Leao, ora timbra. Rudi e Garcia no, serve una sola persona. Sarri e gli “anti” a prescindere

Rafael Leao, voto 7. Siamo perplessi: se avesse segnato una doppietta a Dortmund, gli avrebbero dato 11? Certe esagerazioni sono figlie di misteri irrisolvibili. Il Leao di Dortmund non può essere da 7 e neanche da 6,5. Se vogliamo dargli un “6+”, possiamo andare. Certo, Leao ha distribuito bene, ha provato a mandare in porta qualche compagno, talvolta è entrato nel vivo, ma quando esce dalla partita per lunghi minuti è insopportabile. Il concetto va ribadito: Leao che entra e esce dalla partita è una cosa che non si può accettare, visto che stai parlando del tuo principale riferimento, della stella di prima grandezza che dovrebbe prenderti per mano nei momenti più complicati. Un gol decisivo a Dortmund: sarebbe stato bello dopo una giocata delle sue, allora sì che il 7 sarebbe diventato 7,5 oppure 8 e magari 8,5. Adesso bisogna fare in modo che il gol decisivo arrivi a Parigi oppure a San Siro contro il PSG, altrimenti è inutile parlare della musichetta magica della Champions quando quelli “magici” (Leao non lo è?) non lasciano traccia come si deve. Meglio a Parigi che a San Siro, due punti contro Newcastle e Dortmund sono pochi. E prendiamo le distanze da Calabria che ha parlato addirittura di uno dei gironi più duri di sempre nella storia della Champions: non esageriamo.

Gli ultimi quattro Napoli sono stati in crescita: da Bologna in poi, compresa la sfida persa al “Maradona” contro il Real. Evidentemente Garcia aveva bisogno di tempo, diamoglielo. Evidentemente non si può giudicare a metà o fine agosto, serve pazienza. Ma urge uscire dal campo perché qui Garcia deve migliorare di un buon 70 per cento, perché continua a non farsi rispettare, probabilmente perché diversi calciatori non vedono in lui il perfetto erede di Luciano Spalletti. Gestacci o ribellioni, parliamo di Osimhen e Kvaratskhelia, addirittura i consigli su come giocare, poi le sparate di un procuratore (Mario Giuffredi) sulla mancanza di rispetto nei riguardi di Mario Rui. In poche settimane Rudi è riuscito a fare quanto non è riuscito Luciano in due anni. Per due anni di fila nello spogliatoio del Napoli non volava una mosca, perfezione. Oppure, se davvero volava, nessuno se n’è accorto. Adesso è tutto diverso, succede qualcosa almeno una volta a settimana. Garcia si occupi di tattica, i progressi nelle ultime quattro partite sono stati evidenti, ma non pensi che quanto succede fuori dal campo sia meno importante. Anzi, è esattamente il contrario: la famosa gestione che, se non dovesse funzionare, manderebbe a quel paese qualsiasi discorso strategico. Morale: Rudi e Garcia non possono essere due persone diverse, i rischi sarebbero enormi.

Possiamo capire che Sarri dia fastidio quando ripete “questo calcio non mi piace più”. In effetti, basterebbe dirlo una sola volta e amen. Ma lui è fatto così: se non vuoi prenderlo, basta lasciarlo. Oggi in tanti si sono resi conto del capolavoro che ha fatto la scorsa stagione portando la Lazio al secondo posto. E non c’entra nulla il momento a lungo complicato di qualche big, c’era molto lavoro nella prodezza biaconceleste. Ovviamente chi ha “rosicato” per quel risultato non vedeva l’ora di prendersi una rivincita, aspettando qualche scivolone. Premesso che la Lazio di Glasgow a me non è piaciuta tantissimo e che bisogna migliorare molto, chiunque dovrebbe rendersi conto che su una vittoria del genere non c’è da sottilizzare, ma bisogna prendere e portare a casa. Lasciamo i commenti dei giornali, che ormai quasi nessuno legge, firmati BG GB o KB è uguale, con un carico di prevenzione di chi scrive bene solo degli amici. Lasciamo l’ex bomber che ora lavora (?) nelle radio locali e che da allenatore ha collezionato disastri su disastri, una cosa buona neanche per sbaglio. L’avvio in campionato è stato disastroso? Certo che sì, per colpa di tutti, le prime due partite hanno inciso nettamente. Ma dopo Glasgow l’anti a prescindere, un passaparola, in qualche caso magari provocato da vicende extracampo (i famosi tamponi, do you remember?) che hanno alimentato odio e condizionato i giudizi (conosciamo i “polli”). Nel caso di Sarri almeno dopo Glasgow avrebbero potuto farlo respirare, invece no: anti a prescindere e in buon numero. Sarebbe bastato ricordare quel doppio cambio, Guendouzi più Pedro, che ha portato al gol, ma siccome l’incompetenza spesso è più grande della saggezza, lasciamo la palla e povero chi ancora è costretto a leggere. Nel rapporto tra Lotito e Sarri sono state sbagliate alcune cose essenziali: le frecciatine estive non hanno fatto bene a nessuno, frecciatine reciproche, perché è il classico effetto boomerang. Lotito non può dire “il presidente sono io e allena chi dico io”. Esattamente come Sarri si sarebbe dovuto imporre prima, facendo rispettare almeno una parte della famosa lista. Ma adesso è importante resettare per il bene della Lazio: se poi non ci fosse intenzione, convivere non sarebbe una prescrizione medica. Basta dirlo, esattamente come basta non dare credito a chi scrive certe cose e non li legge più nessuno: edicole deserte, al massimo sono allertati i parenti (rigorosamente on line).

 

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