La Roma è crollata, non c’è altro modo per dirlo. La squadra di José Mourinho ieri ha subito un ko memorabile in casa del Genoa cedendo 4-1 di fronte ad una squadra molto ben organizzata. Mourinho non ha saputo sfondare il muro costruito da Alberto Gilardino, e anzi i rossoblù hanno distrutto la Roma con cinismo e giocate veloci di grande qualità. Con 5 punti e il 16° posto in classifica ora i giallorossi si leccano le ferite e provano a guardare avanti, affidandosi all’esperienza del Mago di Setubal.
Se Dybala e Lukaku rappresentavano sulla carta la coppia che avrebbe dovuto far fare il salto di qualità alla Roma, la difesa era la certezza su cui ripartiva la Roma. Eppure, al momento, anche la difesa è un problema. I giallorossi finora hanno tenuto la porta inviolata solamente una volta, contro l’Empoli. Nelle altre 5 gare hanno subito la bellezza di 11 reti.
Ieri Mourinho ha provato a giustificare questa permeabilità difensiva con le assenze e i cambi avvenuti in estate. Il tecnico portoghese ha detto che la Roma sta soffrendo l’addio di Ibanez (comunque sostituito da N’dicka) e l’infortunato Smalling. Tuttavia, la sensazione è che la Roma non sia ancora riuscita a ricostruire un sistema difensivo funzionante e funzionale. Ieri questo deficit è stato accentuato dalla gara del Genoa, che ha lasciato l’iniziativa alla Roma, costringendola a gestire palla e subire le ripartenze. Ma la fragilità dei giallorossi sembra totale, avendo preso gol anche su piazzato.
Forse Mou ha ragione, forse alla Roma manca davvero qualcosa, forse la difesa risente della mancanza di Matic, vero e proprio filtro davanti alla difesa. D’altronde almeno due dei gol arrivati ieri sono nati dall’area di pertinenza dell’attuale calciatore del Rennes.
L’altro grande problema della Roma in queste prima giornate è stato l’attacco. Ormai è chiaro, le squadre che sfidano i giallorossi sanno che attendendo la squadra di Mourinho non correranno troppi pericoli e potranno poi colpire in ripartenza. Lo ha fatto molto bene ieri il Genoa che non ha mai cambiato piano gara, anche dopo il pari di Cristante. Ha atteso e saputo colpire la squadra di Mourinho che una volta perso il pallone lasciava ampi spazi alla squadra rossoblù. Inutile per Mourinho sostenere che “ogni tiro (subito, ndr) in porta è gol”, si tratta della logica conseguenza delle grandi occasioni concesse dalla Roma.
Di contro, l’attacco della Roma non trova spazi, soprattutto se costretto ad attaccare difese schierate. Nemmeno la fisicità di Lukaku sembra poter aiutare Paulo Dybala, costretto a creare gioco lontano dalla porta e spesso in difficoltà in mezzo alla selva di difensori vicino all’area avversaria. L’attacco della Roma ha finora segnato 13 reti, ma 7 di queste sono arrivate contro l’Empoli nel 7-0, contro una difesa e una squadra in palese difficoltà tecnica. Già oggi, con l’avvento di Andreazzoli e le ultime due prestazioni dei toscani, sarebbe difficile pensare che la Roma possa ripetere quel risultato.
Se attacco e difesa non funzionano, buona parte del problema è da reindirizzare anche al centrocampo. Al momento, il centrocampo della Roma ha nelle sue fila il giocatore più in forma dei giallorossi, Bryan Cristante, ma da solo non può bastare. Ieri il centrocampista azzurro ha segnato un grande gol leggendo alla perfezione i tempi del cross di Spinazzola. Ma non può bastare. Per caratteristiche l’ex Atalanta è un incursore, o al limite un mediano difensivo. Ma da solo può fare poco. L’apporto del compagno di reparto Paredes è stato finora insufficiente in entrambe la fasi. E se Aouar e Sanches non garantiscono affidabilità, per il centrocampo giallorosso i tempi si faranno sempre più duri.
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