Definire semplicemente travagliata l'ultima settimana della Juventus, non renderebbe giustizia alle evoluzioni che la hanno contraddistinta. Il riferimento non va tanto a Leonardo Bonucci, con una polemica sicuramente attrattiva dal punto di vista mediatico ma non altrettanto golosa da quello dei contenuti. E' infatti lecito da parte di una società scegliere su quali interpreti contare in vista della stagione incombente, e al di là della forma con cui la decisione è stata presentata al centrale difensivo, le recenti dichiarazioni sembrano più da far appartenere al moto d'orgoglio di chi si è sentito scaricato che a un reale sopruso che peraltro è condiviso da gran parte dei club non solo di casa nostra. Lukaku con il Chelsea si è allenato nel gruppo degli “esclusi” per tutta l'estate finchè non ha trovato sistemazione, tanto per portare l'esempio più concreto e tangibile.
Diverso è il discorso legato a Paul Pogba. E' difficile trovare esempi di operazioni tanto disastrose sia per l'apporto (non) fornito alla causa con cui ha stipulato un accordo da 8 milioni di euro più 2 di bonus a stagione, che soprattutto per la gestione del tutto fallimentare che ha contraddistinto la sua recente evoluzione professionale. Dalla mancata operazione dello scorso anno che ne ha compromesso la stagione, sino alla surreale cronaca dell'ultima settimana con un'ingenuità che rischia concretamente di mettere fine alla carriera del francese con qualche anno di anticipo. Epilogo inglorioso, per la maestosità di ciò che Pogba ha rappresentato nel suo “prime”.
La Juventus difficilmente guarderà al mercato degli svincolati per turare la falla nell'immediato, mentre non sta affatto perdendo di vista i profili che più la intrigano magari già per gennaio. Un esempio? Quello di Kephren Thuram, di cui abbiamo parlato già in estate con Alfredo Pedullà : il centrocampista del Nizza è un pallino di Giuntoli e se ci sarà la possibilità di concretizzare l'apprezzamento i bianconeri non si lasceranno sfuggire l'occasione. Valutazioni che saranno da far corrispondere anche alla valorizzazione del materiale umano attualmente a disposizione di Max Allegri, ed a questo proposito prendo in prestito le considerazioni di uno dei massimi esperti di calcio giovanile della storia di questo sport. Qualche anno fa ebbi l'onore di scambiare qualche parola con la leggenda dello scouting Mino Favini, il quale non ebbe esitazioni nel rispondere “Manuel Locatelli” alla domanda su chi fosse stato il talento più puro scovato nei suoi anni atalantini. Rapportando questa considerazione con la qualità che il settore giovanile bergamasco ha prodotto, viene immediato domandarsi come sia possibile che il bianconero non si sia ancora affermato alla stregua di uno dei centrocampisti più forti d'Europa. La risposta al salto di qualità che Allegri sta cercando, potrebbe arrivare proprio da lì, dalla valorizzazione di un giocatore che avrebbe tutte le carte in regola per diventare indispensabile, se solo riprendesse la strada della propria evoluzione interrotta dal momento in cui terminò il binomio con De Zerbi e con il Sassuolo. Avere rimpianti sarebbe un peccato imperdonabile.
Capitolo derby: per la prima volta la pretattica sta quasi a zero. Nel senso che posti i leciti dubbi di Pioli in relazione alla possibilità di recuperare Giroud dal primo minuto, sia per il Milan che per l'Inter a meno di defezioni dell'ultimo minuto, gli interpreti della stracittadina di sabato sono sostanzialmente decisi. L'Inter punterà sulle caratteristiche che la hanno fatta primeggiare negli scontri della passata stagione, con l'aggiunta di Thuram al posto di Dzeko che potrebbe garantire quell'imprevedibilità e quelle accelerazioni che unite alla qualità tecnica di base, hanno le carte in regola per far male alla difesa avversaria. Attenzione però, ad immaginarsi una gara sulla falsariga di quelle dell'anno passato, perchè il Milan ha stravolto le sue caratteristiche ed ha interpreti che nei singoli sono sostanzialmente molto più incisivi di quelli di qualche mese fa. Facile spendere il nome di Pulisic vista la sua resa dal punto di vista realizzativo, o di Reijnders in virtù della sua pulizia di tocco e visione di gioco illuminante. Allora un nome che avrebbe le carte in regola per fare la differenza in favore dei rossoneri è quello di Ruben Loftus-Cheek. L'ex Chelsea ha caratteristiche uniche rispetto agli altri 5 (tra compagni ed avversari) che si fronteggeranno nel cuore della manovra: la sua straripante fisicità, sia in fase di interdizione che nei consueti inserimenti palla al piede, potrebbero risultare complicati da arginare per una linea mediana come quella nerazzurra che sviluppa caratteristiche prevalentemente di palleggio e di possesso. L'arma nemmeno troppo segreta di Pioli, potrebbe essere proprio lui.