Torno a casa e trovo una busta. E’ di uno studio legale di Firenze, nominato di ufficio, per una querela a nome di Gabriele Gravina e di altri due, dei quali ignoro nome ed esistenza. Chiamo uno dei miei Avvocati, Cesare Di Cintio dello studio DCF Legal di Bergamo che si occupa del “Criscitiello giornalista”. Gli dico che mi era arrivata una querela per diffamazione da parte del Presidente Federale Gravina. Ci facciamo una risata. Io conosco Gravina da anni e lo considero, scusate lo consideravo, un uomo intelligente. Perché consideravo? La querela per diffamazione è un’arma che i potenti usano contro i giornalisti deboli. Mi sento offeso, questa è la vera cosa che mi scoccia. Gravina mi mette sul piano di quei giornalisti che se vengono querelati, il secondo dopo vengono chiamati da editore e direttore e politicamente gli dicono di finirla. Questo è lo scopo della querela verso un giornalista. Io sono 10 anni che lavoro 18 ore al giorno da imprenditore per non avere un direttore o un editore al quale dare spiegazioni e Gravina ha creduto, mal consigliato come sempre dalla sua cerchia, che potesse fare “buh” e io sarei corso sotto il letto. Gravina uomo non l’ho mai discusso. E mai lo discuterò. Perché non siamo nessuno per giudicare qualcun altro come uomo nella sfera privata. Non voglio essere giudicato io e non mi permetto di giudicare gli altri. Per il ruolo che ricopriamo, però, sì. La critica, anche dura, chi ricopre certi ruoli deve saperla accettare e affrontare. Io posso essere un Direttore scarso e un presentatore ridicolo, Gravina non può pensare di rappresentare il calcio, fallire tanti obiettivi sportivi e spostare il pallone dal campo al tribunale. L’attacco è stato e continuerà ad essere violento fin quando non sarà in grado di cambiare il nostro sistema. Il confronto, Gravina, deve saperlo reggere a livello politico e mediatico. Scappare in tribunale è un suo grandissimo segnale di debolezza che pagherà nei prossimi anni in attesa della prima udienza di novembre. Lui le Procure le conosce bene ma forse quella di Roma, in futuro, la conoscerà meglio di me. Se ti attacco su Mancini, sulla non partecipazione al Mondiale, sul flop dell’under 21, sul fallimento del calcio femminile, sulla penalizzazione alla Juventus, sui ripescaggi e le X in serie B, sulla serie C che parte monca, sulla LND che butta dentro la Reggina senza motivo e riformula i calendari devi saper rispondere. In tv preferibilmente. Potrebbe pensare il Presidente federale che non deve rispondere nulla a me che non sono nessuno ma delle due l’una. Se mi quereli significa che mi leggi e mi consideri. Se mi consideri allora devi accettare l’invito e rispondermi in tv. Andare in tribunale e non parlare di calcio è una pagliacciata che Tavecchio non avrebbe mai fatto. E a Carletto gliene abbiamo dette di cose peggiori… Se gli insulti fossero stati alla persona avrei capito la querela ma con gli attacchi rivolti alla gestione della FIGC, allora, significa che ha perso la bussola da tempo. Mentre scrivo mi arriva la rassegna stampa e leggo cose ben più pesanti dei miei commenti critici. Si parla di produzioni gonfiate per il calcio femminile, giri strani che non commento e mai commenterò perché non scendo a bassi livelli. Ma mi viene da fare una domanda: se per questioni calcistiche querela Criscitiello, Gravina cosa fa a chi gli attribuisce produzioni gonfiate, gossip e interessi paralleli che leggiamo spesso su siti e giornali come accaduto questa mattina? Per non annoiarvi vado alle conclusioni. Con il Gravina Presidente Lega Pro ho avuto sempre un bel rapporto e alcune cose mi sono piaciute. Poi, dopo di lui, Ghirelli ha fatto i danni. Come Presidente federale, Gravina, è stato la più grande delusione degli ultimi 20 anni. Avevamo grandi aspettative ma poi ha deluso tutto e tutti. Anche i collaboratori che ha fatto spostare da altre città avranno pensato “ma chi me l’ha fatto fare”. Voglio chiarire due concetti personali al Presidente federale. All’incontro che mi era stato proposto da amici in comune non mi sono mai presentato non per mancanza di volontà e rispetto ma perché nel frattempo ho perso mio padre, è arrivata l’estate e non c’è stata più l’occasione di passare per Roma. Chiarisco anche un altro aspetto alla cerchia di Gravina a quelli che dicono “ci attacca perché è paesano di Cosimo Sibilia”. Io non ho padroni e non faccio da altoparlante di nessuno e, nel caso, sappiate che in una seconda guerra ipotetica di potere tra Gravina e Sibilia (che ormai non ci sarà più) tiferei Gravina. Gravina lo attacco su questioni politiche, Sibilia umanamente aveva degli obblighi nei miei confronti ben diversi, per questo merita meno rispetto di un Presidente che può affossare il calcio italiano ma che sicuramente non mi deve nulla. Quindi prima di parlare, qualcuno dovrebbe informarsi meglio. E Gravina dovrebbe alzare il telefono non per chiamare gli avvocati ma semplicemente per avere delle spiegazioni. Detto questo il calcio italiano è morto. E Gravina ha ancora la polvere da sparo tra le mani.
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