Ieri sera netta e inequivocabile vittoria da parte del Genoa, che ha schiantato la Roma per 4-1. Con il risultato di ieri, i rossoblu salgono a quota 7 punti in classifica. Sugli scudi Gudmundsson, straripante sulla fascia, e Retegui, sempre più protagonista al suo primo anno in Serie A.
Per parlare della squadra di Gilardino, Sportitalia.com ha contattato telefonicamente Rino Lavezzini, al Grifone nel biennio 2003/2005, prima al timone della prima squadra e poi della Primavera. È sempre rimasto molto legato alla piazza.
Ma che Genoa abbiamo visto ieri?
"A parte il discorso dell'entusiasmo, questa squadra incarna lo spirito del tifoso genoano. Mi spiego: il tifo sa già che, almeno per il momento, non ci sono prospettive di vincere il campionato. Ma pretende grinta e gioco spumeggiante. C’era l’incertezza di Gilardino, che è alla sua prima esperienza in Serie A, ma vedo che, oltre ad essere un ottimo allenatore, è un ragazzo in gamba e modesto. Nei momenti difficili riesce a trasmettere tranquillità".
Uno dei mattatori di questa rosa è Gudmundsson.
"Lui bravissimo, ma io stravedo per Retegui, è una delle poche punte d’area di rigore. In fase difensiva si adopera bene, ma davanti lo vedi che è uno con un grande fiuto del gol".
Un po’ alla Milito, dunque.
"Sì ecco, è stato un grandissimo acquisto. Tornando alla squadra, non possiamo ancora immaginare dove possa arrivare questo Genoa, ma potrebbe essere la rivelazione del campionato. Chissà, magari potrebbe centrare la zona Conference League. Sarebbe un risultato che darebbe una immensa soddisfazione. Anche perché tra squadra, società e tifoseria c’è una bella unione”.
Peraltro, il Genoa sta ottenendo questi risultati con Malinovskyi, ovvero uno degli arrivi estivi più importanti, sempre in panchina.
"Quando Malinovskyi sarà recuperato, sarà quell’arma in più per provare a raggiungere risultati importanti".
Lei ha guidato la prima squadra del Grifone nella stagione 2003/2004 ed è sempre rimasto legato alla piazza. Cosa ricorda di quel periodo?
"Marassi regala emozioni uniche, bisogna viverle per capirle. Parliamo di uno stadio che è sempre pieno, che il Genoa giochi in A, in B o in C non cambia nulla. Non fu una stagione facile perché a gennaio il club, che era in vendita, aveva operato tutte le cessioni possibili. Quindi nel girone di ritorno avevamo fatto molta fatica e purtroppo non riuscimmo a salvarci. Pensa che giocammo l'ultima di campionato con titolari cinque/sei ragazzi della Primavera. Resta però la soddisfazione che proprio quell’anno lanciammo Mimmo Criscito, abbiamo visto poi la carriera che ha fatto. Uno dei punti di forza del Genoa è proprio il settore giovanile".