L’olimpionico d’origine bresciana-statunitense, medagliato a Tokyo 2021, divorzia non a sorpresa dal tecnico Camossi, ed ora è indirizzato verso l’estero
Purtroppo l’epilogo era scritto: Marcell Jacobs certifica la separazione dal coach Paolo Camossi e da Roma, sede in cui si allenava dal 2018. Gioco forza, non appena arrivata l’ufficialità, è partito un inevitabile mormorio di voci e di speculazioni su quale sarà la futura scelta tecnica, nonché la prossima destinazione.
Dalla sua residenza natia, in quel di Desenzano, negli scorsi giorni l’atleta si è così espresso: “Voglio un nuovo posto […] Ho bisogno di un centro che mi garantisca tutto ciò di cui ho bisogno: tecnologia, fisioterapia… Mi sto muovendo per trovare le soluzioni migliori. Valuto ogni opzione, anche all’estero. Ho tante idee, devo concretizzarle”.
Indicazioni ben precise sulle sue necessità, specie per chi padroneggia la conoscenza di una realtà come quella dell’atletica italiana, innestata nelle varie dinamiche internazionali. Ambiti nei quali le scelte per gli atleti di vertice sono spesso dettate dagli sponsor tecnici di riferimento. E chi conosce Jacobs e le sue origini sa che le piste percorribili a livello mondiale sono esigue in Europa.
Risulta più immediato invece fare un pensiero sugli Stati Uniti e ai team guidati da tecnici quali Bob Kersee, in California, oppure Lance Brauman o Rana Reider, relativamente alla Florida.
Tutt’al più, ma si tratta di un’ipotesi remota, la Giamaica: qui esercitano santoni come Stephen Francis o Glen Mills. Di tutti il più credibile potrebbe essere Rana Reider, cinquantatreenne di base a Jacksonville che si trova in attesa di allargare il proprio gruppo con prestigiosi inserimenti.
Tra gli States e lo stivale, in attesa delle risposte di Jacobs
Va detto che Raider si è pure espresso pubblicamente, tendendo una mano a Jacobs: “Chi non vorrebbe allenare il campione olimpico dei 100? Marcell ha talento e classe, sarebbe fantastico provarci e, a Parigi, regalare altri successi all’Italia”. Tuttavia, oltre a possibili difficoltà di natura logistica che seguirebbero un trasferimento oltreoceano, questi celebri allenatori hanno nella propria batteria di assistiti già uno o più nomi di grido. Situazione da non sottovalutare perché certe convivenze potrebbero risultare difficili.
Ne consegue che l’alternativa possa essere italiana. Qui però le possibilità sono ridotte. La logica deduttiva dice Padova. Qui si trova coach Marco Airale, precedentemente alle dipendenze di Reider nella sua succursale britannica. Airale ha dalla sua la carta d’identità: è giovanissimo, compirà trentatré anni ad ottobre, ma possiede un’esperienza di lungo corso.
Originario della provincia torinese, è di di Borgonero, qui in Italia è diventato fisioterapista e osteopata, oltre che allenatore Fidal a partire dalla metà dello scorso decennio. Per Jacobs rappresenterebbe una soluzione ideale in funzione delle sue esigenze.