Dopo una annata da vero protagonista, Michele Di Gregorio inizia la sua nuova stagione da punto fermo assoluto di un Monza che vuole stupire ancora. Quella scorsa è stata per il portiere ex Inter quella della consacrazione in Serie A e ne sono seguiti molti rumors di mercato sul suo conto nel corso dell’estate. Di Gregorio è rimasto ed ha rinnovato a fine mercato il contratto fino al 2027.
Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto l’agente del calciatore, Carlo Alberto Belloni, per parlarci dei suoi prossimi obiettivi e raccontarci l’estate che ha trascorso.
La scorsa stagione è stata quella della consacrazione?
"Diciamo di sì, perché è arrivato a giocare in Serie A dopo un percorso portato avanti categoria per categoria. Si è preso tutti i riflettori della Serie A emergendo come portiere ed è finito per l'essere uno dei migliori tre estremi difensori della scorsa stagione".
E vincendo la concorrenza con Cragno.
"Dalla prima giornata di campionato ha giocato Michele: Stroppa lo ha confermato e poi anche Palladino ha puntato su di lui. Alla fine non c'è neanche stata bagarre fra i due perché Michele ha giocato tutte le partite. Tranne a Salerno, dove era stato fatto giocare giustamente Cragno, che era sempre rimasto a disposizione e si stava allenando bene. Ma guardando i nostri interessi è andata bene così".
Se continua con questo rendimento, si aspetta che Spalletti possa pensare a lui?
"È ovvio che il sogno di tutti è quello di arrivare in Nazionale. Siamo a disposizione. Michele continua a lavorare come ha sempre fatto e attende con ansia una eventuale chiamata. E' un ruolo molto particolare perché ne gioca uno e ne vengono convocati tre o quattro. È ovvio che è una cosa alla quale punta e suda tutti i giorni per arrivarci. È giovane: ha 26 anni e dieci anni davanti per poter realizzare tutto questo".
A proposito di sogni: è stato ed è tutt'ora accostato a diverse big italiane in ottica futura.
"Per la delicatezza del ruolo bisogna essere molto schietti nel capire che ci sono venti porte in Serie A. Di queste in poche hanno "girato" per creare ipotetici spazi. Il rinnovo con il Monza è arrivato a luglio, ma è una cosa che era già stata intavolata da gennaio e l'intenzione era quella di rimanere un'altra stagione. È ovvio che continuando con queste prestazioni si è guadagnato l’attenzione di tanti".
C'è stato qualche interessamento quest'estate?
"C'è stata solo qualche chiacchiera con delle squadre straniere, ma non era il momento giusto per fare un passo del genere. Di conseguenza abbiamo deciso di rimanere a Monza che è diventata una realtà importante anche grazie a Michele. Fa piacere quando viene accostato alle grandi squadre ma penso che fino al 30 di giugno non ci sia più niente da dire sul suo futuro".
Fra tutte le big, l'accostamento all'Inter gli ha fatto un piacere differente?
"È ovvio che fra tutte le squadre, per Michele, l'Inter sia particolare per la storicità che ha avuto con questo club. Prima di essere tesserato con il Monza nel 2022, aveva passato 19 anni con l'Inter, da quando ne aveva sei. Una storia molto particolare e unica. Purtroppo non è il cuore a comandare e restiamo a disposizione. Nel senso che se un giorno dovesse arrivare una chiamata dall'Inter la ascolteremmo. Va detta una cosa".
Ovvero?
"Che per il resto ad oggi vedo sei squadre che sono proprio sopra al Monza. Le altre no: per esempio il Monza non è inferiore al Sassuolo, per dirne una, parte sullo stesso livello. Se in futuro dovesse chiamare una big, che sia Juve, Inter o Arsenal ben vengano ugualmente (ride, n.d.r.). Oggi testa al campionato e basta".
Che campionato farà il Monza?
"Questo è l'anno più difficile, della riconferma, ci si aspetta tanto. L'anno scorso erava partito molto male, quest'anno invece ha già tre punti ed ha già giocato contro Inter e Atalanta. Domenica c'è lo scontro diretto con il Lecce, perché il primo obiettivo è sempre quello della salvezza e poi si vedrà. E' difficile parlare di questo campionato e fare pronostici, come si potrebbe?".
Se dovesse farne uno per la lotta scudetto?
"Un grande lavoro è stato fatto dall'Inter. Me ne sono reso conto quando ha giocato contro il Monza ed ha messo dentro quattro cambi come Frattesi, Arnautovic, Cuadrado e Carlos Augusto. Quattro titolari per tutte le altre. Carlos Augusto fa la riserva a Dimarco, ma in qualsiasi altra squadra giocherebbe sempre. Poi ci sono la Juventus, che può concentrarsi solo sul campionato, il Milan, il Napoli, la Roma e la Lazio. Sono tante".
Gli arabi come stanno cambiando il calcio?
"Il calcio è diventato uno sport mondiale, anche inteso come mercato. Si aprono scenari di continuo, come quando iniziarono gli acquisti di big dalla Mls o dalla Turchia. Fino agli scorsi anni tanti giocatori sceglievano la Superlig turca dove oltre ad ingaggi comunque importanti trovavano stadi pieni e magari squadre che giocavano le coppe europee. Ora l'Arabia Saudita offre stipendi fuori da ogni logica, difficili da rifiutare. E portano soldi ai club per i cartellini. Lo stesso ct della Nazionale Mancini ha avuto una possibilità che non gli capiterà più nella vita. Ma non tutti scelgono i soldi".
Cosa fa la differenza?
"Prendi uno come Lautaro, classe '97: prima di andare in quei campionati ci pensa. Può competere ai massimi livelli in Europa, può vincere coppe, senza pensare solo ai soldi. Poi bisogna anche vedere quanto dura: magari è un gioco che fanno per qualche anno per poi stufarsi. Ho letto che vogliono fare lo stesso anche per il tennis, dove non hanno gli ingaggi dei calciatori. Insomma, vogliono entrare in maniera importante nel mondo dello sport ed hanno i soldi per farlo. Poi sono bravi i club a gestire questa situazione. Quando il Milan ha venduto Tonali c'era del panico. Ma i rossoneri hanno costruito una squadra con parte di quei soldi. Non bisogna dimenticare che le società devono muoversi anche come aziende che vendono un prodotto, anche se ai tifosi può dispiacere".
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