Ennesima vergogna contro una squadra che non sarebbe competitiva nemmeno in serie C. Il nostro incubo continua ad essere la Macedonia del Nord che, contro l’Italia, ha tirato fuori un altro coniglio dal cilindro. È bastato il solo Elmas, che non gioca nemmeno titolare nel Napoli, a crearci l’ultimo, inaccettabile imbarazzo. Lui, da solo, contro undici, ha fatto meglio di noi, una vera indecenza. E non c’entrano le condizioni del campo infame e nemmeno la forma atletica dei giocatori, ormai è una questione di dignità perduta perché una nazionale appena decente dovrebbe segnare almeno sei o sette gol contro simili avversari come ha dimostrato ampiamente l’Inghilterra.
No, questa è proprio una mentalità e un approccio di venturiana e poi manciniana memoria che va sradicato dalla mente di tutti i giocatori azzurri. Scorie pesantissime che non si riescono ad eliminare se non cambiando mezza squadra. Male, malissimo la prima di Spalletti: Donnarumma disastroso, Immobile (nonostante il gol) e Zaccagni nulli, Politano impalpabile, centrocampo (Cristante e Barella) senza idee, fasce (Di Lorenzo e Di Marco) sterili. Nessuno di questi giocatori si esprime in questo modo nel proprio club. Perché? La Macedonia non può essere il nostro incubo calcistico. Basta!!
È davvero difficile salvare qualcuno, ma da oggi in poi e soprattutto già dalla prossima gara, non vorremmo ancora vedere gli stessi giocatori che si portano addosso un simile peso psicologico. Questo è un vero e proprio blocco e va affrontato con soluzioni drastiche. Soprattutto va risolto il problema del gol. Questa Nazionale non sa più segnare. Fa una fatica immensa per giungere in zona gol e quando lo trova è per un rimpallo sulla traversa o una spizzata fortunosa. Non c’è coralità, non esiste dialogo. Prevale una paura inconscia contro un avversario davvero scadente, ma che ci spaventa in maniera esagerata ed ampiamente oltre il suo valore specifico. Eravamo in fiduciosa attesa di vedere qualcosa di diverso da parte di Spalletti. Tante premesse, tante belle parole compreso lo schiaffo al suo predecessore. Spalletti ha ricordato che il valore dell’inno nazionale è cento volte superiore a quello della Champions. Verissimo, parole sacrosante che avevano riportato la Chiesa al centro del villaggio (come disse una volta Garcia) dopo il clamoroso strappo di Mancini che ancora risulta avvilente per modi e tempi in cui è maturato. Eppure con questo inizio Spalletti si allinea si suoi predecessori almeno sotto l’aspetto tecnico. È vero, le attenuanti esistono; due incontri troppo ravvicinati per aspettarsi rivoluzioni, ma riproporre ancora certi giocatori ci sembra troppo prudente e inadeguato al momento che richiederebbe sveltezza e cambiamenti radicali. Abbia più coraggio Spalletti: non chieda a giocatori inadeguati di fare in tempi brevi le stesse cose che otteneva dai giocatori del suo Napoli. Troppo pochi quelli intrisi delle sue conoscenze. Contro l’Ucraina non sarà affatto facile e dopo il grande entusiasmo nel vedere il tecnico campione d’Italia diventare ct della Nazionale, i sorrisi si sono trasformati subito in dubbi ed inquietudini. Spalletti, in una sola partita ha già perso il bonus iniziale. Sta a lui riconquistarlo in fretta.
Paolo De Paola
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