anni abbondanti a Roma sponda Lazio sarebbero sufficienti o no?) avrebbero evitato di scrivere simili corbellerie. La seconda cosa è più importante della prima: non pensano di coprirsi di ridicolo dando consigli a chi di tutto ha bisogno fuorché di consigli? A maggior ragione se arrivano da chi scrive sul giornale e parla in tv o in radio con un sistema tutto suo. Non sarebbe meglio limitarsi all’abc, soprattutto per non perdere ulteriormente copie o ascolti. Ma c’è chi fa peggio: che scoop è quello che avrebbe portato Mourinho a rischiare il posto prima di Cagliari in caso di sconfitta? Detto da chi tre giorni prima che Lukaku andasse alla Roma lo aveva mandato alla Juve in cambio di Vlahovic destinato al Chelsea. Che scoop è? Nulla di nulla. Intanto, perché non ci voleva il mago per intuire che la Roma mai avrebbe perso a Cagliari, chi ha giocato 1 significa che ha capito poco. E poi quel discorso avrebbe avuto un senso se fosse stato scritto dieci minuti dopo l’eventuale sconfitta, preparandoci all’esonero, in quel modo sarebbe stato più semplice verificare le credibilità. Sarebbe come dire “preparatevi, il 15 agosto nevica a Cagliari. Acquistate il cappotto”. State tranquilli che nessuno acquisterà il cappotto.