Si accumulano i contrattempi per Dani Alves, entrato in carcere in via cautelare a seguito della denuncia di una ragazza di ventitré anni che lo accusa di averla aggredita sessualmente
Arrivano ulteriori cattive notizie per Dani Alves, tuttora recluso in carcere. La richiesta di rilascio avanzata dai legali dell’ormai ex calciatore è stata respinta dal giudice; per tanto il brasiliano, che è detenuto nel carcere Brians 2 di Barcellona dallo scorso 20 gennaio, apprende di quanto accaduto solo dall’interno della propria cella.
La vicenda giudiziaria che lo vede al centro è al quanto delicata: una ragazza ventitreenne lo accusa infatti di violenza sessuale. I fatti si sarebbero svolti in discoteca la notte del 30 dicembre scorso, nel bagno della stanza privata del nightclub Sutton di Barcellona. L’ex difensore della Juventus ha inizialmente assicurato di non conoscere la presunta vittima, salvo poi affermare di avere avuto un rapporto sessuale consensuale. Una contraddizione che di certo non si concilia a dovere con la presunzione di innocenza che va riservata ad ogni imputato sino a sentenza definitiva.
Negli scorsi mesi la moglie del calciatore, Joana Sanz, ha annunciato la separazione da quest’ultimo che potrebbe andare incontro fino a dodici anni di reclusione. L’inchiesta dovrebbe terminare entro fine di settembre. Ad aggravare la posizione del terzino è il “presunto abuso di superiorità” che potrebbe comportare ulteriori danni psicologici sulla donna coinvolta.
Ritorsioni e atti vandalici a Juazeiro: la statua di Dani Alves
Dopo la moglie, a separarsi dal nazionale verdeoro sono pure i tifosi. Così, questa settimana, è stata vandalizzata la statua in onore del giocatore nella località brasiliana di Juazeiro, a Bahia. Il monumento è stato esposto a partire dal 2020 nella città natale del laterale sinistro per celebrare la carriera del giocatore più vincente della storia.
Dani Alves è fra le altre l’unico calciatore professionista della storia ad aver vinto sette competizioni ufficiali nello stesso anno solare: nel 2009 ha per l’appunto vinto il campionato spagnolo, la Coppa del Re, la UEFA Champions League, la Supercoppa di Spagna, la Supercoppa UEFA e la Coppa del mondo per club FIFA con il Barcellona e la FIFA Confederations Cup con la nazionale brasiliana. Come se non bastasse, è inoltre il calciatore più anziano ad avere giocato per il Brasile in un Mondiale (a 39 anni e 210 giorni).
Ciò che si è consumato nelle ultime ore nel cuore della sua terra ufficializza, anzi ribadisce ulteriormente se ce ne fosse ancora il bisogno, la cancellazione definitiva del suo nome e della sua popolarità. Non più a livello puramente simbolico ma anche all’atto pratico, è rimosso dall’immaginario collettivo brasiliano.
Alcuni sconosciuti a volto coperto nella notte hanno avvolto con un sacco della spazzatura la testa del giocatore per poi sigillarla con del nastro adesivo. Al termine di ciò, la scultura è stata inoltre colpita più volte da avanzi alimentari e generiche frattaglie. Un gesto di ribellione che non ha trovato l’avallo del fratello del soggetto rappresentato, vale a dire Ney Alves.
Attraverso i suoi profili social network, Ney Alves, si è così lamentato dell’azione dei vandali: “Sono passato solo per ricordarvi che mio fratello è in attesa di processo. – scrive in portoghese – La domanda è: e se dimostrasse la sua innocenza? Se verrà assolto? Come dovremmo fare? Dio ci accoglie e ci protegge”.