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Categories: Editoriale Calcio

Milan, la rivoluzione funziona. Zangrillo, i toni vanno abbassati. Monza show, il Condor nell’estate più dura. Salerno, Cagliari e Udine i rischi sono concreti

Furlani in versione ultras, Moncada scatenato come se fossimo a fine stagione e il Milan viaggia a velocità altissima. Partite trappola superate, confronti diretti vinti con Roma e Lazio e una sola pesante sconfitta che lascia il segno nella testa ma non in classifica. Il Milan è partito forte e neanche ci aspettavamo un ritmo così se consideriamo la rivoluzione estiva per squadra e società. Finora Pioli è stato bravo, anzi bravissimo, perfetto lo sarà quando capirà come gioca Simone Inzaghi. Il mercato intelligente porta a risultati incoraggianti e fin qui siamo in linea con la nostra previsione, anche se restiamo dell’idea che la candidata principale per lo scudetto sia la Juventus con tutti i suoi miliardi di problemi. Il Milan, nell’ennesimo anno zero, non deve vincere il campionato ma non lo doveva vincere neanche quando l’ha vinto. Sta di fatto che hanno lavorato bene ed è la dimostrazione che non servono i nomi per fare calcio. Pulisic è un grande acquisto ma anche gli altri daranno grandi soddisfazioni ai tifosi rossoneri.

Intanto il Professor-Presidente Zangrillo a Genova ha alzato un polverone senza motivo. Rimettere in discussione tutto il palazzo, il potere, gli amici degli amici nel periodo delle trattative più importanti per la vendita dei diritti tv è un autogol. Le accuse a Maignan sono gravi, la risposta del portiere superflua e via al circo mediatico che non serve a nessuno. Zangrillo è un grande uomo di sanità ma sul calcio ci sono dei tempi e dei modi. Lui ha sbagliato entrambi. A caldo non bisogna mai parlare e, forse, è meglio dormirci una notte su e poi sparare sentenze in un mondo che comunque non conosci e non è tuo. La stima per il Professore è immensa, quella per il Presidente va conquistata. Perché poi dovremmo anche parlare, se vogliamo analizzare il sistema marcio, di come il club che rappresenta per anni abbia giocato sull’orlo del fallimento e forse in un mondo normale anche il Genoa sarebbe dovuto ripartire dai dilettanti come Catania, Palermo, Parma, Bari e tante altre.

Non sappiamo cosa ci sia dopo la vita terrena, non sappiamo cosa facciano i nostri cari e non sappiamo e mai sapremo neanche cosa starà pensando Silvio Berlusconi da lassù. Una cosa è certa, se fosse ancora qui, avrebbe goduto tantissimo questo Monza che senza spese pazze ha costruito una squadra forte, intelligente e fatta di uomini veri. Galliani quest’anno si è superato, alla faccia di chi diceva che sapeva fare le squadre solo spendendo tanti soldi. Quest’anno prima di andare a Monza la gente si chiedeva “quando vende Fininvest?” e “se vado a Monza e poi scappano tutti?”. E’ stata la sessione estiva più difficile ma il condor si esalta nelle difficoltà. Palladino è stata una intuizione spaziale di Berlusconi e Galliani. Il Cavaliere ci ha lasciato un ultimo insegnamento su come si fa calcio con idee e palle. Il Monza ha un futuro grazie alla competenza e non più solo grazie ai soldi. Palladino ha saputo dimostrare di essere bravo ma sappiamo bene che confermarsi è sempre più difficile che affermarsi. Nel calcio non esiste la riconoscenza, a Monza invece hanno capito che in questo periodo uno striscione o un coro sono ben graditi perché dobbiamo ricordarci che il Monza non ha storia e non ha tradizione e vive questi anni magici solo grazie alla follia di un dirigente che sta onorando la passione della mamma.

Non vorremmo essere nei panni di Salernitana, Cagliari e Udinese. A breve aggiungeremo anche il Verona. Sono tre piazze importanti che dovrebbero stare lontane dalla zona retrocessione, invece, quest’anno il pericolo è concreto. I punti di Frosinone e Lecce spiazzano le dirette concorrenti, la qualità del Genoa rappresenta una minaccia per chi crede sempre alle matricole come vittime sacrificali. A Salerno Sousa si è schiantato con la cena di Napoli. A Cagliari sono andati in serie A e neanche loro sanno come e perché, Ranieri è bravo ma nel calcio è nato con la camicia. Anche se poi la qualità, in un campionato così lungo, emerge sempre. Nel bene e nel male. Udine, invece, è il grande punto di domanda perché la squadra non segue Sottil, non si gioca a calcio da circa 7-8 mesi e i risultati sono preoccupanti. Avanti non si fa gol e le alternative a Sottil che circolano sono peggio della soluzione attuale. Bisogna stringere i denti ma con Genoa ed Empoli due punti sono pochi. Si salvi chi può ma soprattutto cambiare oggi allenatore non è facile e cambiare tanto per cambiare non serve a nessuno. 

Redazione

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